Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/392: differenze tra le versioni

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l’arme, ed ei non volle. Lionello dimandò ad Artibano chi era; rispose, che era della città di Armena. E questo disse, perchè gli Armeni hanno licenza di andare per tutti i reami di Levante. Gli domandò chi erano que’ due suoi compagni, rispose il feroce Artibano, che erano suoi vassalli; e poi gli cominciò a dire che i Cristiani avevano cacciati i Turchi di tutta quanta la Grecia: «e noi eravamo soldati del re Astiladoro, che fu ucciso ad Antinopoli; — e poscia disse Artibano: «Io perdetti tutta quanta la mia gente, e solo costoro mi sono rimasti, e queste sono le arme che noi abbiamo guadagnate da que’ Cristiani». Disse un barone a Lionello: «Fatti dar queste arme ch’io mai non vidi le più belle»; ed egli se ne rise molto, e disse: «Io non voglio perchè non mi sarebbe onore, perchè eglino son venuti a me liberamente». Allora dimandò Lionello: «Che andate voi cercando?» Dissero: «Noi andiamo cercando soldo». Lionetto disse: «Che condotta vorreste voi?» Rispose Artibano: «Io vorrei condotta per quattrocento cavalieri, e farolli venir da qui circa due mesi da Turchia». I signori ch’erano d’intorno cominciarono a ridere, e dissero: «Per Macometto, questa condotta sarebbe abbastanza a quel franco Guerino chiamato il Meschino che andò agli Alberi del Sole, per cui, signore, voi siete chiamato Lionetto». Ei disse al Meschino: «Vedete come si fanno beffe di voi!» Ed eglino più grossi si mostravano. Il Meschino si era posto a sedere, e mostrava che le sue finissime arme l’avessero molto affannato; di questi suoi atti molto se ne risero, e ancora dissero a Lionetto che loro si togliessero l’arme e i cavalli; ma egli rispose: «Per l’ingorda dimanda che avete fatto, io voglio che andiate in aiuto di quella infame Antinisca dentro di Persepoli, acciocchè la città, la donna e le nostre arme sieno ad un tempo di Lionetto, figliuolo dell’Almansore soldano di Lamech di Persia». Artibano fece vista di aver grandissimo dolore di esser mandalo alla città e cominciò a dire: «Per Macomelto! signore, non ci mandate in terra perduta, acciocchè noi perdiamo i cavalli e le persone». Disse allora Lionetto: «Io vi faccio grazie assai non vi torre l’arme, perchè voi domandate quattrocento cavalieri sotto la vostra condotta, ed io voglio che facciale prova di difendere le vostre arme contra noi {{Pt|Per-|}}
l’arme, ed ei non volle. Lionetto dimandò ad Artibano chi era; rispose, che era della città di Armena. E questo disse, perchè gli Armeni hanno licenza di andare per tutti i reami di Levante. Gli domandò chi erano que’ due suoi compagni, rispose il feroce Artibano, che erano suoi vassalli; e poi gli cominciò a dire che i Cristiani avevano cacciati i Turchi di tutta quanta la Grecia: «e noi eravamo soldati del re Astiladoro, che fu ucciso ad Antinopoli; — e poscia disse Artibano: «Io perdetti tutta quanta la mia gente, e solo costoro mi sono rimasti, e queste sono le arme che noi abbiamo guadagnate da que’ Cristiani». Disse un barone a Lionetto: «Fatti dar queste arme ch’io mai non vidi le più belle»; ed egli se ne rise molto, e disse: «Io non voglio perchè non mi sarebbe onore, perchè eglino son venuti a me liberamente». Allora dimandò Lionetto: «Che andate voi cercando?» Dissero: «Noi andiamo cercando soldo». Lionetto disse: «Che condotta vorreste voi?» Rispose Artibano: «Io vorrei condotta per quattrocento cavalieri, e farolli venir da qui circa due mesi da Turchia». I signori ch’erano d’intorno cominciarono a ridere, e dissero: «Per Macometto, questa condotta sarebbe abbastanza a quel franco Guerino chiamato il Meschino che andò agli Alberi del Sole, per cui, signore, voi siete chiamato Lionetto». Ei disse al Meschino: «Vedete come si fanno beffe di voi!» Ed eglino più grossi si mostravano. Il Meschino si era posto a sedere, e mostrava che le sue finissime arme l’avessero molto affannato; di questi suoi atti molto se ne risero, e ancora dissero a Lionetto che loro si togliessero l’arme e i cavalli; ma egli rispose: «Per l’ingorda dimanda che avete fatto, io voglio che andiate in aiuto di quella infame Antinisca dentro di Persepoli, acciocchè la città, la donna e le nostre arme sieno ad un tempo di Lionetto, figliuolo dell’Almansore soldano di Lamech di Persia». Artibano fece vista di aver grandissimo dolore di esser mandato alla città e cominciò a dire: «Per Macometto! signore, non ci mandate in terra perduta, acciocchè noi perdiamo i cavalli e le persone». Disse allora Lionetto: «Io vi faccio grazie assai non vi torre l’arme, perchè voi domandate quattrocento cavalieri sotto la vostra condotta, ed io voglio che facciale prova di difendere le vostre arme contra noi {{Pt|Per-|}}