Don Chisciotte della Mancia/Capitolo XXVIII: differenze tra le versioni

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terminato capitolo XXVIII
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quella notte ciò che poi feci davvero. Indossai questi abiti avuti da un bifolco allevato in casa di mio padre, a cui raccontai la mia sventura, pregandolo di accompagnarmi alla città, dove speravo di trovare il mio nemico. Dopo essersi molto opposto al mio ardito disegno, egli, vedendomi irremovibile, promise che mi avrebbe accompagnato fiino in capo al mondo. Raccolsi e misi subito entro un involto di tela un abito da donna, qualche gioiello e un po' di danaro per tutto ciò che potesse accadere, e nel silenzio di quella notte, senza far motto alla cameriera traditrice, mi allontanai dalla casa paterna, accompagnata dal servo e da una folla di pensieri, mettendomi in viaggio a piedi, e portata a volo dal desiderio di giungere alla città, per chiedere almeno a don Fernando con che cuore si fosse ridotto a così nera azione. Vi giunsi dopo due giorni e mezzo e chiesi subito dei parenti di Lucinda. Persona da me interrogala mi disse più di quanto avrei voluto sapere. M'indicò la casa di Lucinda, informandomi al tempo stesso di quanto era accaduto durante la funzione nuziale: cosa tanto pubblica nella città, che da per tutto se ne parlava. Soggiunse che la notte in cui Fernando sposò Lucinda, dopo aver pronunziato il sì, ella era caduta in svenimento, e che avendole lo sposo slacciate le vesti sul petto per farla rinvenire, vi trovò un biglietto scritto da lei stessa, in cui dichiarava di non poter essere sua sposa, perché aveva già sposato Cardenio. Seppi che questo Cardenio era uno de' principali cavalieri della città, e che Lucinda aveva pronunziato quel sì soltanto per non mancare di obbedienza ai suoi genitori. In fatti, fu detto che da quel biglietto appariva la risoluzione di lei di uccidersi dopo la cerimonia degli sponsali, e si aggiungeva che, a conferma di quanto avea scritto, si trovò un pugnale nascosto fra le vesti. Udendo ciò, don Fernando credette di essere stato deriso e disprezzato dalla giovine, e si scagliò contro di lei con quel pugnale, prima ancora che ella rinvenisse; e l'avrebbe ferita a morte, se i genitori e gli altri presenti non lo avessero trattenuto. Fu anche detto che don Fernando si allontanò subito di là, e che Lucinda non tornò in sé fino al giorno seguente. Allora soltanto rese consapevoli i genitori di esser veramente sposa di quel Cardenio da me nominato poc'anzi. Seppi, inoltre, che questo Cadenio, secondo quel che si diceva, fu presente al matrimonio di lei con don Fernando, e che, vedendola sposarata, ciò che non avrebbe mai creduto, fuggì disperatamente dalla città. lasciando una lettera in cui dichiarava il torto fattogli da Lucinda e la sua decisione di ritirarsi in luoghi lontani e remoti dal mondo.
 
Tulle queste cose si dicevano per la città; e tutti ne parlavano. I discorsi crebbero a dismisura quando si seppe che Lucinda, fuggita dalla casa paterna, si era allontanata dalla città, né si sapeva dove avesse rivolti i suoi passi. Allora persi ogni speranza e mi parve fortuna non aver trovato don Fernando, piuttosto che trovarlo ammogliato. Non era chiusa del tutto la porta della mia salvezza, e sperai che il cielo gli avesse impedito quel secondo matrimonio per richiamarlo al primitivo suo dovere e per ricordargli ch'era cristiano e che aveva maggior obbligo all'anima sua che ai rispetti del mondo. Immersa in tetri pensieri, mi consolavo senza una ragione al mondo, nutrendo lunghe e vane speranze per sostenere una vita che ormai odio.
 
" Per nessuna ragione potevo fare un più lungo soggiorno in quella città, poiché non vi potevo ritrovare don Fernando; e frattanto mi giunse all'orecchio un pubblico bando, in cui si prometteva un premio a chi mi rintracciasse, e si davano i connotati della persona e del vestito medesimo che io portavo. Intesi vociferare che dalla casa paterna mi aveva strappata il servitore che mi seguiva; e questo mi trafisse nel più vivo del cuore, vedendo quanto avevo scapitato nella riputazione della gente, se, non contenti di ascrivermi a colpa la fuga da casa mia, immaginavano che lo avessi fatto per uno scopo basso e indegno de' miei pensieri. Non ci volle altro a persuadermi di lasciar subito quella città in compagnia d'un solo servitore, il quale presto cominciò a farmi sospettare della fedeltà che mi aveva giurato. Entrammo quella notte nel più folto di questi boschi col timore di essere inseguiti e raggiunti: ma una disgrazia chiama l'altra, come suoi dirsi: e così mi successe; poiché il servitore, che s'era conservato fino allora fedele e sicuro, quando mi vide in queste solitudini, dove nessuno avrebbe potuto aiutarmi contro di lui, non si vergognò di farmi proposte delle quali fremo ancora e arrossisco. Il cielo mi diede la forza di sostenere contro le sue vili pretese le mie giuste intenzioni; e quando egli mi si avvicinò risoluto di usarmi violenza, poiché le preghiere non gli erano valse, con poca fatica lo feci cadere in un precipizio, dove lo lasciai non so se morto o vivo; poi con la sollecitudine della paura, m'internai tra queste balze, senz'altro pensiero o disegno che di nascondermi e di fuggire da mio padre e, dalle mani di coloro che stanno cercandomi per ordine di lui. Non so quanti mesi trascorsero da che son qui, dove trovai un custode di armenti che mi prese al suo servizio in un villaggio posto nel cuore di queste montagne. L'ho servito come bifolco durante questo tempo, procurando di starmene sempre nei campi per nascondere questi capelli, che ora, senza pensarlo, mi hanno tradita, rendendo inutile ogni mio sotterfugio verso il mio nuovo padrone.
 
« Quando s'avvide anche lui che io non ero uomo, concepì nel suo cuore la stessa malvagia intenzione da cui era stato colto il mio servo: e non potendo liberarmi da lui come dall'altro, ho creduto finalmente più savio partito nascondermi di nuovo fra questi massi, dove, infatti, tornai ad inselvarmi ed a cercare, con sospiri e con lagrime, il soccorso del cielo alle mie disavventure. Ora sono disposta a lasciare la vita in queste solitudini, affinchè non rimanga memoria di una infelice che senza sua colpa, ha dato argomento a chi sa quali mormorazioni contro di lei, tanto nel suo quanto negli altri paesi ».