Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 9, Torino, 1925.djvu/2: differenze tra le versioni
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Il Baudelaire, tuttavia, non si è semplificato e teologizzato. La sua mitologia litica non si conclude in un’esposizione, ed egli non ha trasferito nel mondo di Satana i termini di un conflitto, di cui questo mondo è soltanto un attore. Le sua religiosità non è una questione di parole ed è un dramma vissuto, con tutti gli smarrimenti e con tutte le angosce dell’uomo. |
<section begin="s1" />Il Baudelaire, tuttavia, non si è semplificato e teologizzato. La sua mitologia litica non si conclude in un’esposizione, ed egli non ha trasferito nel mondo di Satana i termini di un conflitto, di cui questo mondo è soltanto un attore. Le sua religiosità non è una questione di parole ed è un dramma vissuto, con tutti gli smarrimenti e con tutte le angosce dell’uomo. |
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La poesia, essa soltanto, si pone come il Bene contro tutto ciò ch’è il mondo e l’umano. Che cosa è, allora, il brutto o il bello nell’arte, se l’arte è trasfigurazione e corrispondenza del Cielo: se essa ci apre la porta del Cielo? |
La poesia, essa soltanto, si pone come il Bene contro tutto ciò ch’è il mondo e l’umano. Che cosa è, allora, il brutto o il bello nell’arte, se l’arte è trasfigurazione e corrispondenza del Cielo: se essa ci apre la porta del Cielo? |
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L’allegorismo e la rettorica erano l’eredità hughiana che pesava anche sui ''Fleurs du mal''; l’idillio e la musica furono il suo dono alle generazioni successive. Tra l’uno e l’altro estremo, sta concluso in sè il suo mondo di peccato di fatalità e di dolore. |
L’allegorismo e la rettorica erano l’eredità hughiana che pesava anche sui ''Fleurs du mal''; l’idillio e la musica furono il suo dono alle generazioni successive. Tra l’uno e l’altro estremo, sta concluso in sè il suo mondo di peccato di fatalità e di dolore. |
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{{A destra|'''Letteratura tedesca.'''}} |
{{A destra|'''Letteratura tedesca.'''}} |
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''Sono stato a trovarlo, qualche tempo fa, nella sua casa di Mödling insieme coll’amico Emil Farkas, un colto «Föschcr» di Lenau. Fisicantente Wildgans è un colosso: alto, spalle quadrate, torso possente, bel capo severo; larga la fronte, leggermente piccoli gli occhi irrequieti, castagni chiari i capelli, abbrunata la pelle. Quando parla con voce baritonale il suo elegante tedesco, indovini subito la qualità di dicitore.'' |
''Sono stato a trovarlo, qualche tempo fa, nella sua casa di Mödling insieme coll’amico Emil Farkas, un colto «Föschcr» di Lenau. Fisicantente Wildgans è un colosso: alto, spalle quadrate, torso possente, bel capo severo; larga la fronte, leggermente piccoli gli occhi irrequieti, castagni chiari i capelli, abbrunata la pelle. Quando parla con voce baritonale il suo elegante tedesco, indovini subito la qualità di dicitore.'' |
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''Come per incanto il loro linguaggio si infervora il lirismo e si modula nei ritmi più difficili: dalle loro bocche use alle pedestri frasi, escono versi purissimi. Ma per me i pregi drammatici del Wildgans non consistono in questa artificiosa sovi apposizione di lirismo che non sempre bene si fonde colle favola e colla necessità psicologica dei personaggi; nè ci conviene il simbolico misticismo su cui il dramma vien proiettato. Troppo di frequente l’autore si attarda in scabrose scene veristiche per non tradire una certa compiacenza a dipingere casi ed ambienti che dovrebbero ma non possono spirare nel pubblico orrore, sol perchè in fondo al dramma è posta ima tesi morale. Il meglio dei drammi Wildgansiani, per il critico spregiudicato, consiste nell’abilità di condurre con arguta finezza il dialogo o nello sagacia di costruire la scena con esatta percezione del momento psicologico, o nella virtuosità lirica. Questi criteri ci spiegano anche l’entusiasmo che oggi trova WUdgans nel pubblico viennese.'' |
''Come per incanto il loro linguaggio si infervora il lirismo e si modula nei ritmi più difficili: dalle loro bocche use alle pedestri frasi, escono versi purissimi. Ma per me i pregi drammatici del Wildgans non consistono in questa artificiosa sovi apposizione di lirismo che non sempre bene si fonde colle favola e colla necessità psicologica dei personaggi; nè ci conviene il simbolico misticismo su cui il dramma vien proiettato. Troppo di frequente l’autore si attarda in scabrose scene veristiche per non tradire una certa compiacenza a dipingere casi ed ambienti che dovrebbero ma non possono spirare nel pubblico orrore, sol perchè in fondo al dramma è posta ima tesi morale. Il meglio dei drammi Wildgansiani, per il critico spregiudicato, consiste nell’abilità di condurre con arguta finezza il dialogo o nello sagacia di costruire la scena con esatta percezione del momento psicologico, o nella virtuosità lirica. Questi criteri ci spiegano anche l’entusiasmo che oggi trova WUdgans nel pubblico viennese.'' |
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{{Centrato|<big>'''PIERO GOBETTI — Editore'''</big>}} |
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