Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/II: differenze tra le versioni

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<div style="text-align:center;">II.</div>
<div style="text-align:center;"><small>''Di coloro i quali scrissero la vita di Dante.''</small></div>
<big><big>M</big></big>olti furono quelli per verità, che avanti me posero mano a descrivere la vita di ''Dante'', e fra questi il primo fu certamente ''{{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio}}'', il di cui merito non è solo da riporsi nell'aver ridotta alla sua perfezione la Toscana favella: Egli, come io penso, nella sua giovinezza, o prima certo che la Repubblica fiorentina lo deputasse a spiegare i sublimi sensi della ''{{TestoCitato|Divina Commedia}}'', secondo quello che siamo per dire a suo luogo, dovette comporre il libro dell' ''origine, vita, studi e costumi del chiarissimo Dante Alighieri'', che a niuno di quanti dettò in volgare idioma crede punto in purità, e leggiadria di lingua, e che più volte è stato pubblicato per mezzo de' torchi. Comparve da primo questa vita corretta da ''Cristofano Berardo da Pesero'' in principio della Commedia impressa nel 1477 in fol. da ''Vendelino da Spira'' col comento attribuito a Benvenuto da Imola. Di poi fu data fuori a parte in Roma nel 1544 in 8° da ''Francesco Priscianese'' eccellente grammatico, non meno che valente stampatore; ma dedicandola a ''Gianlodovico Pio'' s'ingannò nel credere d'inviargli una cosa ''rara e nuova'', cioè inedita. Dopo trentadue anni, cioè nel 1576 ''Bartolomeo Sermartelli in Firenze'' nuovamente la dette in luce in 8° dietro l'operetta del medesimo ''Dante'' intitolata la ''[[{{TestoCitato|La vita nova|Vita nuova]]}}'', e le di lui ''canzone'' amorose, e morali <ref>Ma con nuovo frontispizio, e con nuova enumerazione di pagine in carattere corsivo.</ref>. In fine per opera del canonico ''Anton Maria Biscioni'' fu pure in ''Firenze'' stampata da ''Gio. Gaetano Tartini, e Sancti Franchi'' <ref>Nel 1723. 4° a pag. 219 e seg. delle accennate prose.</ref> con le prose dell'Alighieri, e dello stesso ''Boccaccio''. Ma tutte queste edizioni sono molto differenti fra loro, e le due prime sono intiere, benchè l'ultima si reputi corretta nella lingua<ref>Si osservi ancora che la prima edizione è divisa in capitoli, e l'altre no.</ref>. E senza parlare di molti, e vari codici a penna, che s'incontrano nelle pubbliche e private librerie, <ref>I giornalisti di ''Venezia'' (tomo XXVV pag. 232 e 234.) ci dicono che di questa vita ne aveva un testo a penna il canonico ''{{AutoreCitato|Salvino Salvini}}'', il quale sembrava scritto nel 1378 ed un altro il Cav. ''Anton Francesco Marmi'' copiato per mano di ''Paolo di Duccio Tosi da Pisa'' nel 1420 a 14 d'aprile. </ref> e che contengono questo lavoro del ''Boccaccio'', egli è da avvertire aber ''Giovanni'' distesa la vita, i costumi di tanto sublime Poeta, come se avesse dovuto scrivere il {{TestoCitato|Il Filoloco|Filoloco}}, o la {{TestoCitato|Elegia di Madonna Fiammetta|Fiammetta}}; "perocchè (l'osserva {{AutoreCitato|Leonardo Aretino}}) tutta d'amore, e di sospiri, e di cocenti lagrime è piena, come se l'uomo nascesse in questo mondo solamente per ritrovarsi in quelle dieci giornate amorose, nelle quali da donne innamorate, e da giovani leggiadri raccontate furono le cento novelle, che le gravi, e le sustanzievoli parti della vita di ''Dante'' lascia indietro, e trapassa con silenzio; ricordando le cose leggieri, e tacendo le gravi".
 
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