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fiume e che erano probabilmente armati di falconetti, da palle di due a quattro libbre, come usano portare i velieri mindanesi.
fiume e che erano probabilmente armati di falconetti, da palle di due a quattro libbre, come usano portare i velieri mindanesi.


Malgrado tanta sproporzione di forze, il vecchio cinese, Than-Kiù, Hong, parvero spaventarsi.
Malgrado tanta sproporzione di forze, il vecchio chinese, Than-Kiù, Hong, parvero spaventarsi.


– Le tue ultime istruzioni? – chiese Than-Kiù a Tseng-Kai.
– Le tue ultime istruzioni? – chiese Than-Kiù a Tseng-Kai.
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– Sta bene – risposero Hong e la giovanetta.
– Sta bene – risposero Hong e la giovanetta.


– Una parola ancora – disse il vecchio. – Se vogliono salire a bordo, lasciateli venire in coperta onde provino un po' i miei giuocattoli, e badate che non s'impadroniscano del castello di prora o siamo perduti.
– Una parola ancora – disse il vecchio. – Se vogliono salire a bordo, lasciateli venire in coperta onde provino un po’ i miei giuocattoli, e badate che non s’impadroniscano del castello di prora o siamo perduti.


– Non temere: i fucili a retrocarica e la spingarda basteranno.
– Non temere: i fucili a retrocarica e la spingarda basteranno.
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Si strinsero la mano e si divisero; Tseng-Kai salì sul cassero con otto uomini e Hong e Than-Kiù sul castello di prora cogli altri sette.
Si strinsero la mano e si divisero; Tseng-Kai salì sul cassero con otto uomini e Hong e Than-Kiù sul castello di prora cogli altri sette.


– Non esporti troppo, Than-Kiù – disse Hong, alla giovane cinese. – So che tu sei valorosa, ma la tua vita mi preme.
– Non esporti troppo, Than-Kiù – disse Hong, alla giovane chinese. – So che tu sei valorosa, ma la tua vita mi preme.


– Cercherò di risparmiarla non avendo ancora compiuta la mia missione – rispose ella.
– Cercherò di risparmiarla non avendo ancora compiuta la mia missione – rispose ella.
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– È per Romero che la vuoi conservare? – chiese Hong, con voce amara.
– È per Romero che la vuoi conservare? – chiese Hong, con voce amara.


– No – diss'ella. – È per pagare il mio debito con lui.
– No – diss’ella. – È per pagare il mio debito con lui.


– Grazie, Than-Kiù. Ora posso affrontare la morte tranquillo. Eccoli!... Ohe, in mano i fucili!... Cominciamo a diradare le loro file, prima che giungano sotto la ''tow-mêng''.
– Grazie, Than-Kiù. Ora posso affrontare la morte tranquillo. Eccoli!... Ohe, in mano i fucili!... Cominciamo a diradare le loro file, prima che giungano sotto la ''tow-mêng''.


Le dieci ''canoe'' avanzavano con grande furia. I pirati sapevano che attraversando più rapidamente che era possibile la distanza, meno perdite avrebbero subìte, poiché non si trovavano in grado di rispondere al fuoco della ''giunca'', non avendo che pochi fucili e fors'anche vecchi di qualche secolo.
Le dieci ''canoe'' avanzavano con grande furia. I pirati sapevano che attraversando più rapidamente che era possibile la distanza, meno perdite avrebbero subìte, poichè non si trovavano in grado di rispondere al fuoco della giunca, non avendo che pochi fucili e fors’anche vecchi di qualche secolo.


La loro forza sta sempre nelle armi bianche, nei potenti e taglientissimi ''kampilang'', ''bolos'' e ''parang'', nei kriss e nei ''lambing'' specie di giavellotti corti colla punta assai acuta, che lanciano con molta abilità. Se riescono a salire sul ponte delle navi è finita per l'equipaggio che le difende, perché quegli arditi isolani lottano col furore delle tigri ed anche in pochi osano scagliarsi su nemici quattro o cinque volte più numerosi.<ref name="ftn2">L'audacia dei pirati malesi è incredibile. Per darne un esempio basterà citare l'ardimentoso saccheggio della nave inglese il ''Pegù'', avvenuto l'11 luglio del 1897. Questa nave, che fra marinai e passeggeri contava sessanta persone, aveva imbarcato a Edee, fra Penang e Atchin, dodici pirati sumatrini che si erano spacciati per tranquilli coltivatori. La sera stessa, tre di quegli arditi furfanti uccidevano nella loro cabina il capitano e ferivano gravemente il secondo, mentre gli altri si scagliavano improvvisamente sull'equipaggio e sui passeggeri uccidendone quaranta a pugnalate. Rimasti padroni della coperta, si impossessarono della cassa del capitano contenente 15.000 scudi poi calata in mare una scialuppa fuggirono verso Sumatra. Il ''Pegù'', dopo molte fatiche, giungeva a Teluk-Semane dove denunciava il fatto alle autorità olandesi.</ref>
La loro forza sta sempre nelle armi bianche, nei potenti e taglientissimi ''kampilang'', ''bolos'' e ''parang'', nei kriss e nei ''lambing'' specie di giavellotti corti colla punta assai acuta, che lanciano con molta abilità. Se riescono a salire sul ponte delle navi è finita per l’equipaggio che le difende, perchè quegli arditi isolani lottano col furore delle tigri ed anche in pochi osano scagliarsi su nemici quattro o cinque volte più numerosi.<ref name="pag106">L’audacia dei pirati malesi è incredibile. Per darne un esempio basterà citare l’ardimentoso saccheggio della nave inglese il ''Pegù'', avvenuto l’11 luglio del 1897. Questa nave, che fra marinai e passeggeri contava sessanta persone,</ref>
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