Rime (Guittone d'Arezzo)/Omo saccente vero: differenze tra le versioni

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</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=13 settembre 2008|arg=poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Omo saccente vero|prec=../Chi pote departire|succ=../Comune perta fa comun dolore}}
 
==[[Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/122]]==
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<poem>
Omo saccente vero,
la cui parola approva ogniunque saggio,
sentina d’onni vizio l’ozio conta;
e, per contraro, monta
{{R|5}}d’onne vertute operazion e loco;
und’eo laudo mistero,
perché solo a valer punge coraggio,
for cui lo più valente ozio aunta,
e per cui forte giunta
{{R|10}}inver valor om desvalente e poco.
Como savere appare u’ non misteri,
ver cernendo da falso e ben da male?
E proezza che vale
o’ non contrar alcono?
{{R|15}}E pazienza o bono?
Nulla è medicina, u’ nullo è male,
e, sì, nullo è valore,
ove null’ha u’ provi;
</poem>
==[[Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/123]]==
<poem>
donque desii e trovi,
{{R|20}}chi valer vol, labore,
for cui pregi’e valore,
più che villan, non ha già cavaleri.
E voi, amico, a cui intendo faccia
bisogno assalto d’onni parte, chere
{{R|25}}vostro valor vedere,
e che val sapienzia
u’ non è pazienzia,
e vol d’onor de prode e de piacere
secondo el valimento
{{R|30}}de catun ben pagare.
Piacciavi di forzare;
e valor e talento,
non bon cominciamento,
tornano a fin ch’apiacenti e a Dio piaccia.
</poem>