Don Chisciotte della Mancia/Capitolo XXVII: differenze tra le versioni

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"Giunsi al luogo dov'ero diretto, consegnai le lettere al fratello di don Fernando,e n'ebbi buona accoglienza, ma, contro ogni mio desiderio, m'impose di attendere otto giorni, e frattanto mi confidò in un luogo appartato, da non poter esser veduto dal duca suo padre; perché il fratello gli scriveva di mandargli una certa somma all'insaputa del padre. Tutte invenzioni belle e buone, giacché non sarebbero mancati danari al fratello per affrettare la mia partenza. Fui tentato di non obbedire, sembrandomi impossibile di vivere per tanti giorni diviso da Lucinda, tanto più che l'avevo lasciata, come dissi, in grande tristezza. Prevalse in me il dovere di leale servitore, ed obbedii, sebbene sentissi che ne scapitava la mia salute. Ma, scorsi quattro giorni dal mio arrivo, giunse un uomo in cerca di me, e mi consegnò una lettera, che dalla soprascritta mi apparve di mano di Lucinda. L'apersi tremando, persuaso che non per altro ella poteva scrivermi che per parteciparmi qualche cosa di molto importante, perché poche volte mi scriveva quando io le era vicino. Chiesi al messo, prima di leggerla, chi gliel'aveva consegnata, e il tempo che avea impiegato per raggiungermi; ed egli mi rispose che, passando a caso per una strada della città, all'ora del mezzogiorno, una bella signora lo chiamò, da un balcone cogli occhi pieni di lagrime e in fretta gli disse: - Fratello, se siete cristiano, come l'aspetto vostro dimostra, vi prego per amore di Dio che vi rechiate sull'istante al luogo ed alla persona, entrambi notissimi, indicati su questa soprascritta. Vi acquisterete merito veso Dio; e perché possiate farlo con minore vostro disagio, tenete per voi quanto sta involto nel fazzoletto che vi do. - Ciò dicendo, me lo gettò dalla finestra, e vi trovai ben legati cento reali, questo anello d'oro che ho qui, e la lettera che vi ho consegnata. Senza attendere risposta, la signora si allontanò dalla finestra, dopo aver veduto che la lettera e il fazzoletto erano stati da me raccolti, e dopo che io l'ebbi assicurata con cenni che avrei eseguito i suoi comandi. Ben compensato come fui dell'impegno di recapitare la lettera, e scorgendo dalla soprascritta che voi eravate quello a cui era diretta (perché vi conosco assai bene), e per giunta vinto dalle lagrime di quella bella signora, decisi di non fidarmi di nessuno, e di venire a recapitarvela io stesso, e in sedici ore, da che mi fu consegnata, ho fatto il viaggio, che è, come sapete, di diciotto leghe. -
 
"mentre così mi parlava il messo gentile, io stavo ascoltandolo colla più viva attenzione, e mi tremavano le gambe in modo che appena potevo reggermi in piedi. Aperta la lettera, vi lessi:
 
"La promessa di don Fernando di parlare a vostro padre perché conferisse col mio, fu da lui adempita assai più a suo prpprio vantaggio che a vostro profitto. Sappiate, o signore, ch'egli mi ha chiesta in isposa, e mio padre, mosso dall'eminente onore ch'egli crede ricevere da don Fernando, acconsentì, e ciò è tanto vero, che fra due giorni seguirà il matrimonio in segreto, e testimoni saranno soltanto il cielo e qualche domestico. Immaginate quale sia l'animo mio! Pensate se vi convenga venire. S'io v'ami o no, lo vedrete. Piaccia a Dio che questa lettera arrivi nelle vostre mani prima che la mia sia costretta a congiungersi a quella di un uomo che sa mantenere sì male la fede promessa".