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IL BARETTI




61
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IL B A RETTI
UN SERVO


Di Jvfcn Cankar, scrittore sloveno, morto a
Lubiana nel 1918, a 42 anni, esco ora tradotto
in italiano un racconto: Il servo Mortolo t il
suo iti ritto (Trieste, Casa editrice Parnaso) che
inerita anche da noi ogni fortuna por la pu¬
rezza epica della linea ondo la breve narrazione
procede evitando cosi gli inconvenienti dell'arte
di colore corno quelli della comune letteratura
a lesi. Lo Cankar, in realtà, affermano i tra¬
duttori I. Rcgent o G. Gusaek, fu scrittore
■ sodale » che si propose molto spesso fini di
edificazione se non proprio religiosa, certo nel-
]'ordine di una morale libertaria; qualche cosa,
a giudicare da questo saggio, che ricorda in
certo modo l'arto programmatica dell’ultimo
Tolstoi. Ma il Servo Mortolo non cado nel ge¬
nere edificante o « a chiave » appunto per l’al¬
tezza scmplico o nuda a cui la narrazione si
mantiene, o che non ci sembra di poter defi¬
nire altrimenti cho riferendoci ai caratteri del¬
l’epica vera o propria.


Trascorre gli anni di fanciullezza a Monaco, a
Ai sempre risorgenti vagheggiatori del « con¬
Vienna, a Berlino. Viaggia. Frequenta, per un
tenuto » in arto noi vorremmo obbiettare cho
certo tempo, a Parigi, i cenacoli del simbolismo.
ancho l’armonia punto traducibile in parole
Diviene amico e segretario di Rodin. Visita la
critiche dei valori fantastici, forma un altro
Russia, nelle cui vastità immense affina le sue
contenuto bon altrimenti sottratto ad arbitri e
doti percettive già cosi singolari, e l'Italia che
presunzioni. Fuori di questo campo, in cui gli
gl'inspira le più luminose canzoni.
incompetenti vedono poco più che un giuoco di
specchi o una fumata di tabacco oppiato nes¬
suna diBtinxiono ò più possibile tra poeta e
fabbricatoro di sermoni.


La produzione che Rilke ha al suo attivo è
Ivan Cankar ai addimostra dunque artista
considerevole. Si tratta, in complesso, contando
prima che pensatore e'propagandista. Con ciò
anche i «Sonetti ad Orfeo», apparsi recente¬
non destituiamo certo l'arte sua d'ogni virtù
mente, di una decina di volumi di lirica, oltre le
di p?nsiero. E’ anzi una bolla fortuna per un’i¬
novelle e i saggi «li critica «l’arte.
dea, il potersi giovaro di forme tanto puro; ed
è forse una sanzione di una natura cho ci sfugge
questo fiorir©, che talora si osserva, di parole
necessario dalla penna di un artista galantuo¬
mo; un componso di cui si può valutare il pre¬
gio ancho solo nell'ambito dolio linee e delle
formo o cho gli eversori del buon gusto, gli
screditati profeti dei nuovi mondi non conosce¬
ranno mai. E spendiamo due parole su questo
racconto dello Cankar.


Se si vuole, Rilke è un crepuscolare. Ma non
Bortolo ò il vecchio servo del vecchio Sitar,
nel significato che il Borgesc ha impresso al vo¬
un proprietario di Betaynovo. Da molti anni
cabolo. Crepuscolari, in Italia, sono, ognun sa,
Bortolo ha dedicato l’opera sua ai terreni di
quei letterati del postdannunzianesimo, che ido-
Sitar: li ha arati, mietuti, falciati: vi ha edifi¬
leggiano una poesia del tutto morbosa, odorata di
cato sopra, ha diretto lavori e lavoratori. La
garze intrise e di sornacchi sanguinolenti. Cre¬
proprietà di Sitar, si può ora affermarlo con
puscolare, Rilke, poi che la sua sensibilità sembra
tutta giustizia, è opera sua, ed è sua cosa. Tale
essersi aguzzata per un diuturno spiar i minimi
il sentimento di Bortolo, il quale tuttavia è
rumori, i più impercettibili strepiti delle cose nel
fedele al suo padrone, pago dell’affettuoso ri¬
tempo che comincia a stendersi sopra d'esse il
conoscimento che questi gli concede e del po¬
mantello «Iella tenebra. Allorquando esse comin¬
sto accanto al focolare, che divide con lui. La
ciano a fiatare e a viver la lor vita verace.
giustizia non è finora turbata, una legge silen¬
ziosa governa lo ore del padrone e del servi¬
tore.


« Quanto più il giorno s'approssima, con gestì
Muore Sitar e tutta la sua proprietà trapassa
sempre più stanchi, al vespro,
a Sitar il giovane cho mai ha dedicato a que-
tanto più tu fi disveli, o Signore.
Bte terre un’ora della sua oziosa adolescenza. E’
giusto tutto ciò! Nell’ordine reale delle cose
forse non lo ò, pensa Bortolo e con lui l'autore;
ma in quello ideale può bastare che il nuovo
>adrone riconosca questa ingiustizia e, pur as¬
sumendo la proprietà di tutti i boni, ricono¬
sca, ancho con un sol gesto, una sfumatura di
voce, il diritto del servo. Ristabilito questo su¬
periore equil'brio, Sitar avrebbe di certo in
Bortolo il più fedele dei dipendenti .


4M, in alto, da tutti gli émbrici ».
Avviene invece ben Altro. A Bortolo, Sitar
fa intendere subito con freddezza che il tempo
della « confidenza > è passato, e che b neces¬
sario ormai ch'egli si ricordi di essere un servo.
Ecco quello che accade dopo alcune aspre scene
che precedono:


Il Poeta è perennemente in ascolto: si potrebbe
— « Levami gli stivali ! — disse (Sitar) in
applicargli la parola di Euripide: «divina è
tono di comando a Bortolo.
l’ombra ».


Esiste di Rilke un ritratto, opera di Oscar
Questi non rispose, ma si sedette sulla panca,
riaccendendosi la pipa, che gli si era spenta
Zwiutsclicr, a Dresda, che lo coglie dinanzi ad
una finestra già opacata dalla sera, con grandi
occhi aperti, in attitudine di origliare. E' questo
il gesto che informa di più la sua lirica. Redine
profondamente sul polso delle cose, egli giunge
ad unificarsi con esse, a prestar loro il proprio
respiro, a«! udirne le musiche più segrete:


« Se ti diporti fuori, lungo il chiuso,
— Levami gli stivali !


Tè divietato scorgere le gèmmee
— Sci ancora in vena di scherzare T — disse
rose stellanti i viali del giardino:
Bortolo tlemmoticamente, mandando boccate di
ma, nella tua fede profonda,
fumo. — Tutto ancora ricorda la morte in que¬
puoi sentirle, si come
sta stanza: inginocchiati, piuttosto, o prega* E
fanciulle che s'avvicinino.
s’inginocchiò davanti al crocefisso. Il padrone
lo guardava biliosamente, fumando la pipa e
sputacchiando; e jtetto cosi, senza dir parola,
finchò Bortolo non.obbo finito di pregare.


Bile avanzano a coppie,
Bortolo ai alzò «, guardando a terra, s’accinse
recingendosi ai fianchi:
ad uscire.
e le vermiglie cantano sole;
poi prendono a melodiare le bianche,
lievi, sommesse, con i lor profumi ».
Nell'intenso perscrutare il regno delle tenebra,
nel frugarlo in ogni senso, permearlo in ogni
flessura, per registrarne nell’anima ogni vibra¬
zione più tenue. Rilke diviene uno strumento mi¬
rabile, una eolia arpa sospesa:


« Quando gli orologi
— Bortolo ! — gli gridò 8 itar.
bruiscono prossimi, come
bruiscono nel mio proprio cuore,
e le cose, con tremule
voci, si domandano:


— Sei làP —
Bortolo si fermò, tornendo con una mano la
maniglia della porta.


Allora io non som colui
— E’ troppo I — esclamò Sitar, e la pipa gli
che si ridesta col maitino,
tremava nella mano. — E’ troppo! Ora basta:
e la Notte mi dona d'un nome
cercati un altro padrone I
cui ninno di quelli
che ragionarono meco nel giorno
ascolterebbe scusa terrore.


Ogni porta dell'anima s'apre.
Bcrtolo, per tutta risposta, rise di gusto, am¬
miccando con gli occhi !


La puerizia m'è dinnanzi.
Sitar pestò i piedi sulla psnea.


Molti, che anzi me vissero,
— Come?
e lottarono lungi ,
s’ordirono in me.


Allora, converso
— Sci diventato sordo? Ho detto che ti devi
a te, dico piano:
cercare un altro padrone! La misura è colma:
c ora che tu finisca di apadroneggiare in que¬
sta casal


— Soffersi:
In quel momento un lampo balenò le nere
m'odif —
nubi: da lontano si udì il rombo del tuono.
Bortolo si scopri e si fece il segno della croce.


E qualcuno, che m'è ignoto,
— Che Dio ci preservi da tutti i mali. Bada
fa eco c rimurmura...».
di non peccare giovanotto; raccomandati a Dio
ed al tuo santo protettore !


Non è forse nella breve lirica seguente il bri¬
Aprì la porta, uscì e salì nel fienile, dove m
vido come d'un mistero impenetrabile e desolato?
coricò sul fieno, ed essendo stanco subito si ad¬
dormentò. Allora tutte le cupe imagini se ne
andarono dal suo cuore.


« Una strada abbagliante
che va a smarrirsi nella luce,
grcvità del sole jmì vigneti,
e d'un tratto, come in un sogno,
una porta,


scavata in pareti invisibili.
PADRONE


Il legno dell'usciale
I tristi ricordi se ne vanno dal suo cuore,
perché la fede è ancora viva in lui. Forse il
padrone è ubriaco ; e l'ora triste passerà. Ma il
risveglio non porta ore migliori con sò. Bortolo
deve andarsene p:r sempre, l’ordine esiste an¬
cora. Da questo momento ha inizio l'altro ri¬
sveglio di Bortolo: il suo affacciarsi inesora¬
bile e continuo all’ingiustizia del mondo.


è da gran tempo consunto:
Bisogna chiarire subito questo punto : non è
la perdita del focolare e del tetto che accascia
il servo; l’una e l'altra cosa egli potrebbe fa¬
cilmente riavere. Sitar non c un uomo peg¬
giore di tanti altri, e saprebbe perdonare. E’
la perdita del senso della giustizia, in lui vivo
formidabilmente.


tuttavia, pervicaci,
Al consiglio che più d’uno gli dà, di umi¬
liarsi al padrone e chiedergli scusategli oppono
il più deciso rifiuto. Cacciato lui, Bortolo I
• Cacciato! Come può un servo cacciare il suo
padrone? Chi gli ha fatto si grande e ricca
quella casa? Egli o io? Chi ha diritto di dire:
Mettiti il fagotto sulle spalle c vatteno! » —


durano sulla cèntina
A questo punto comincia la via-crucis di Bor¬
tolo in cerca di giustizia. E in lince semplici
stilizzate, di racconto sacro, procede la narra¬
zione. Il ridicolo è sempre vicino, e non b toc¬
cato mai. Non c'ò un dettaglio stonato, una
caduta nel # bozzetto • o nel ■ pittoresco ».
Non ci voleva meno di questo per non turbare
la coerenza di una composizione arrischiata che
sforza fino al paradigma i limiti di una persona
vivente senza venir meno al suo contatto con
la realtà.


l'armi e il diadema principesco.
Ora la fede di Bortolo s’arricchisce, anzi che
mancare, ad ogni negazione, ad ogni contra¬
sto. Il dolore e la sconfitta non sono che il
prezzo del riconoscimento futuro; la stoltezza
e la nequizia devono esaurire la loro possibilità
prima che il miracolo della giustizia trionfi. Re¬
spinto che sia, anche nella logica confusa d’un
vecchio servo, questo prodigio dall'ordine dei
fatti usuali, a quello degli imponderabili, ogni
avversione dà forza s'anco il risveglio debba
concludere in un crollo. Su codesto filo di ra¬
soio Cankar ha condotto il suo racconto, con
una sicurezza di piglio e di risultati che pon¬
gono questa operetta sua tra le più degne di
riguardo fra quante ne sian venute a nostra
conoscenza negli ultimi tempi.


lì se tu entri, sei ospite.
Ora sono altri contadini, altri « servi », cfco
contestano a Bortolo il suo diritto, e gli consi¬
gliano di prostrarsi al padrone ; indi i fanciulli
che. passato un istante di curiosità, lo feri¬
scono a sassate, tra dileggi ; poscia il giudico
del paese da cui riottiene l'usato consiglio, non
senza risa e motteggi.


— Di chif
Più tardi, a Lubiana stanco, ferito, lacero,
ma fermo nella sua fede che non vacilla s'anche
i personaggi del « coro » (lo studente, la don¬
na con la neonata cieca) cerchino di persua¬
derlo che giustizia non vi ha in terra nè in
cielo, egli si presenta ad altri giudici, e riceve
anoora il noto avviso: —


lì riguardi, rabbrividendo,
• — Ritornate dal vostro duro ed ingiusto
sul paese selvaggio...».
■padrone e ditegli: Sii giusto e misericordioso,
dammi un posticino nella tua casa ed un pezzo
di pano, ora che sono vecchio! Parlategli eoa*,
e vedrete che si commuoverà, riconoscerà il pro¬
prio torto ed esaudirà la vostra preghiera. —
E’ toccata qui l’ultima possa della giustizia
umana: esiste in queste parole un qualche ri¬
conoscimento del diritto del servo. Cankar non
ha forzate le tinto a beneficio della sua tesi pes¬
simista. Non ne aveva alcun bisogno. Cotesta
soluzione non può ristabilire in nessun modo
l'equilibrio invocalo. Ed è giusto che a tali pa¬
role rimanga il vecchio « come annichilito • e
chieggia con degno:


Anche «piando il Rilke «lescrive un fatto svol¬
•— Ma siete voi proprio un giudico?
ganosi, un reale in atto, come ne le «Clarisse»;
osservate come tra il Poeta e lo spettacolo, o, nel
caso tra il poema e Tanti fona, interceda quasi un
velame. Traverso questo velame, le linee i suoni
i colori son più presagiti congetturati supposti,
che riprodotti direttamente. La voce «Ielle Clarisse
che cantano si trasforma in una moltitudine di
volti proprio per il processo medesimo per cui.
ad utt cicco, l'eloquio d’una persona si trasmuta
nelle immaginate fattezze di questa:


« Fu il mio sangue
Ed ecco Bcrtolo afferrato e trascinato in una
lurida cella insieme con un ladro. La fede in¬
tatta del .servo desta l’ammirazione e le risa


che sussurrò, d'un trailo, più sonoro!
del furfanto: — « Quando ti rilascieranno,
Bortolo verrai con me ! Ti esporrò a tutto il
mondo come una curiosità ; ti menerò per le fie¬
re, per le sagre, dove ti metterò in mostra al
popolino .Vedrai che affaroni faremo! —


0 fùr le clarisse che entrarono
E a lui Bortolo: — • Di te pure Iddio avrà
compassione ; anche tu ti genufletterai un gior¬
no e piangerai ! Il cuore è più tranquillo nel
pianto, che nel riso: le lagrime purificano dal
peccato e dalPingtoistizia? »


dietro la grata del corot
Rilasciato dopo parecchi giorni, ecco Bor¬
tolo, cui frattanto una effigie dell’Imperatore
scorta casualmente ha persuaso a un estremo
tentativo, salire su uu carrozzone ferroviario,
e giungere alla babele viennese. Vedilo vaga¬
bondare tra la moltitudine, camminare a fa¬
tica, oppresso dagli anni e dagli stenti Non
tarda molto che un uomo in uniforme si accor¬
ge di lui, o lo trae con sé; e di 11 a poco il
vecchio ripete la sua storia dinanzi a un uomo
provveduto di barba e di occhiali. Ora si vedrà
se è davvero vicina l’ora della giustizia, se può
spegnersi veramente la luce del sole; se Bor¬
tolo ha davvero superato tutti in astuzia, e
prestato ascolto soltanto alla voce divina.


Esse non han per anco incominciato.
La risposta par giungere, e consiste in pa¬
recchi altri giorni di cella; dopo dei quali il
vecchio è prosciolto, e fatto accompagnare a
T.esye, suo paese natale. Al sindaco che si spa¬
venta in vederlo, Bortolo uulla chiede se non
un poco di paglia per riposare; e rimasto solo
parla a Dio « come parla il creditore col de¬
bitore ».


Forse, non son per anco quivi, desse


che mimmo mai vide,
All’alba seguente l'incammina, e giunge sul¬
l’ora del tramonto a Betajnovo.


se non le madonne dei tre altari
Al suo parroco, uomo misericordioso cho gli
ridice la parola del perdono, Bortolo non parla
di pietà e di giustizia. E’ tempo di sapere se
Iddio ò con lui o coi birri. Finche in un vento
di furore che s’abatte per lui, il dubbio investe
di colpo la certezza: — Esiste o non esiste la
giustizia! \”i uh Dm! A queste parole il par¬
roco tende la meno, discaccia il bestemmiatore ;
e Bortolo va, con passo ormai sicuro ; e dal suo
cuore scompare ogni sentimento di amarezza e
di fede.


Ecco che, impreciso, lontanissimo,
Foco dopo, nella notte, una fiamma s’alza
giunge un suono:
dalla casa di Sitar, un vasto incendio alimen¬
e vanisce.
tato dal vento tocca il cielo. Accorrono i vil¬
lani e guardano, tremanti e sbigottiti, a capo
scoperto, l’indomabile fuoco. Che fare ormai!
D'un tratto un uomo appare in mezzo a loro:
è Bortolo, lieto e sorridente; con le mani e i
capelli abbruciachiati. Parla tranquillo: —


Poi, di nuovo, scalpiccio,
. Sono andato a prendermi la pipa, mici ca¬
trepestìo, come
ri ' Non volevo che si bruciale la mia pipa, cho
dimenticai di prender meco, quando mi misi in
cammino... ».


d'un recedere e d'un genuflettersi;
Una voce di sdegno corre tra i contadini :
la porta cigola sui cardini,
sbarrandosi dietro qualcuno


-- • E' Bortolo l'incendiario ! » — Tutti gli
si buttano contro: « Colpitelo! » Lo afferrano
e lo percuotono con tizzoni ardenti e scarponi
imbullettati.


che giunse o che s'allontanò;
. Lo rialzarono di peso, lo portarono, tutto
un po' d'albore trema
pesto, insanguinato ed abbruciacchiato, e, dopo
sulle làmpade, come un cenno.
averlo dondolato corno un sacco, per dargli
slancio, lo gettarono neU’incendio: le faville
guizzarono ancor più alte, dalle fiamme. Quan¬
do i carnefici di Bortolo uscirono dal fuoco,
avevano le mani ed il viso anneriti. Quest’ò
successo a Betajnovo.


Ora cantano.
Iddio abbia pietà di Bortolo, dei suoi giudici
e di tutti i peccatori ».


Cantano come da tempo,
Termina cosi questa cupa storia. Da un rias¬
con le lor povere bocche
sunto. quale il presente, tutto va perduto di
stanche, avvinte al lungo inno,
quel eh c continuità di linea, impostazione e
strascicate da pausa a pausa;
risoluzione di temi: svanisce l’organismo mu¬
cantano come do lunghi anni,
sicale o restano in evidenza le parti più ambi¬
anni che furono senza
gue, gli sviluppi più pericolosi.
fine: cantano come
con quello che fu soffocato,
cantano come
con le lor chiome ...


Le lor voci hanno lievi
Si allude qui a parti e svolgimenti del dato
volti indistinti, quali
ideologico. Che certo, si dovrà chiarir meglio
esse, nel giorno notissimo,
questo punto, l’interesse della novella è reso
solleverai i dai sepolcri.
assai meglio dai modi che non dal fondo. E'
l’intonazione, infine, che riscatta il pretesto.
Qui non c perciò da ricordarsi qualche altro
esempio di parabola dove trovi coerenza soltan¬
to sotterraneamente, in certo disordine di li¬
nee. Ma stabilita questa distinzione null’aìtro
pare a noi di dover domandare. Non ci era fa¬
cile trovare uno scritto d’arte di un ■ genere »
più lontano di questo dalla nostra capacità di
simpatia; altrettanto difficile ci pare ora, nel
concreto, ricordare molti racconti ch’escano
meglio vittoriosi dalle angustie delle definizioni
e degli schemi. Eugenio Montale.


E d'improvviso, su tutte,
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unica, emerge, chiara, in alto,
una pallida lieve esigua voce;
e si tien, come il cavo
d'una conchiglia,
poggiala all'orecchio di Dio... ».


Temperamenti di cosi esasperata interiorità,
Torino - Via XX Settembre, 60
perfezionati dalla consuetudine con le melodie più
sottili, percepiscono senza difficoltà quel fangoso
« suono dominante clic timbra di si tutte le mu¬
siche vcrsicolari della terra > di cui parla Lu¬
dovico Ticck.


E cominciano in tal imxlo, per Rilke, le an¬
NOVITÀ:
siose domande. Il « Libro d'oro » e il « Libro delle
imagini » documentano la ricerca d’una risposta.
« Saper ascoltare, dice il Poeta, è riscattarsi. Io
ascolto, e le lontananze mi disvelan cose che non
posso tollerare sema amico, ne amare senza so¬
rella . Breve è <|uello che noi combattiamo, gran¬
de, ciò che si avversa ».


« Ratlleniti, o mia più profonda
A. C. CAGNA


vita,
La rivincita dell'amore


dal palese ascoltare e stupirti:
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tu sai quello che voglia il Pento, prima
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contro vaglia. Chi acquista i tre volumi li avrà
persole LIRE TRENTA. Affrettare l’ordino-
sione prima che Medinone originale sia esaurita.


E distenditi, come un solenne
Pubblicando lo opere complete di A. 0.
vestimento, sulle cose che pensano ».
Cagna che trent'anni In venne salutato dalla
critica unanime, da De Amici*, Albo, P. Lioy,
tee., come il Balzac italiano e che ingiusta¬
mente è stato ora dimenticato, sappiamo di
offrire al pubblico un'opera capace di affasci¬
nare i lettori più semplici come ì più raffi¬
nati; e siamo sicuri di rivendicare una delle
nostre solide glorie letterarie.


« E perciò lasciamoci sopratrtuncere da quello
Imminente /
che è sempre più grande. Impariamo dalle cose
che umilmente raccolgono e rispecchiano in sè
ciò che è più grande; dalle cose del crepuscolo,
dalle cose che la parola dell'uomo difforma ed
abbassa, chiamandole magari < casa » ed * al¬
bero ». I Poeti, come i bimbi come le fanciulle,
odon soli le cose cantare ».


Rilke, rendendosi sempre più affine alle cose,
PIERO GOBETTI
si accosta sempre più al .Scura nome. Il suo a-
more scopre, meravigliato, presso e lungi, l’anima
propria e l'anima di Dio commiste.


Sorgono così gli « Engcllicder * i « Canti degli
Risorgimento senza eroi
angeli », le poesie forse più stupende, nella loro
disadorna semplicità, di cui la modernissima poe¬
sia tedesca possa vantarsi.


« Da poi che il mio angelo non ha più officio
Nuovo saggio storico sull’Italia dopo il Sette¬
cento.


( alcuno,
2ó0 pagine
Ai prenotatoti I. IO


da poi che il mio rude giorno l'espluse,
INCHIESTA SULL’IDEALISMO
spesso inclina il nostalgico volto,
e il cicl gli divien grave.


Ei vorrebbe tutt'ora. in giornate di duolo,
1. — Quale posto ha l’idealismo italiano
sulla distesa sfarfugliante dei boschi,
nella filosofia europea contemporanea t Si può
recar le mie pallide preci
parlare di un idealismo italiano o conviene ap¬
al paese dei sèrafi.
plicare un diverso discorso ai diversi idealisti!


Ivi egli addiuse il mio futile pianto,
2. — Quale influenza ha dimostrato l'idea¬
e i miei crucci di bimbo
lismo nella cultura filosofica, storica, religiosa,
crebber ivi ad imagiue di boschetti
scientifica, letteraria e politica in Italia dopo
ch'ora sovra il suo capo
sussurrano... ».


« Se un giorno, nel paese della Vita.
il 1900.


nel rombaszo
3. — L'idealismo b in crisi? Quali orienta¬
menti si annunciano nella nuova filosofia?


delle fiere
Nei prossimi numeri pubblicheremo «lire
risposte.


e delle piazze,


io m’oblh del fiorito
Chi acquista almeno 30 lire di libri noslrl nel
mese di dicembre riceverà IL BARETTI gratis
per ludo l'anno venturo 1926.


pallore di mia fanciullezza;
PIERO GOBETTI - Editore


m’ablii del mio custode angelo,
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della sua veste e della sua dolcezza,


delle sue mani che pregano
CENTO LIBRI NUOVI


t benedicono;


nei sogni più segreti,
G.


pur sempre,
\ All suoi.»: ('un lini biglia Liberale


serberò l'imagi ne
L.


delle sue ah piegate
II,—


dietro l'òmcro. simili
G.


ad un cipresso bianco... ».
Anorrani : Scuola r carcere giudiziario


Werlel.
»


Franz NVcrfel è anch’egli un mistico.


La sua concezione «lei mezzi per «compiersi
G.
celestialmente», per arrivare cioè allo stato di
grazia religioso in cui il nascimento della poesia
si può dir si confortila con Tatto del respiro n»e-
desimo. è però sensibilmente in divario con quella
«li Rilke. Questi ha ricorso alla sola contempla¬
zione. a quella estasi che è bulinare alla comprcn-
sionc perfetta in cui s'attua la beatitudine tra¬
sentente: Wcrfcl invece inscrive in testa alla
propria opera le parole che Kundry pronuncia,
genuflessa a detergere i piali di Farciva! : « esser
ligia, servire... ». Rilke aspira a dissolversi in una
inattività contemplativa: Wcrfcl pensa che è ne¬
cessario « bruttarsi le mani «li fimo ». per esser
«legni «li stendere sul mondo che aggela la coltre
tepida d’una pietà consapevole al operante.


Egli ci conduce nel cuore della riotfa espressio¬
Amanti:: l’ita di llellini
nistica. L'espressionismo, per dirla con uno «lei
suoi teorici, è « il balzo dalla fisica alla metafi¬
sica, Turgore delle forze creative verso ogni for¬
ma del mondo esteriore: il lor tumulto e la lor
«lissoluzione. attraverso l’elemento dionisiaco, nel¬
l'elemento amorfo ». Esso appare tuttavia come
una specie «li neo-romanticismo, a tinta però «lcci-
samente attivistica.


La poesia è concepita come un arcobalestro
»
sempre teso : ciò che non s'avvalla dai vertici par¬


IO,—


tecipe dell'incandescenza, non vicn preso in consi¬
derazione veruna. Non vale se non ciò che lia po¬
tenza di suscitare il grido. Bisogna ben dire che
alcuni artisti non germanici avean, già tempo pri¬
ma della formulazione di principi consimili, di¬
sgombrato e percorso le vie della contrada c-
spressionistica. L'arte dello Scriàbine delle sonate
ultime non è forse indiscutibilmente un inconsa¬
pevole portato dell'espressionismo ?


Comunque, non ci sembra che, in paese tede¬
■ Sara Lilns - Ronmnzo di Montmnrtre
sco. esso abbia «lato, per ciò che riguarda la lirica,
i frutti più sàpidi. Le poesie di Gi«»gio Heini, e
«li Giorgio Trakl sono forse quanto di meglio gli
si |>ossa attribuire.


La Halmathkunal.
»


I poemi di guerra sono copiosissimi : una vera e
10,—
propria alluvione: assai poco, per altro, v’è, che
possegga una importanza reale. Perciò noi ce ne
passeremo leggermente; agevoli a noverarsi sa¬
rebbero d'altronde le ragioni di codesta scarsità
qualitativa.


Una tendenza che appare in questi anni or è
G.
poco trascorsi, c clic perdura tuttavia, è quella
«l’un allontanamento sempre maggiore del fulcro
berlinese ; e una seguace insurrezione «lei vari fu¬
macchi di poesia provinciale.


E' la cosi «letta « Hcinuthkunst ». la cui manife¬
Anna Mio i Ia ('ninnila infame (Studi »to-
stazione peculiare è costituita dalla ballata popola¬
reggiante; e che ha. di certo, un significato molto
notevole per il momento in cui esplica la propria
azione. Sembra che tutta una stirpe voglia ritem¬
prarsi alle linfe più schiettamente nazionali, per
attingere, come Sigfrido con l’immergersi nel por¬
tentoso sangue di Fafnir, la forza e la volontà bi¬
sognevoli a sormontare un disastro cui, dopo quello
della guerra trentenne, gli annali alemanni non re¬
gistrarono mai l'eguale.


Elio Giantuuco.


NOTE


Il pittore Tosi.
rìcl)


Arturo Tosi, come avverte Ugo Bernasconi
nella prefazione del volumetto dedicato testé al¬
la sua arte (ed. Schèuwiller - Milano) vive fuori
dalle più recenti smanie impressionistiche c neo¬
classiche e, figliolo dell'impressionismo, ma edu¬
cato alla scuola italiana del Ct et nona, «lei Bian¬
chi, del Gola c del Bazzaro, coltiva «lei suoi più
vicini maestri l'amore del buon disegno, oggimai
rarissimo specie tra i pittori di paese, e tende
con una forza infallibile alla intensità del tono
e alla robustezza del chiaroscuro, che son poi ca¬
ratteristiche di schietta tradizione lombarda.


Soltanto, pare a noi che il non essersi invescato
prop.
nelle infatuazioni impressionistiche c ncoclassi-
cistiche non debba far meraviglia in Tosi che,
toscano sarebbe stato macchiatolo e, lombardo, se¬
guita quella maniera più larga c sinteticamente
chiaroscurale eh'è propria «Iella sua regione.


Tra la pittura toscana c quella lombarda del¬
R
l'ultimo ottocento esistette una differenza di spe¬
cie diremmo quasi sociale attraverso il soggetto
e la sua trattazione. I toscani. Fattori, Signorini,
Lega, si tennero a tipi popolari c modesti, a sce¬
ne di casalinga intimità, dipingendo con un ade¬
rentissimo senso realistico «Iella natura; i lom¬
bardi, come Cremona, o Ranzoni, o Gola, conob¬
bero, della pittura, una signorilità più mondana e
anche più letteraria. Nei soggetti amorosi «lei
Cremona e. per cs., nel Falconiere, quclTeffnsione
«li colori che poi si confondono tende a un’espres¬
sione drammatica, a «iscrivere un patos.


Su tali presupposti, che avevano una base nel
Arti'MO: L'Isola - Tragedia
colore, è naturale che Timprcssionismo — chia¬
miamolo cosi — lombar«k>, potesse resistere più
a lungo del macchiaiolismo toscano. Nella sua
parte letteraria, ben commista e armonizzata di
elementi pittorici, trova già una parte di sfogo
e d’avvenire quel più complesso assieme d'ele¬
menti «li cui si comporrà più tardi il generale ri¬
torno al gusto della grande composizione. Ed c
naturale che un uomo di cinquantatrè anni, come
Tosi, vi si possa sentire ancora abbastanza gio¬
vine e sicuro.


Ci sovviene di aver incontrato Tosi a Milano,
verso il 1916, al primo piano «lei caffè Campar!.
F.ra insieme a lui Carrà, uomo di parola facile
e cordiale, che figurava naturalmente, come un
personaggio «li primo piano, anche perchè se¬
guitava a bruciare in lui quella passione pole¬
mica cralitata dal futurismo, che si svolgeva al¬
lora nel primitivismo «Iella Carrozzella c anche
oggi caratterizza le sua personalità spirituale. Ma
Carrà aderiva con fierezza alla pacata intelligen¬
za «li Tosi, c più a quella del vegliardo scultore
Riccardo Ripamonti, gente die poteva viver fuo¬
ri dell intellettualismo artistico mentre oggi si
tratta «li vincerlo e «li scavalcarlo. Cinquanta o
trentanni fa gli artisti posavano ancora tanta
ricchezza d’eredità artistica «pianta ne occorre¬
va pc: vivere alla buona c conservavano ancora
d'istinto certe doti clic converrebbe chiamar cit¬
tadine. come l'abile condotta «lei disegno.


10.50
(r. O.


Scenografia.
Gei». (*. Ansivi : Ia prima difesa del C rapini


messinscena «leve realizzare una maggiore
unità «lei dramma con lo spettatore; fuggendo gli
effetti analdotici e le ricostruzioni pittoresche, per
cui vieti fatto talvolta «li scorgere una diecina di
scagnozzi timorosi andarsene in processione per
il fonilo mentre si svolge in primo piano una sce¬
na drammatica.


I più grandi effetti si ottengono con i più sem¬
10,.V)
plici mezzi. A che vale nell’atto «Iella chiesa, «lei
«Faust», la ricerca «Iella profondità di grandi
navate se come al Kunstlcr Thcater. il plinto «li
una colonna in ombra Insta a «lare l'illusione «li
una cattedrale?


I-t scena non è una pittura di quadrò: è una
C
decorazione, in cui secondo le regole di quest'arte
sono combinati i tre ritmi: della parola «lei gesto
del movimento.


Un 1 losco per Victor Hugo o per Théo«lor «le
Av\BMa ni Gt amiibi: Il fascismo
Bainvilk esigono tecniche «liffcrcnti: Corot darà
la scaia a Bainville e Delacroix a Victor Hugo.


(e. p.).


10,—


IL BARETTI
A.

Baijj.ano; Vele di Fortuna - Poesie


3,—

K.

Bartmjjni : l.a Ri colui ione in atto


7,—

K.

Brani : Ia Francc nu milieu du mondo


a,—

F.

M. Bongioanni i Venti Poesie


H,—


- La ragazza di talento - Ia famiglia




amore


IO,—

H.

Hhi'MI.m» : Il pensiero di Cattaneo


IO.—

A.

G. Cagna: / Provinciali - Romanzo


12,—


— Alpinisti Ciabattoni




— Ia riducila dell'amore - Romanzo


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A.

S.

(ArrA : Vilfredo Pardo
( araviili.a La formazione filosofica di


5.—


Umberti


12,—

A.

Cavalli: Ia Romagna ili Mussolini






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• 1,50
» 6 —

. 10 .-

■ 10 , 50 '

» 4,—

» 10 ,—

■ 3,—

> fi.—

• 3.—

» 10 .—

• 6 ,—
. 10 ,—
» 12 ,—
» 10 .—
. 20 .—
(csaur.),

L. 6,-


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(2* edizione) »

— Che ros 'è l'Inghilterra - (Studi di An¬
nullo. Borni», Crespi, De Ruggero, Gior¬
dani, Rosselli, eco.)

F. Contagino . Virgia evangelica

A. n’ Kntbi.vbì : Ia filosofia giuridica ili II cuci
\. Di Staso. Il problema italiano
— Pregiudizi economici

G. Dorso: Ia Itirolnzione Meridionale
I.. KiNAi'iu : Le lotte del /.acoro

T. Fiotfc : Urne seeijliato .Ircela perfelto
— Vedili! - (Taccuino Ui uni» recluto)

R. Franchi : Ia Maschera
L\ Formkntim : Collaborazionismo
— Ocrarctie Sindacali

V. G. G ai.ati : Religione e Politica - (Con
prefazione ili A. Aitile)

G. Gang ali: : Ia Rivoluzione iirotestantc

E. GlANTURC©: Antologia dei Poeti tedeschi
C. Giardini : Antologia dei Poeti catalani
P. Giordani: Ricolta Cattolica

P. Gomiti: Casorati - (50 tavole)

— Dal bolscevismo al fascismo
— Iai filosofia politica di V. Alfieri
— Matteotti

Gmlubig : Le generazioni nel fascismo

— Rouijcua 7Aitkoca - (Con 30 tavole)

F. IIi.bbeL: Agnese lìemauer - Tragedia
Trnd. da G. Nccco

R. Jksurum : Il dono di Lucifero
C. Innovici. L’Idiota - Commedia

II. A. IOSKSTZ: Consider. sulla Relatività
!.. Maghisi : fi» lì rosi le

G. M amine : Difesa di Dulcinea

S. Mulino: Politica e Magistratura
P. Mlesosi : Eredità dell'Ottocento

J, MlLL : Iai libertà ( con prefaziono di L.

Einaudi)

M. Mismroli : Il colpo di Stato
\. Monti: Scuola classica e vita motlema

K. Ml'CO: Natura morta

T. N*avabm Masi : Il problema femminile

— La Rivoluzione Francete e la Letti
tura Siciliana

M. Nnoiosi : fluido Cozzano

F. Sito : Ia Pace

— Ia tragedia dell 'Furopa

- La Libertà

V. Nim; L'opera di NHU (1915-1020)

>\ Papafava : lladoglio a Caporetto
— Fissazioni liberali
— Da Caporetto u littorio Veneto
K. Pia : Rosa di Sion ■ Dramma
— Fole • Racconti
— Prime pioggie - Dramma
I* Pionato: Pietre - Pociic

G. Pbi z/oiini : fi io ranni Papini

— lo credo

l). Prunai i II volto di Satana - Dramma

F. M. Proli» s» ; Fociie
C. Ricci : Politica Sanitaria
A. Rictiardi : Scritti teatrali

(ione di A. G. (fragaglia)

II. Riderti - R. Porca ri : /a
operaia

f. Riva: Passatismi • Poesie
!.. Sai.vatozm.li : Nazionolfaiciimo
<1 . Salvi.mini : Dal patto di Londra alla Pace
di landra

Gei». F. Sardagna II disegno di guerra ita¬
liano nella guerra contro l'Austria

G. Smoztino 1/Epoca della Critica
— Centura - Poesie.

P. Solari : Ia Piccioncino - Canovaccio per
romanzo

G. Stolti: Ia flaiilicala senza scuola
!.. Srvazo : Poi>olarismo e fascismo
— Pensiero antifascista
— Ia l.ibertà in Italia
<'. Sri'RMT : Italia barbara
\. Titolila: Ia spaccio del bestione trion¬
fante (Stroncatura di G. Gentile)

G. Vaccah ii.i .a : Poliziano
I.. Vincenti : Il teatro tedesco contemporaneo
M. YiNCN.rt.RHA : Un quarto di secolo
(1900-1925)

— Il fascismo cisto da un solitario
G. /.ami : L’Abate lAmennais e gli Italiani
del suo tempo


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Tipografia Sociale - Pinerolo.


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in meno di un anno «Il vita ha conquistato il suo
stile c il suo posto nella cultura italiana contem¬
poranea. Senza annunci e programmi strepitosi
ha dimostrato clic i giovani italiani del dopo-guer¬
ra sono capaci di creare una rivista di pensiero
c di letteratura europea senza provincialismi e
senza retorica.


I lettori hanno il dovere «li aiutarci, di darci
16.—
i mezzi per fare «lei llaretti una grande rivista.


Ogni abbonato deve trovarci un nuovo abito-
nato. Alcune centinaia di amici che si sono di¬
menticati di pagare l'abbonamento devono affret¬
tarsi a mandarcelo altrimenti non riceveranno più
il prossimo numero. Chi vuol fare propaganda
ci richieila copie di saggio.


Nei prossimi numeri l'inchiesta sull'idealismo
12.-
c una serie di saggi sulla cultura regionale ita¬
liana.


PIERO GOBETTI Editore


TORINO - Via XX Settembre, 60
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Imminenti:


Incominceremo in ottobre una grande colle¬
5.—
zione di letteratura europea contemporanea. In
questo campo non è più tempo di tentativi e di
sforzi parziali. La cultura italiana deve essere fat¬
ta cosciente in modo critico c organico delle nuove
tendenze europee di arte c di pensiero. Intorno al
Baretti c alla Rivoluzione liberale det/ono racco¬
gliersi tutte le serie esperienze non provinciali dei
nostri giovani. A questo stesso criterio di se¬
rietà e di europeismo sono ispirate le nostre edi¬
zioni.


Le due antologie clic qui sotto annunciamo non
devono mancare in nessuna biblioteca. Usciranno
in ottobre e si dònno a prezzo ridotto a chi le pre¬
nota sin d'ora. Inaugurano una collezione che sa¬
rà unica in Italia.


CESAR INO GIARDINI
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Antologia dei poeti catalani


1870 - 1925
5.—
Ai prenotatori L. 12


E' la prima storia della poesia catalana contem¬
poranea — un esempio di regionalismo moderno
che può essere proposto agli italiani. I catalani
oggi conducono una battaglia simile alla nostra
nel campo della cultura.


C. Giardini oltre a tracciare la storia di questo
14,—
risveglio catalano ha tradotto in versi con intelli¬
genza ed ispirazione le più belle poesie di 40 poe¬
ti. Di ogni poeta sono date le notizie bibliografi-
che e un cenno critico con rigore scientifico. Tut¬
to il libro è un modello «li buon gusto c «li moder¬
nità letteraria.


ELIO GIANTURCO


Antologia dei poeti tedeschi
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1890 - 1925
Ai prenotatori I.. io


Elio Gianturco clic dà in questo numero del
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Harem un saggio «Iella sua competenza di studioso
«Iella letteratura tedesca offre in questo libro un
esame completo dell'ultimo trentennio poetico in
Germania e traduce in versi una trentina di poeti
quasi tutti sconosciuti in Italia. Questa traduzione
impeccabile servirà ad accostare per la prima vol¬
ta il lettore italiano a poeti come George, Rilke,
ccc.


G. B. PARAVIA & C.


EDITORI - LIBRAI - TIPOGRAFI
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Tonai) - Milano • liruii - Rema - Napoli - Palermo


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Recentissimo :


Il viaggio in Italia
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di Wolfang von Goethe


Traduzione «li Luigi tu San Giusto
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l’arte 1 “ L. 15
Farle 11 “ L..10


E' questa per noi l’opera maggior mente inte¬
ressante «lei grande i»octa tedesco, cd è un’opera
indispensabile per chi voglia conoscere il pensie¬
ro goethiano. Fu infatti in Italia clic si compì la
sua metamorfosi filosofica, fu «la la dimora fra
noi ch’Egli attinse il seiiso-dc la misura clic «di¬
venne equanime, più giusto con sè c con gli al¬
tri, più conscio «li una gerarchia che regge la
società c «lei confini clic ail ogni personalità im¬
pone la personalità degli altri... *.


Alla presente traduzione sono aggiunti i «Fram¬
5 .—
menti «li un Giornale «li viaggio », lasciati dal
Goethe; sono appunti interessanti, necessari per
completare le impressioni ricevute «lai Poeta nella
nostra terra, che Egli tanto amò e sempre desi-
«lcrò ri ve* le re.


PIERO GOBETTI, direttore responsabile.


Soc. An. Tip. Ed. « L’ALPINA » - Cuneo
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