Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/36: differenze tra le versioni

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si sono subito governate per loro arbitrio, o come Repubbliche o come Principato; le quali hanno avuto, come diversi principj, diverse leggi e ordini. Perchè ad alcune, o nel principio d’esse, o dopo non molto tempo sono state date da uno solo le leggi, e ad un tratto, come quelle che furono date da Licurgo agli Spartani; alcune le hanno avute a caso, ed in più volte, e secondo gli accidenti, come Roma. Talchè felice si può chiamare quella Repubblica, la quale sortisce uno uomo sì prudente, che le dia leggi ordinate in modo, che, senza bisogno di correggerle, possa vivere sicuramente sotto quelle. E si vede che Sparta le osservò più che ottocento anni sanza corromperle, e senza alcuno tumulto pericoloso, e per il contrario tiene qualche grado d’infelicità quella città, che non si essendo abbattuta a uno ordinatore prudente, è necessitata da sè medesima riordinarsi; e di queste ancora è più infelice quella, che è più discosto dall’ordine; e quella è più discosto, che con i suoi ordini è al tutto fuori del diritto cammino, che la possa condurre al perfetto e vero fine; perchè quelle che sono in questo grado, è quasi impossibile che per qualche accidente si rassettino. Quelle altre, che, se le non hanno l’ordine perfetto, hanno preso il principio buono e atto a diventare migliori, possono per la occorrenza degli accidenti diventar perfette. Ma fia ben vero questo, che mai non si ordineranno senza pericoli, perchè gli assai uomini non si {{Pt|ac-|}}
si sono subito governate per loro arbitrio, o come Repubbliche o come Principato; le quali hanno avuto, come diversi principj, diverse leggi e ordini. Perchè ad alcune, o nel principio d’esse, o dopo non molto tempo sono state date da uno solo le leggi, e ad un tratto, come quelle che furono date da Licurgo agli Spartani; alcune le hanno avute a caso, ed in più volte, e secondo gli accidenti, come Roma. Talchè felice si può chiamare quella Repubblica, la quale sortisce uno uomo sì prudente, che le dia leggi ordinate in modo, che, senza bisogno di correggerle, possa vivere sicuramente sotto quelle. E si vede che Sparta le osservò più che ottocento anni senza corromperle, e senza alcuno tumulto pericoloso; e per il contrario tiene qualche grado d’infelicità quella città, che non si essendo abbattuta ad uno ordinatore prudente, è necessitata da sè medesima riordinarsi; e di queste ancora è più infelice quella, che è più discosto dall’ordine; e quella è più discosto, che con i suoi ordini è al tutto fuori del diritto cammino, che la possa condurre al perfetto e vero fine; perchè quelle che sono in questo grado, è quasi impossibile che per qualche accidente si rassettino. Quelle altre, che, se le non hanno l’ordine perfetto, hanno preso il principio buono e atto a diventare migliori, possono per la occorrenza degli accidenti diventar perfette. Ma fia ben vero questo, che mai non si ordineranno senza pericoli, perchè gli assai uomini non si {{Pt|ac-|}}