I naufraghi dello Spitzberg/4. I primi ghiacci: differenze tra le versioni

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Anche la temperatura diventava rapidamente fredda di miglio in miglio che la ''Torpa'' si allontanava dalle coste norvegiane. Il termometro aveva già segnato due volte -2° centigradi verso le prime ore del mattino, e quel brusco abbassamento doveva indicare la vicinanza dei primi ghiacci.
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Fu il 3 ottobre che lo ''skooner'' fece l'incontro del primo ghiaccio. Era una specie di zattera di forma allungata, un ''palk'' come vengono chiamati dai naviganti artici, di trenta a quaranta metri di estensione. Alcuni uccelli marini, delle strolaghe (''colimbus articus''), bei volatili col becco ed il petto nero, il dorso pure nero, le ali macchiate di bianco e le parti inferiori candidissime, lo montavano, lasciandosi tranquillamente portare verso il sud.
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Il capitano vedendo aumentare d'ora in ora quei massi diventava sempre più inquieto. Quell'uomo che aveva passato lunghi anni in quelle regioni dei geli, prevedeva un inverno molto precoce e assai freddo.
 
Ad avvalorare i suoi timori concorreva la ritirata precipitosa degli uccelli marini, verso le regioni del sud. Ad ogni istante grandi bande di volatili apparivano sull'orizzonte settentrionale e filavano rapidamente, come se avessero paura di venire sorprese dagli uragani di neve. Erano stormi di gabbiani dalle candide ali, di urie
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dalle penne nere ma le ali biancastre, di strolaghe, di oche bernide, di labbi dal volo potente e fulmineo, di procellarie e di ''eider'' dalle penne preziose.
 
Il 5 ottobre, a circa duecento miglia dall'isola degli Orsi, la ''Torpa'' incontrava il primo ''ice-berg''. Era una montagna di ghiaccio in forma di piramide, con una base di quattrocento metri e un'altezza di ottanta o novanta, un vero colosso che con un solo urto avrebbe schiacciato la più potente nave del mondo. S'avanzava superbamente, senza scuotersi sotto gli assalti delle onde, scintillante come un enorme diamante verso la cima, rosso come se fosse infuocato al centro, e candido verso la base. Il sole, che lo colpiva in pieno, faceva sprizzare, dagli angoli, fasci di luce che si tingevano dei colori dell'arcobaleno.
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– Avanzeremo colle nostre gambe, professore. Se Parry ha potuto spingersi fino all'82° 45' di latitudine, procedendo attraverso i campi di ghiaccio, si potrà più facilmente avanzare fino alle isole.
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– Ma credete che siano tutti vivi, i naufraghi?
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Il vento del nord-ovest spingeva innanzi le pesanti e fosche nebbie polari, stendendole sull'Oceano Artico con rapidità straordinaria, fantastica. In meno di un quarto d'ora tutto l'orizzonte settentrionale erasi già coperto e da quei vapori, gravidi di neve, irrompevano violenti raffiche, le quali cominciavano a sollevare delle ondate spumeggianti.
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Il baleniere si era però affrettato a prendere le sue precauzioni. Aveva fatto raddoppiare le funi delle scialuppe e assicurare maggiormente le grue; rinforzare paterazzi e sartie; tendere funi lungo le murate per impedire alle onde di travolgere fuori dai bordi i marinai; imbrogliare il pappafico e il contropappafico e terzaruolare il trinchetto, il parrochetto e la randa.
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– Buona veliera – ripeteva Tompson, che teneva la ribolla del timone. – Con questa nave mi sentirei capace di lanciarmi sulla via che conduce al polo.
 
Alle quattro del pomeriggio, il nebbione calò bruscamente sull'oceano, mentre il vento trasportava alcuni fiocchi di neve. L'oscurità divenne profonda e la navigazione difficile in causa dei ghiacci che aumentavano sempre.
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fiocchi di neve. L'oscurità divenne profonda e la navigazione difficile in causa dei ghiacci che aumentavano sempre.
 
Il baleniere non indugiò a far imbrogliare anche il parrochetto ed a far prendere un'altra mano di terzaruoli sulle altre vele, per diminuire la velocità del veliero.
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– Sì, professore, ma se gli occhi non potranno vedere, i miei orecchi sono ancora buoni e li tenderò per bene onde raccogliere i fragori della risacca.
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– Un po' difficile a distinguersi però, fra i muggiti delle onde ed i fischi del vento.
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– Indica i grandi campi, capitano? – chiese Oscar.
 
– Gli ''ice-fields'', professore, e ciò mi fa supporre che l'isola degli Orsi non sia molto lontana. Speriamo di trovare un passaggio fra la costa ed i campi di ghiaccio. Ohe!...
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Sul bompresso i gabbieri e voi altri, pronti a virare e che nessuno lasci le braccia delle manovre.
 
In quell'istante la ''Torpa'' subì un urto violento che si ripercosse nella stiva, seguìto da un lungo stridìo.