Il Re della Prateria/Parte prima/12. Il cacciatore di prateria: differenze tra le versioni

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{{Centrato|12.}}
{{Centrato|IL CACCIATORE DI PRATERIA}}
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– Ah no! Anzi non speravo di vederti così presto. È riuscito il colpo?
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– Il marchesino è nella baleniera.
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L'indiano fece un cenno affermativo e s'avvicinò alla baleniera, sollevando delicatamente il giovane marchese che dormiva ancora.
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– Seguitemi, ''caballeros'' – disse il messicano rivolgendosi a Nunez e ai due marinai.
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La capanna era quasi vuota. Non si trovavano nell'interno che le bardature dei sei cavalli, due sgabelli costruiti coi rami degli alberi, un'amaca e un piccolo forno dove stavano cuocendo alcune ''tortillas'', specie di focacce fatte col ''maiz'' e che sono molto in uso nel Messico, anzi si può dire che tengono il posto del pane.
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Il messicano distese per terra il suo ''serapé'' di mille colori, invitò gli ospiti a sedervisi attorno, e servì le costolette e le ''tortillas'', unendovi due bottiglie di ''mezcal'', specie di acquavite che si estrae dalle radici dell'agave, e un pacco di deliziosi sigari.
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– No, ma credo che non vivrà molto.
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– È egli ammalato?
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– Nessuno lo sa.
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Il messicano rimase silenzioso alcuni momenti, poi disse, ma come parlando a se stesso:
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– Queste sono le trentamila piastre che noi vi dobbiamo – disse rivolgendosi verso il capitano Nunez. – Questo è il tuo oro... – disse consegnando la seconda bisaccia al barone. – Ed ora partite, e ricevete i ringraziamenti del capo Grand'Aquila.
 
I negrieri e il barone vuotarono un ultimo bicchiere di ''mezcal''
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e uscirono accompagnati dal messicano. Al di fuori trovarono i quattro indiani accoccolati intorno al marchesino, il quale era stato deposto su di una ricca coperta, sospesa come un'amaca fra due rami di un albero.
 
– Quando si sveglierà gli porgerai i miei saluti – disse il barone al messicano. – Gli accoglierà male, ma speriamo che un giorno mi perdoni di averlo rapito e che si ricordi, senza rancore, di me.
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Poi tutto rientrò nel silenzio, mentre il barone diventava maggiormente triste.
 
La baleniera, che filava come una freccia, uscì dalla foce e si slanciò sul braccio di mare che mette nella grande laguna. Il vento, che era girato all'ovest, gonfiava la randa e i flocchi, spingendola
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sempre più rapidamente verso l'oriente. Anche Nunez, contro il suo solito, si manteneva taciturno e pareva preoccupato. A che cosa pensava egli? Aveva qualche presentimento, o il suo pensiero correva al suo brick e alla goletta inglese?
 
Quel silenzio durava da un'ora, quando il barone che si era assiso a timone, lo ruppe dicendo:
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– L'''Albatros'' ci aspetta! – disse, respirando come se gli avessero levato di sul petto un gran peso che l'opprimeva.
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– Che abbia arruolato i marinai? – chiese il barone.