Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/405: differenze tra le versioni

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un messo, a cui non fosse fatto oltraggio? — Disse Alessandro; — «Io gli darò il mio anello, che potrà andar sicuramente. — Così formarono il patto, che il messaggio mandato dall’una parte all’altra non fosse offeso, facendo così fatto onore all’una e l’altra parte, e fece Alessandro un salvo condotto sigillato col suo anello, che fu abbastanza senza dargli l’anello. Lionetto e Fauridon mandarono questo messo a Guerino con una lettera dimandando la terra con gran minaccie. Il Meschino se ne rise e disse al messo: — Chi ti ha fatto sicuro di venire nella nostra terra?» Ed egli mostrò il sigillo di Alessandro, e fu franco, e gli disse che Lionetto aveva promesso di non offendere nessun messo, e così promisero quelli di Persepoli. Rispose Guerino alla dimanda di Lionetto che dimandava la terra, e gli disse che ritornasse al suo signore, e che gli dicesse che, se voleva la terra, venisse a combattere con lui a corpo a corpo. Poi disse il messaggiero: — «Egli ha prigione un vostro barone, e voi avete in prigione due vassalli di Fauridon, il quale vi darà il vostro all’incontro di questi due. — Consentirono del cambio, e quando furono cambiati, Personico domandò battaglia a corpo a corpo col Meschino.
un messo, a cui non fosse fatto oltraggio? — Disse Alessandro; — «Io gli darò il mio anello, che potrà andar sicuramente. — Così formarono il patto, che il messaggio mandato dall’una parte all’altra non fosse offeso, facendo così fatto onore all’una e l’altra parte, e fece Alessandro un salvo condotto sigillato col suo anello, che fu abbastanza senza dargli l’anello. Lionetto e Fauridon mandarono questo messo a Guerino con una lettera dimandando la terra con gran minaccie. Il Meschino se ne rise e disse al messo: — Chi ti ha fatto sicuro di venire nella nostra terra?» Ed egli mostrò il sigillo di Alessandro, e fu franco, e gli disse che Lionetto aveva promesso di non offendere nessun messo, e così promisero quelli di Persepoli. Rispose Guerino alla dimanda di Lionetto che dimandava la terra, e gli disse che ritornasse al suo signore, e che gli dicesse che, se voleva la terra, venisse a combattere con lui a corpo a corpo. Poi disse il messaggiero: — «Egli ha prigione un vostro barone, e voi avete in prigione due vassalli di Fauridon, il quale vi darà il vostro all’incontro di questi due. — Consentirono del cambio, e quando furono cambiati, Personico domandò battaglia a corpo a corpo col Meschino.


Il Meschino accettò e nel susseguente giorno il franco Meschino si armò di tutte le sue arme, e chiamati a sè Artibano, Alessandro ed Arcomano di Media, avvisandoli, che si armassero e facessero stare armati tutti i cavalieri, disse loro che non si fidassero di que’ Saraceni, e come conosceva ben chi era Personico, però si maravigliava ch’ei volesse combattere con lui, e per questo temeva che non lo tradisse. Per tali parole s’armarono i cavalieri e tutta la gente della città, essendo già levato il sole, giunse Personico armato in campo che domandava battaglia suonando il corno. Il franco Guerino andò fuori della città verso Personico, ed appressati l’uno all’altro, il franco Guerino lo salutò gentilmente, e Personico lo bestemmiò e disfidollo; e preso del campo, si diedero due gran colpi colle lancie, sicchè il cavallo di Personico cadde ed il franco Guerino disse: — «O Personico, a uso di buoni cavalieri tu sei prigione. — Rispose Personico non esser caduto per difetto, ma per mancamento del cavallo. Allora il Meschino smontò di cavallo, e trassero fuori le spade, e mentre che combatteva molta gente del campo venne a vedere. Allora uscì dalla città il feroce
Il Meschino accettò e nel susseguente giorno il franco Meschino si armò di tutte le sue arme, e chiamati a sè Artibano, Alessandro ed Arcomano di Media, avvisandoli, che si armassero e facessero stare armati tutti i cavalieri, disse loro che non si fidassero di que’ Saraceni, e come conosceva ben chi era Personico, però si maravigliava ch’ei volesse combattere con lui, e per questo temeva che non lo tradisse. Per tali parole s’armarono i cavalieri e tutta la gente della città; essendo già levato il sole, giunse Personico armato in campo che domandava battaglia suonando il corno. Il franco Guerino andò fuori della città verso Personico, ed appressati l’uno all’altro, il franco Guerino lo salutò gentilmente, e Personico lo bestemmiò e disfidollo; e preso del campo, si diedero due gran colpi colle lancie, sicchè il cavallo di Personico cadde ed il franco Guerino disse: — «O Personico, a uso di buoni cavalieri tu sei prigione. — Rispose Personico non esser caduto per difetto, ma per mancamento del cavallo. Allora il Meschino smontò di cavallo, e trassero fuori le spade, e mentre che combatteva molta gente del campo venne a vedere. Allora uscì dalla città il feroce