Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 9, Torino, 1925.djvu/1: differenze tra le versioni

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Ciò che si prepara, se il nostro fiuto non c’inganna, è un eclisse dell’idealismo come «moda» intellettuale, che era diventata stucchevole quasi quanto il dannunzianismo; e a produrlo saranno cause indirette, le reazioni suscitate da quel moto, che abbiamo descritto, soprattutto nel campo politico ed artistico. Però la moda è indice ambiguo, e nelle sue variazioni conviene distinguere quel che è, per l’appunto, semplice reazione meccanica, sazietà sentimentale, spinta di fattori estranei (puro fenomeno non logico), da quel che è, invece, il riflesso di logiche difficoltà e di intrinseche esigenze insorte sul cammino dello spirito creatore. Le prime cause contano poco, producono alti e bassi; le seconde molto, deviano durevolmente la traiettoria. Le dottrine, più ancora degli uomini, se muoiono veramente, non muoiono per caso, ma per una malattia che portan dentro. La vita dello spirito va concepita come un mare, dove ogni strato è sommosso da strati più profondi; dove anche ciò che alla superficie appare di spume, onde e correnti è solo in parte prodotto dall’umore volùbile del vento. «Moto ondoso» si, ma con vario periodo, e fino a un certo punto: poi l’onda si fa lenta, a ritmo secolare o millenare; (e la probabile decadenza cattolica, ad esempio, non risente più gl’influssi delle effimere galvanizzazioni alla Papini); finché al fondo chi sa, può darsi che l’oscillazione cessi, e il moto si faccia progressivo; può darsi che la storia, nelle sue supreme linee, sia davvero ascesa.
Ciò che si prepara, se il nostro fiuto non c’inganna, è un eclisse dell’idealismo come «moda» intellettuale, che era diventata stucchevole quasi quanto il dannunzianismo; e a produrlo saranno cause indirette, le reazioni suscitate da quel moto, che abbiamo descritto, soprattutto nel campo politico ed artistico. Però la moda è indice ambiguo, e nelle sue variazioni conviene distinguere quel che è, per l’appunto, semplice reazione meccanica, sazietà sentimentale, spinta di fattori estranei (puro fenomeno non logico), da quel che è, invece, il riflesso di logiche difficoltà e di intrinseche esigenze insorte sul cammino dello spirito creatore. Le prime cause contano poco, producono alti e bassi; le seconde molto, deviano durevolmente la traiettoria. Le dottrine, più ancora degli uomini, se muoiono veramente, non muoiono per caso, ma per una malattia che portan dentro. La vita dello spirito va concepita come un mare, dove ogni strato è sommosso da strati più profondi; dove anche ciò che alla superficie appare di spume, onde e correnti è solo in parte prodotto dall’umore volùbile del vento. «Moto ondoso» si, ma con vario periodo, e fino a un certo punto: poi l’onda si fa lenta, a ritmo secolare o millenare; (e la probabile decadenza cattolica, ad esempio, non risente più gl’influssi delle effimere galvanizzazioni alla Papini); finché al fondo chi sa, può darsi che l’oscillazione cessi, e il moto si faccia progressivo; può darsi che la storia, nelle sue supreme linee, sia davvero ascesa.


Noi non vogliamo qua sondare tali oceanici abissi; però non vogliamo nemmeno stare alla superficie e dichiarare spacciato l’idealismo, questo illustre prodotto del pensiero, solo perchè l'on Gentile ne abbia fatta un’applicazione scolastica meno felice; o Marinetti ne tragga illazioni sconcertanti; o a qualche ''ras'' piaccia piegarne il dettame agli usi della sua graziosa signoria. In vista della crisi che, forse, si approssima, converrà, pertanto, istituire due bilanci: il primo è a nostro parere, favorevole. Nella Borsa filosofica, il titolo appare solido: nonostante l’inizio di speculazioni al ribasso, riteniamo che avveduti finanzieri, alieni da agiotaggi, possano benissimo comperare alla pari. Anche in sede politica, e per restare in Italia, se è vero che l’influsso idealistico si è rivelato, in massima, antidemocratico, è pur vero che, alle compromissioni fasciste di Gentile, fa riscontro il riserbo liberale di Croce; cosicché eventuali burrasche, con cambiamento di pilota, non dovrebbero addirittura capovolgere la barca delle fortune filosofiche. Su altri punti, poi, il glorioso idealismo crociano ci sembra anche più solido. Il pilone dell’estetica è, si da tempo, furiosamente squassato da Sansoni che ce l’hanno su col tempio dell’illustre Filisteo: ma, in cospetto della mole, sono Sansoncini dai capelli corti; taluno, anzi, irrimediabilmente calvo. Quanto alla Economia, all’Etica, alla Storia, è come mordere il macigno; non si delinea, nemmeno lontanamente, un’offensiva. In questo campo, e sebbene, in tempi di nazionalismo, sia carità di patria non gettare olio sul fuoco, un primato italiano ci sembra veramente indiscusso, e duraturo. Altrove, invece, è il tallone di Achille, la malattia organica di cui soffre l’Idealismo: (a parer nostro, beninteso, e per quanto siamo esitanti a esprimere una diversità di opinione da maestri di tanta autorità). E’ nella Logica, o Teoria della Conoscenza, là dove, in base certo, ad altissime vedute speculative, si nega il dualismo del soggetto e dell’oggetto, cioè l’esistenza della Natura, delle cose in sè del mondo esterno; dove si nega, in conseguenza il valore della Scienza. Crediamo che il problema, più che sotto la forma teologica di trascendenza e d’immanenza (che agitò vent’anni fa i campi cattolico e modernista), sia oggi vitale per l’Idealismo sotto quest’altra forma che interessa la Scienza. Lo spirito scientìfico è troppo vigoroso, e prepara una riscossa. Risvegli religiosi sono invece più remoti.
Noi non vogliamo qua sondare tali oceanici abissi; però non vogliamo nemmeno stare alla superficie e dichiarare spacciato l’idealismo, questo illustre prodotto del pensiero, solo perchè l'on. Gentile ne abbia fatta un’applicazione scolastica meno felice; o Marinetti ne tragga illazioni sconcertanti; o a qualche ''ras'' piaccia piegarne il dettame agli usi della sua graziosa signoria. In vista della crisi che, forse, si approssima, converrà, pertanto, istituire due bilanci: il primo è a nostro parere, favorevole. Nella Borsa filosofica, il titolo appare solido: nonostante l’inizio di speculazioni al ribasso, riteniamo che avveduti finanzieri, alieni da agiotaggi, possano benissimo comperare alla pari. Anche in sede politica, e per restare in Italia, se è vero che l’influsso idealistico si è rivelato, in massima, antidemocratico, è pur vero che, alle compromissioni fasciste di Gentile, fa riscontro il riserbo liberale di Croce; cosicché eventuali burrasche, con cambiamento di pilota, non dovrebbero addirittura capovolgere la barca delle fortune filosofiche. Su altri punti, poi, il glorioso idealismo crociano ci sembra anche più solido. Il pilone dell’estetica è, si da tempo, furiosamente squassato da Sansoni che ce l’hanno su col tempio dell’illustre Filisteo: ma, in cospetto della mole, sono Sansoncini dai capelli corti; taluno, anzi, irrimediabilmente calvo. Quanto alla Economia, all’Etica, alla Storia, è come mordere il macigno; non si delinea, nemmeno lontanamente, un’offensiva. In questo campo, e sebbene, in tempi di nazionalismo, sia carità di patria non gettare olio sul fuoco, un primato italiano ci sembra veramente indiscusso, e duraturo. Altrove, invece, è il tallone di Achille, la malattia organica di cui soffre l’Idealismo: (a parer nostro, beninteso, e per quanto siamo esitanti a esprimere una diversità di opinione da maestri di tanta autorità). E’ nella Logica, o Teoria della Conoscenza, là dove, in base certo, ad altissime vedute speculative, si nega il dualismo del soggetto e dell’oggetto, cioè l’esistenza della Natura, delle cose in sè del mondo esterno; dove si nega, in conseguenza il valore della Scienza. Crediamo che il problema, più che sotto la forma teologica di trascendenza e d’immanenza (che agitò vent’anni fa i campi cattolico e modernista), sia oggi vitale per l’Idealismo sotto quest’altra forma che interessa la Scienza. Lo spirito scientìfico è troppo vigoroso, e prepara una riscossa. Risvegli religiosi sono invece più remoti.


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