Meditazioni storiche/Meditazione I: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 28:
 
I. La contemplazione della Provvidenza è possibile in tutti gli oggetti naturali, epperciò nel genere umano. - II. E' ufficio di tutte le scienze, epperciò della storia. - III. Ma principalmente di questa. - IV, V, VI. Fu fatta sempre. - VII. Varii nomi dati o da darsi a tal contemplazione. - VIII. E' ella opportuna a' dì nostri? - IX. E a noi particolarmente?.
 
 
Riga 46:
'''II.''' Ogni scienza umana non è altro che cognizione ulteriore d'una parte della natura. Ed ogni scienza c'insegna, prima e quasi elementarmente, l'uso che noi possiam fare di quella. Ma quando ella si ferma li, quando ella non penetra a contemplare la sapienza creatrice e conservatrice, la scienza non adempie se non la inferior metà dell'ufficio suo, non dà la mano all'altre scienze compagne, non entra in quella sapienza universale nostra, che è parte ella stessa della universale e divina. - E la storia ella pure, la scienza delle azioni del genere umano, ha i due uffizi senza dubbio: non è possibile che la Provvidenza, contemplabile per mezzo mezzo delle scienze materiali, contemplabile per mezzo di quelle che hanno ad oggetto lo spirito umano, per così dire, immobile, non sia contemplabile per mezzo di quella che ha ad oggetto speciale le azioni, i moti, la vita di quegli spiriti. Non è possibile che questi moti sieno senza motore, senza causa. Non è possibile che questa causa sia il caso, negazione di ogni causa. Non è possibile che sia quella necessità che ridurrebbe gli spiriti a condizione di materia, che distrurrebbe la loro spontaneità, la loro personalità, e così ogni colpa ed ogni virtù d'ogni uomo, e la coscienza del genere umano. Non è possibile poi, che questa o queste cause, quali che sieno, non sieno più o meno discernibili dagli spiriti che elle muovono. E non è possibile finalmente che dall'una all'altra non ci possiamo più o meno innalzare alla contemplazione della prima causa, del primo motore.
 
'''III.''' Ma facciamo pure subito un passo di più, e diciamolo apertamente: fra tutte le scienze non rivelate, la storia è quella che può andare, che va più su, in tale contemplazione. Tutte l'altre non ci fanno conoscere se non, per così dire, Iddio in generale; la storia sola ce lo può far conoscere in particolare. Le altre ci additano il dovere di servire Iddio; la storia sola ci può dire se Egli abbia voluto essere servito in un modo particolare, e quale sia tal modo. In somma, le altre scienze non conducono guari se non a quella religione indeterminata che suol chiamarsi naturale; elle restano al limitare della positiva, della quale non possono osservare se non poche armonie con sè stesse; la storia sola entra nel santuario ed osserva di là armonie innumerevoli<ref>Che le scienze naturali in particolare abbiano e possano osservare anch'esse alcune armonie colla religione positiva è illustrato da un fatto recente. E' noto che Lord Bridgewater faceva ricco lascito per la publicazione di uno o parecchi trattati da scriversi "Sulla potenza, sapienza e bontà di Dio manifestate come sono nella creazione, illustrando tale opera con ogni sorta di ragionevoli argomenti". Il tema era così evidentemente di religione naturale. E tuttavia nè gli autori degli otto trattati a cui fu distribuito il premio, nè Babbage, autore del ''Trattato nono'' spontaneamente aggiunto, non seppero tenersi in quei limiti, ed entrarono in quelli della religione positiva, ed osservarono parecchie armonie di essa colla propria scienza. - Ma quante più non si sarebbero osservate in un ''Trattato decimo'' che si fosse scritto sulla storia?</ref>. - E v'ha più: senza voler entrare in dimostrazioni che sarebbero quì anticipate, mi si conceda usare un modo d'argomento, una sfida generale già usata da altri. Fu ed è asserito molto bene, non essersi trovata mai nè trovarsi nazione, gente, nè società o congregaione d'uomini, quantunque barbari o selvaggi, senza Dio nè religioni; e così l'ateismo essere stata rara eccezione. Ma io dico, non essersi trovata nemmeno mai niuna società d'uomini che seguissero una religione puramente naturale, una religione dedotta dalla sola contemplazione della natura, inventata dalla mente umana, senza derivazioni; e così anche la religione detta naturale essere stata più o meno rara eccezione. La storia intiera ci mostra che questa non fu mai se non di pochi e disgiunti, i quali or fuggirono, or pretesero fuggire gli errori delle religioni positive; e che queste sole in somma furono seguite in ogni tempo dai più, dal popolo, dalla società stessa, di mezzo a cui si separavano que' pochi ed eccezionali. Come religione sociale e di molti, la religione detta naturale è dalla storia dimostrata la più innaturale, la più antistorica di tutte; più che il politeismo, che l'idolatria e che qualunque più abbietto feticismo, i quali si trovano, mentr'essa no. - E vi ha ancor più: se è vero ciò, se apparisce a chiunque abbia onde che sia la menoma notizia di storia universale, se sarà dimostrato poi meditandovi sopra specialmente, che tutte le religioni umane furono sempre e dovunque religioni positive; certo ne segue che nè elle possono essere tutte vere del paro, nè anzi può essere vera se non una; e che, dove che sia, debbono essere documenti a distinguere la sola vera. Che Iddio abbia negati questi documenti agli uomini, non è possibile, sarebbe assurdo; perchè sarebbe assurda l'ipotesi d'un Iddio produttore di soli inganni, negator di documenti alla parte più importante della verità; Lui il medesimo Iddio che ci diede documenti a tante e tante altre parti (quasi inutili al paragone) della verità universale.
 
{{Sezione note}}