Da Lucrezio (libro secondo): differenze tra le versioni

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{{R|352}}Ché sovente dinanzi ai simulacri
Splendidi degli Dei cade immolato
Sulle fumanti-incenso are il vitello,
E dal petto gli sgorga un caldo fiume
Di sangue. Intanto va l'orbata madre
{{R|357}}Pei verdi campi errando (e impresse lascia
Del bipartito pié l'orme sul suolo),
Con gli occhi ricercando i luoghi intorno
Tutti quanti, se mai veder potesse
II suo figlio perduto; e soffermata
{{R|362}}Empie il bosco frondoso di lamento.
Riede frequente a visitar le stalle,
Trafitta dal desio del suo giovenco.
Non l'erbe liete di rugiada, o i teneri
Salci, non d'alto le fonti cadenti
{{R|367}}Ponno il cuore allettarle, e l'improvvisa
Piaga sanar; né la beltà può d'altri
Vitelli gai pei fioriti paschi