L'Opera di Mario Rapisardi: differenze tra le versioni

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''Mario Rapisardi non ha trovato quasi mai nei suoi critici dei giudici , ma sempre dei giustizieri''.
 
Ho indicato, rapidamente, come pur nei difettosissimi poemi del poeta siciliano, una serena ricerca possa trovare non comuni pregi: mi resta ora a parlare del Rapisardi lirico, infinitamente superiore al Rapisardi del {{TestoCitato|Lucifero}} e del {{TestoCitato|Giobbe}}.
 
Fin dal libro delle ''[[{{TestoCitato|Le Ricordanze]]}}'' (1872) sentiamo un vero e grande temperamento poetico: non più la nota ampollosa e convulsa della Palingenesi; a sentimenti più miti e personali la poesia si fa più mite e personale: non sempre bella, ma non più epilettica.
La preoccupazione filosofica non sovrasta queste rime.
Il poeta canta se stesso, il suo dolore, il suo desiderio, e il canto è poesia.
Essa ha ancora tutti i difetti della giovinezza, contiene il germe di tutti i futuri enormi difetti dell' arte di Mario Rapisardi, ma se ci si chiede che cosa fosse, a parte il Carducci, la poesia italiana nel 1872 , si dovrà convenire che le Ricordanze sono, di quel momento, il solo volume di versi degno di tal nome.
 
Di varie epoche sono le poesie raccolte sotto il titolo di [[{{TestoCitato|Giustizia]]}}.
Versi politici e sociali, inspirati da avvenimenti attuali e quindi caldi d' ironia o di sdegno essi non hanno un grande valore: sono poi quasi tutti superati dall'idea che vi si agita.
Offrono queste liriche accentuatissimo il fenomeno che ho già notato altrove: non ve n' è di compiutamente belle nè di compiutamente brutte.
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Ma, malgrado ciò, esse hanno molta forza di espressione, son calde e roventi di un odio grande quanto un amore, e, di tra i luoghi comuni e le imitazioni da Victor Hugo, restano come notevolissimi esempi di poesia sociale.
 
Alla « grande madre » , alla « santa Natura » dedicava Mario Rapisardi, nel 1887, [[{{TestoCitato|Le poesie religiose]]}}, il suo libro di versi migliore ove si rivela quel grande poeta ch'egli stesso, tra i fumi dei suoi poemi, sembrò non voler essere, che la critica italiana non volle riconoscere.
 
L' invettiva che persiste, ma s' attenua, l'amore al Vero e alla Giustizia che accende il poeta ma non lo sovrasta, ha dettato quelle fra le poesie religiose ove ancora si agita la quistione sociale: la malinconia e il rimpianto delle Ricordanze si perfeziona.
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Non forse la Morte sei tu?
</poem>
E' la pura e grande arte delle [[Poesie Religiose]] è anche nei [[{{TestoCitato|Poemetti]]}}.
Sono componimenti, nella più parte scritti in endecasillabi sciolti, ove il verso, l'imagine, il pensiero, si adagiano in una compiuta armonia di ritmo o d'espressione: Empedocle, Antinoo, Circe, Calcidonio... l'ispirazione è classica ma anche questo poeta ha sentito, come tanti altri, gl'influssi del romanticismo, e la fredda forma si anima d'un contenuto umano.
Dalla prima all' ultima queste poesie di Mario Rapisardi si svolgono nel cerchio dei suoi quattro ideali: aveva preso il cammino con lo sguardo in essi, lo ha compiuto cantandoli ancora: traverso le ingiurie degli uomini e del tempo, non riuscendo che di rado a districarsi dalle ceppaie dei propri errori, vinto dall'oblio, il poeta ha continuato a cantare immutevolmente l' ideale che per lui non mutava.