Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 9, Torino, 1925.djvu/4: differenze tra le versioni

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Ma d’altronde un prinicipio così superficiale ed estrinseco si rivolta in suo proprio danno: dalla stessa osservanza e pressura d’un mezzo sociale ristretto e esigente scatta, una pretesa di libertà, per l'artista, che è altrettanto avulsa dalle ragioni dell’arte c perniciosa. L'individuo artista si gonfia della sua propria eco; si stima, e si vuole, riformatore, missionario, vate. L’eccitabile popolo di Francia come una volta nella corte o nelle classi raffinate della società «spirituale» trova nell’arte il suo nvodello e il suo specchio; e vi ha pure un rapido mezzo di propagarla. Dalla balorda esaltazione romantica al dandysmo affettato, al verismo scientifico, a quest'ultimo assillo, forse più tristo e più segreto, d'immoralismo, sentiamo pesare negli artisti un'ansia, un odio, un amore sociale, che li fa spesso pedanti e smorti funzionari del disordine. Massis vorrebbe essere, tra tante rovine, un morale architetto; non si può negare che Gide sia, nell’intenzione sua appena cosciente, un turbato demolitore.
Ma d’altronde un prinicipio così superficiale ed estrinseco si rivolta in suo proprio danno: dalla stessa osservanza e pressura d’un mezzo sociale ristretto e esigente scatta, una pretesa di libertà, per l'artista, che è altrettanto avulsa dalle ragioni dell’arte c perniciosa. L'individuo artista si gonfia della sua propria eco; si stima, e si vuole, riformatore, missionario, vate. L’eccitabile popolo di Francia come una volta nella corte o nelle classi raffinate della società «spirituale» trova nell’arte il suo nvodello e il suo specchio; e vi ha pure un rapido mezzo di propagarla. Dalla balorda esaltazione romantica al dandysmo affettato, al verismo scientifico, a quest'ultimo assillo, forse più tristo e più segreto, d'immoralismo, sentiamo pesare negli artisti un'ansia, un odio, un amore sociale, che li fa spesso pedanti e smorti funzionari del disordine. Massis vorrebbe essere, tra tante rovine, un morale architetto; non si può negare che Gide sia, nell’intenzione sua appena cosciente, un turbato demolitore.


Queste maschere, noi, o ingenui o accorti, non so, le strappiamo senza rimorso alla lettura; ricompaiono, fastidiose e ingombranti, quando ci mettiamo a riflettere, a analizzare. Che siano un utile strumento, e una necessità della vita francse, non neghiamo; ma è ingrata la fatica di volerle estendere, e ci si può opporre con tranquilla coscienza al tentativo di dar loro forma e valore universale. {{Sc|Umberto Morra di Lavriano.}}<section end="s1" />
Queste maschere, noi, o ingenui o accorti, non so, le strappiamo senza rimorso alla lettura; ricompaiono, fastidiose e ingombranti, quando ci mettiamo a riflettere, a analizzare. Che siano un utile strumento, e una necessità della vita francse, non neghiamo; ma è ingrata la fatica di volerle estendere, e ci si può opporre con tranquilla coscienza al tentativo di dar loro forma e valore universale.
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