Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/387: differenze tra le versioni

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{{Pt|ditori|traditori}} del Moschino ed Alessandro erano stati presi a Comopoli, e ch’essi erano stati ventidue giorni in prigione, e si aspettava il loro arrivo per farli morire. Artibano ebbe voglia di ucciderli, ma pensò che sarebbe stato peggio, e però si ritenne e venne con loro insino alla città. Quando Baranif lo vide;, dimandò chi si fosse, e quando seppe esser turco gli fece grand’onore. Disse come egli era stato preso in Macedonia in una battaglia contro il Meschino e, mandato in Italia, se ne era fuggito per virtù di Macometto, e che era qui venuto perchè aveva sentito dire come egli aveva preso il Meschino ed Alessandro, i quali uccisero i suoi fratelli. E per questo Baranif gli fece maggior onore, fidandosi di lui ed alloggiandolo nel palazzo. Era in corte quando le forche furono piantate sul lago detto Agone, fuori della città due balestrate, essendo ordinato di farli morire, ma Artibano cercava di farli campare per l’opere ricevute da Milone, ed essendo Artibano nella città di Comopoli, andava procurando in che modo potesse fare a campare i due cavalieri, e prese grande amistà con Baranif il crudele; e come Artibano era un valente cavaliere, Baranif per questo avea volontà di servizio per tenerlo seco a far guerra a’ suoi vicini. Ed essendo in amistà, un giorno dissegli Artibano: «Signore, quando mi darete voi tanta allegrezza, che io veda vendetta de’ miei fratelli?» Rispose Baranif: — «Da qui a tre giorni, imperciocchè aspetto novelle di Caldea per i miei ambasciatori che ho mandati». — Allora disse Artibano: — «Fatemi tanta grazia ch’io veda questi due cristiani in vostra presenza, e Baranif li fece menare in sala dinanzi a sè. Allora Artibano disse verso il Meschino: «O Macometto vendicatore de’ Turchi, che ci hai dato nelle mani il nostro nemico, il quale per i nostri peccati non potevamo vincere, tu sia laudato!» Poi soggiunge verso il Meschino: Mi riconosci tu? «Rispose il Meschino: Sì; ma se io ti avessi ucciso quando ti tolsi prigione, tu non mi diresti ora queste parole! — Artibano lo prese per il naso, e tirandolo forte gli disse: — Se io non guardassi al mio signor Baranif, ti mangierei questo naso, levandotelo dalla faccia per vendetta di Calabi e Falach miei fratelli. E mi mandasti al traditore Milone tuo padre, che maledetti sieno i due albanesi Napar e Madar che lo tennero tanto vivo! Tuo padre mi fece mettere in prigione, e mi volea mandare nelle prigioni del Papa vostro; ma la mercè di {{Pt|Maco-|}}
{{Pt|ditori|traditori}} del Meschino ed Alessandro erano stati presi a Comopoli, e ch’essi erano stati ventidue giorni in prigione, e si aspettava il loro arrivo per farli morire. Artibano ebbe voglia di ucciderli, ma pensò che sarebbe stato peggio, e però si ritenne e venne con loro insino alla città. Quando Baranif lo vide, dimandò chi si fosse, e quando seppe esser turco gli fece grand’onore. Disse come egli era stato preso in Macedonia in una battaglia contro il Meschino e, mandato in Italia, se ne era fuggito per virtù di Macometto, e che era qui venuto perchè aveva sentito dire come egli aveva preso il Meschino ed Alessandro, i quali uccisero i suoi fratelli. E per questo Baranif gli fece maggior onore, fidandosi di lui ed alloggiandolo nel palazzo. Era in corte quando le forche furono piantate sul lago detto Agone, fuori della città due balestrate, essendo ordinato di farli morire; ma Artibano cercava di farli campare per l’opere ricevute da Milone, ed essendo Artibano nella città di Comopoli, andava procurando in che modo potesse fare a campare i due cavalieri, e prese grande amistà con Baranif il crudele; e come Artibano era un valente cavaliere, Baranif per questo avea volontà di servizio per tenerlo seco a far guerra a’ suoi vicini. Ed essendo in amistà, un giorno dissegli Artibano: «Signore, quando mi darete voi tanta allegrezza, che io veda vendetta de’ miei fratelli?» Rispose Baranif: — «Da qui a tre giorni, imperciocchè aspetto novelle di Caldea per i miei ambasciatori che ho mandati». — Allora disse Artibano: — «Fatemi tanta grazia ch’io veda questi due cristiani in vostra presenza, e Baranif li fece menare in sala dinanzi a sè. Allora Artibano disse verso il Meschino: «O Macometto vendicatore de’ Turchi, che ci hai dato nelle mani il nostro nemico, il quale per i nostri peccati non potevamo vincere, tu sia laudato!» Poi soggiunge verso il Meschino: Mi riconosci tu? «Rispose il Meschino: Sì; ma se io ti avessi ucciso quando ti tolsi prigione, tu non mi diresti ora queste parole! — Artibano lo prese per il naso, e tirandolo forte gli disse: — Se io non guardassi al mio signor Baranif, ti mangierei questo naso, levandotelo dalla faccia per vendetta di Calabi e Falach miei fratelli. E mi mandasti al traditore Milone tuo padre, che maledetti sieno i due albanesi Napar e Madar che lo tennero tanto vivo! Tuo padre mi fece mettere in prigione, e mi volea mandare nelle prigioni del Papa vostro; ma la mercè di {{Pt|Maco-|}}