I naufraghi dello Spitzberg/2. A bordo della Torpa: differenze tra le versioni

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Il signor Foyn introdusse il baleniere in un salotto ammobiliato semplicemente, ma elegantemente, con grandi poltrone imbottite e foderate di pelle d'orso, con tende pesanti che dovevano riparare dai più lievi soffi d'aria, con lampade di metallo dorato, con grandi carte
 
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geografiche delle regioni nordiche e con artistici trofei di ramponi, di scuri, di coltellacci, di fiocine e d'arnesi strani che dovevano essere stati acquistati dagli esquimesi e dai samoiedi.
 
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Il pavimento poi spariva interamente sotto quattro superbe pellicce di orsi bianchi, che dovevano aver avuto delle dimensioni gigantesche.
 
La tavola, che occupava il centro del salotto, era già imbandita e il capitano baleniere, che sentiva una punta d'appetito, fece un gesto di soddisfazione, scorgendo dei tondi ricolmi di caviale di Russia, di salmoni del Tana, delle aringhe all'olio, dei gamberetti del lago Enara, dei filetti di delfini e una allegra fila di bottiglie polverose che erano celebri: ''Bordeaux, Reno, Laland''.
 
– Francia, Germania e Danimarca – disse sorridendo. – Signor Foyn, volete brindare alla spedizione con dei vini di prima qualità? Sarà un buon augurio.
 
– Speriamolo, signor Tompson. Accomodatevi e lavorate di denti, come foste a bordo della vostra nave.
 
– L'appetito non fa difetto, a noi balenieri.
 
– Ah!... Dimenticavo il mio amico scienziato.
 
Premette un campanello elettrico tre volte e poco dopo entrava un uomo sui trent'anni, alto, magro, con una barbetta bionda e due occhi cerulei coperti da occhiali, ma coi lineamenti accentuati che avevano un so che di ardito e di risoluto.
 
Pareva che fosse appena allora ritornato da qualche esplorazione nei dintorni dell'isola, poiché aveva ancora indosso la giacca di pelle di foca, il cappello di tela cerata e calzava i pesanti e lunghi stivali di mare.
 
– Lasciate che vi presenti il mio amico professore Oscar Benstorp, caro signor Tompson – disse Foyn. – Ecco un uomo che vi terrà buona compagnia alle Spitzberg.
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Il baleniere e lo scienziato si strinsero vigorosamente la mano.
 
– Sarete il benvenuto sulla ''Torpa'', signore – disse Tompson. – Procurerò di non farvi annoiare.
 
– Ma... come... si parte? – chiese il professore, con sorpresa.
 
– Il signor Tompson si reca alle Spitzberg, in soccorso della mia flottiglia.
 
– Ma dunque è proprio perduta?
 
– Tutto lo indica.
 
– È un disastro per te, Foyn.
 
– Più pei miei poveri marinai che per me, Oscar. Ma speriamo che voi possiate giungere in tempo per salvarli.
 
– Temi che non abbiano salvato dei viveri?
 
– Chi può saperlo?
 
– Fortunatamente alle Spitzberg la selvaggina abbonda.
 
– Sì, ma se non avessero potuto salvare le armi?
 
– È vero, Foyn, e quei poveri marinai possono correre il pericolo di morire di fame e anche di freddo. Gl'inverni alle Spitzberg sono terribili.
 
– Accetti di seguire il signor Tompson?
 
– È una fortuna che non mi lascerò sfuggire.
 
– Allora mangiamo e poi andremo a sorvegliare l'imbarco dei viveri.
 
Mezz'ora dopo, accese le pipe, il signor Foyn ed i suoi compagni si recavano dinanzi ai bacini.
 
La ''Torpa'' era stata rimorchiata sotto lo scalo e una quarantina di marinai lavoravano alacremente sotto la direzione di alcuni mastri d'equipaggio e d'un capitano baleniere.
 
Vere valanghe di provviste d'ogni specie venivano precipitate nella stiva dello ''skooner'', essendo ormai tutti
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convinti che la spedizione sarebbe stata costretta a svernare alle Spitzberg in causa della stagione che era troppo avanzata. Balle di thè, di pesce secco, di ''pemmican'', di vesti d'ogni specie, di pellicce; casse di biscotti, di conserve alimentari, di farina, di frutta secche; barili di carne salata, di caffè, di cioccolato, di vegetali in aceto, di succo di limone per combattere lo scorbuto, di pomi di terra, e tonnellate di carbone passavano dai magazzini di rifornimento alla nave, la quale si abbassava a vista d'occhio.
 
Mentre i marinai ed i facchini si occupavano del carico, alcuni carpentieri visitavano le cabine, la stiva, l'alberatura e perfino la sentina, rinforzando i puntali per meglio consolidare le costole della nave e porla in grado di resistere alle tremende pressioni dei ghiacci, rinforzando i paterazzi e le sartie, o cambiando alcuni pennoni.
 
Quel lavoro febbrile continuò anche durante tutta la notte, non tramontando il sole che dopo le undici, per tornare a risplendere alle due del mattino.
 
Alle sei tutto era pronto. La ''Torpa'' poteva riprendere il mare col rimontare della marea, la cui massima piena doveva avvenire alle otto del mattino.
 
– A bordo – disse Tompson, che non aveva abbandonata la gittata durante l'intera notte, in compagnia di Foyn e dello scienziato, per assicurarsi che nulla mancasse. – Il vento fresca dal sud-est e prenderemo il largo rapidamente. Signor Foyn, le vostre ultime istruzioni?
 
– Credo che non sia necessario darvene altre. Voi sapete meglio di me cosa dovete fare.
 
– Spero di ricondurvi tutti i vostri uomini.
 
– Mi dimenticava di avvertirvi d'una cosa.
 
– E quale, signore?
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– Ho fatto imbarcare due dei miei ''eider'' addomesticati.
 
Il capitano baleniere lo guardò con stupore.
 
– Volete procurarmi delle penne pel mio materasso, forse? Vi assicuro che non ne ho bisogno.
 
– Lo credo; ma invece quegli uccelli vi serviranno meglio. Avete udito a parlare dei colombi messaggeri?
 
– Sì, qualche volta.
 
– Ebbene i miei ''eider'' vi serviranno per darmi vostre notizie. Così, in caso di pericolo, colla nuova stagione potrò organizzare una nuova spedizione di soccorso.
 
– Ecco un'idea davvero ammirabile. Non dubitate, vi darò mie notizie.
 
– Partite e buon viaggio. Buona fortuna, amico Oscar.
 
Il capitano e lo scienziato strinsero vigorosamente la mano al signor Foyn e salirono sulla ''Torpa'', mentre gli uomini degli stabilimenti, che si erano raggruppati sulla gettata, lanciavano tre formidabili ''urrah''!
 
Tompson salì sul ponte di comando e rizzando il robusto corpo, gridò con voce tuonante:
 
– Giù gli ormeggi!... La prora al nord!
 
Pochi minuti dopo lo ''skooner'' abbandonava l'isolotto, uscendo a gonfie vele dal Varangefiord.