I naufraghi dello Spitzberg/15. Il Maëlstrom: differenze tra le versioni

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A quindici passi fece fuoco. L'animale cadde piroettando su se stesso, ma fu pronto a rialzarsi e con una agilità sorprendente.
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Si rizzò sulle zampe posteriori e si precipitò addosso al cacciatore che lo aspettava a piede fermo, con un rampone in mano. Lanciava delle urla acute, sbatteva le zampe anteriori come fosse già dietro a lacerare l'avversario e digrignava i denti. Una grande macchia di sangue si dilatava sulla sua pelliccia, un po' sotto la spalla destra.
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Ricomparso a galla a trenta passi dal banco, fu bersagliato e andò a picco con parecchie palle nel cranio.
 
Il resto della giornata la passarono in vani inseguimenti. I carnivori, spaventati da quelle continue detonazioni, non si lasciavano più avvicinare e appena fiutati
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i cacciatori si affrettavano a gettarsi in mare, allontanandosi rapidamente.
 
Alla sera Tompson ed i suoi compagni tornarono a bordo trascinando le loro prede e trovarono l'altra squadra comandata dal capitano Jansey, che aveva già rimorchiati al bacino tre altri orsi.
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La prigionia non doveva durare ancora molto; ancora alcune settimane e la ''Torpa'' avrebbe finalmente potuto sciogliere le vele e dirigersi verso le coste della Norvegia.
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Il 24 novembre, Tompson e Jansey, fatto il punto, s'accorsero di aver sorpassato la latitudine del capo Nord.
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Fu quello l'ultimo giorno che i due comandanti poterono rilevare la latitudine e la longitudine, poiché il 30 il cielo si coperse di nebbie così fitte che impedivano qualsiasi osservazione. Il mare era diventato cattivo e si rompeva con furore contro i margini già rôsi del banco e soffiava impetuoso il vento del nord.
 
Il ''wacke'' aumentava sempre la sua marcia, quasi fosse impaziente di frantumarsi contro le coste norvegiane, ma scemava anche a vista d'occhio. A poco a poco si
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disgregava e solamente il nucleo centrale mantenevasi ancora compatto, impedendo alla ''Torpa'' di approfittare delle numerose squarciature che si producevano.
 
Di miglio in miglio che scemava la distanza che li separava dalle coste, Tompson e Jansey diventavano più irrequieti. Dove sarebbero andati a finire? Avrebbe potuto la ''Torpa'' resistere all'ultimo cozzo del banco? Avrebbero potuto sfuggire il gran vortice che doveva essere diventato terribile con quel mare tempestoso e quelle furiose raffiche che scendevano dal nord?...
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Il capitano del ''Gotheborg'', che si trovava di quarto a prora, accorse.
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– Seguitemi – disse il baleniere. – La nebbia si rompe e di lassù potremo vedere qualche cosa.
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Tutte le vele erano state spiegate, quando avvenne un cozzo spaventoso. Il ''wacke'', fracassato contro qualche roccia o contro qualche ammasso di ghiacci, si era aperto.
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Un immenso urlo di gioia s'alzò sul ponte della ''Torpa'' seguìto subito dopo da una voce che tuonava: