Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/104: differenze tra le versioni
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112. Un’altra massima inviolabile della chiesa circa la elezione de’ prelati, fu sempre «che fosse eletto un sacerdote conosciuto, amato e voluto da tutti quelli a cui egli dee comandare<ref>Vedi addietro 79 e seg. — Il non esser noto un Vescovo a’ diocesani era un caso che lo dichiarava illegittimo, e intruso. {{W|Papa Giulio I|S. Giulio {{Sc|i}}}} in una sua lettera agli Orientali (''apud Athan. Ap.'' {{Sc|ii}}), induce che Gregorio surrogato nella sede di Alessandria sia un intruso, ''quia nec multis notus, nec a presbyteris, nec ab Episcopis, nec a populo postulatus fuerat''. {{W|Papa Celestino I|S. Celestino {{Sc|i}}}}: ''Nullus invitis detur Episcopus'' (Ep. 2) {{AutoreCitato|Papa Leone I|S. Leone}}: ''Qui praefuturus est omnibus, ab omnibus eligatur'' (Ep. 84).</ref>;» il che è quanto dire da tutto il clero e popolo della diocesi a cui è destinato. Può avervi adunque una persona fornita di rari pregi, e non bastare ancora ad essere il vescovo in una diocesi, secondo le sante e antiche massime della chiesa, o sia per esservi ignoto, o per non avvenirsi al carattere di quelli che debbon essere suoi sudditi, o per esservi mal voluto da loro. Una chiesa è come una persona che ha confidenza in un ministro dell’altare, e non in un altro; e il suo desiderio di avere a padre e pastore colui in che ella ha più di confidenza, è ragionevole e buono; e perchè non sarà soddisfatto? Ora se il principe nomina il vescovo, il comun voto resta le più volte inadempito. La massima adunque piena di prudenza e di carità, che la Chiesa ebbe sempre nella nominazione de’ vescovi, è sovvertita. |
112. Un’altra massima inviolabile della chiesa circa la elezione de’ prelati, fu sempre «che fosse eletto un sacerdote conosciuto, amato e voluto da tutti quelli a cui egli dee comandare<ref>Vedi addietro 79 e seg. — Il non esser noto un Vescovo a’ diocesani era un caso che lo dichiarava illegittimo, e intruso. {{W|Papa Giulio I|S. Giulio {{Sc|i}}}} in una sua lettera agli Orientali (''apud Athan. Ap.'' {{Sc|ii}}), induce che Gregorio surrogato nella sede di Alessandria sia un intruso, ''quia nec multis notus, nec a presbyteris, nec ab Episcopis, nec a populo postulatus fuerat''. {{W|Papa Celestino I|S. Celestino {{Sc|i}}}}: ''Nullus invitis detur Episcopus'' (Ep. 2) {{AutoreCitato|Papa Leone I|S. Leone}}: ''Qui praefuturus est omnibus, ab omnibus eligatur'' (Ep. 84).</ref>;» il che è quanto dire da tutto il clero e popolo della diocesi a cui è destinato. Può avervi adunque una persona fornita di rari pregi, e non bastare ancora ad essere il vescovo in una diocesi, secondo le sante e antiche massime della chiesa, o sia per esservi ignoto, o per non avvenirsi al carattere di quelli che debbon essere suoi sudditi, o per esservi mal voluto da loro. Una chiesa è come una persona che ha confidenza in un ministro dell’altare, e non in un altro; e il suo desiderio di avere a padre e pastore colui in che ella ha più di confidenza, è ragionevole e buono; e perchè non sarà soddisfatto? Ora se il principe nomina il vescovo, il comun voto resta le più volte inadempito. La massima adunque piena di prudenza e di carità, che la Chiesa ebbe sempre nella nominazione de’ vescovi, è sovvertita. |
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113. Una terza massima invariabile nella Chiesa fu quella, che «a vescovo si eleggesse un sacerdote, che fu lungo tempo ascritto al clero della diocesi che dee governare, e non mandatovi nuovo da straniero paese<ref>Sentenza solenne di tutta l’antichità: {{Sc|Ex presbyteris ejusdem ecclesiae, vel ex diaconibus optimus eligatur}}. S. Leone, ep. 84. {{ |
113. Una terza massima invariabile nella Chiesa fu quella, che «a vescovo si eleggesse un sacerdote, che fu lungo tempo ascritto al clero della diocesi che dee governare, e non mandatovi nuovo da straniero paese<ref>Sentenza solenne di tutta l’antichità: {{Sc|Ex presbyteris ejusdem ecclesiae, vel ex diaconibus optimus eligatur}}. S. Leone, ep. 84. {{AutoreCitato|Papa Innocenzo I|Innocenzio {{Sc|i}}}}, nell’epistola al Sinodo Toletano (cap. {{Sc|ii}}), condanna il fatto di Rufino, ''qui contra populi voluntatem et disciplinae rationem Episcopum'' {{Sc|locis abditis}} ''ordinaverat''.</ref>.» Chi è vivuto e per così dire invecchiato nella diocesi, conosce le cose, le persone, i bisogni ed i mezzi convenienti a soddisfarvi; è conosciuto è stimato pe’ lunghi servigi da lui prestati; è già antico padre di quel popolo, antico confratello di quel clero; ed oltre la luce delle sue virtù, il debito |