Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/51: differenze tra le versioni

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per guardia di tale libertà, non sappiendo quale qualità di uomini sia più nociva in una Repubblica, o quella che desidera acquistare quello che non ha, o quella che desidera mantenere l’onore già acquistato. Ed in fine chi sottilmente esaminerà tutto, ne farà questa conclusione: o tu ragioni d’una Repubblica, che voglia fare uno Imperio, come Roma, o d’una che le basti mantenersi. Nel primo caso, gli è necessario fare ogni cosa come Roma; nel secondo può imitare Vinegia e Sparta, per quelle cagioni, e come nel seguente capitolo si dirà. Ma per tornare a discorrere quali uomini siano in una Repubblica più nocivi, o quelli che desiderano d’acquistare, o quelli che temono di perdere lo acquistato, dico, che sendo fatto Marco Menennio Dittatore, e Marco Fulvio Maestro dei cavalli, tutti duoi plebei, per ricercare certe congiure che si erano fatte in Capova contro a Roma, fu dato ancora loro autorità dal Popolo di potere ricercare chi in Roma per ambizione e modi straordinarj s’ingegnasse di venire al Consolato, ed agli altri onori della città. E parendo alla Nobiltà, che tale autorità fusse data al Dittatore contro a lei, sparsero per Roma, che non i Nobili erano quelli che cercavano gli onori per ambizione e modi straordinarj, ma gl’Ignobili, i quali non confidatisi nel sangue e nella virtù loro, cercavano per vie straordinarie, venire a quelli gradi; e particolarmente accusavano il Dittatore. E tanto fu potente questa accusa, che Menennio fatta una {{Pt|con-|}}
per guardia di tale libertà, non sapendo quale qualità d’uomini sia più nociva in una Repubblica, o quella che desidera acquistare quello che non ha, o quella che desidera mantenere l’onore già acquistato. Ed in fine chi sottilmente esaminerà tutto, ne farà questa conclusione: o tu ragioni di una Repubblica, che voglia fare uno Imperio, come Roma, o d’una che le basti mantenersi. Nel primo caso, gli è necessario fare ogni cosa come Roma; nel secondo può imitare Vinegia e Sparta, per quelle cagioni, e come nel seguente capitolo si dirà. Ma per tornare a discorrere quali uomini siano in una Repubblica più nocivi, o quelli che desiderano d’acquistare, o quelli che temono di perdere lo acquistato, dico, che sendo fatto Marco Menennio Dittatore, e Marco Fulvio Maestro dei cavalli, tutti duoi plebei, per ricercare certe congiure che s’erano fatte in Capova contro a Roma, fu dato ancora loro autorità dal Popolo di potere ricercare chi in Roma per ambizione e modi straordinarj s’ingegnasse di venire al Consolato, ed agli altri onori della città. E parendo alla Nobiltà, che tale autorità fusse data al Dittatore contro a lei, sparsero per Roma, che non i Nobili erano quelli che cercavano gli onori per ambizione e modi straordinarj, ma gl’Ignobili, i quali non confidatisi nel sangue e nella virtù loro, cercavano per vie straordinarie venire a quelli gradi; e particolarmente accusavano il Dittatore. E tanto fu potente questa accusa, che Menennio fatta una {{Pt|con-|}}