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IL BARETTI |
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tengono il popolo fuori del mondo e del reale. |
tengono il popolo fuori del mondo e del reale. |
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Identificano realtà e forza, vita e individualità, |
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Identificano realtà e forza, vita e individualità, pensiero ed attività economica, pongono l’esigenza di far scaturire dal basso un’affermazione autonoma che allo zarismo si opponga e non si limiti alle dichiarazioni di principio dell’Intelligenza- Essi sanno che le idee non possono nascere da cervelli isolati, che la filosofia sorge dalla storia, che le grandi lotte politiche presuppongono coscienza di intercsLa morte di Era giunto il giorno 3. Venne da noi verso le sei del pomeriggio. Un poco stanco del viaggio, un poco stordito dal ritmo.di Parigi ma, come sempre, con una grande chiarità negli occhi ed un fresco sorriso. Non ci parve ammalato: |
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pensiero ed attività economica, pongono |
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l’esigenza di far scaturire dal basso un’affermazione |
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un poco più esile forse c più fragile, ma non ammalato. E poi, quando egli parlava, una forza così serena e così salda era nelle sue parole, un’acutezza così precisa e così fiera reggeva le sue frasi che ogni impressione di debolezza c di caducità era bandita in chi l’ascoltava. E parlò molto. Animandosi, dando vita ai suoi sogni ed ai suoi programmi di avvenire, precisamente e senza eccitazione, come guidato in sicurezza dalla sua fiamma interiore. Voleva fondare in Francia una casa di edizioni: sopratutto libri politici che portassero alla luce i problemi spirituali del nostro tempo. Aveva una lista di nomi, un piano già tracciato di attività. |
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autonoma che allo zarismo si opponga |
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e non si limiti alle dichiarazioni di principio |
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In seguito qualche volume letterario, qualche traduzione di libri italiani ignoti oltr’alpe: |
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dell’Intelligenza- Essi sanno che le idee non |
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possono nascere da cervelli isolati, che la filosofia |
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ne rammentammo qualcuno- egli aveva per tutti un motto arguto che ne riassumeva la essenza ed il valore. |
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sorge dalla storia, che le grandi lotte |
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politiche presuppongono coscienza di intercsLa |
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E poi (e qui gli occhi gli risero) voleva far risorgere «Rivoluzione Liberale». |
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morte di |
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Era giunto il giorno 3. Venne da noi verso le |
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E’ un segreto — mi disse — non ne parli ancora, ma conto su di lei. E bisogna non perdere tempo. |
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sei del pomeriggio. Un poco stanco del viaggio, |
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un poco stordito dal ritmo.di Parigi ma, |
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E mi spiegò a lungo il suo concetto. Era necessario portare nella lotta politica un elemento intellettuale c culturale che al disopra della polemica quotidiana e violenta, elevasse le ragioni ideali del nostro dissenso. |
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come sempre, con una grande chiarità negli |
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occhi ed un fresco sorriso. Non ci parve ammalato: |
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Quest’affermazione compiuta in purità d’intenzioni cd in nome di principii alti e sereni avrebbe giovato al trionfa delle nostre idee molto di più c sopratutto molto meglio di ogni attività astiosa e partigiana. |
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un poco più esile forse c più fragile, |
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ma non ammalato. E poi, quando egli parlava, |
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Le difficoltà dell’impresa non lo spaventavano: Rivoluzione Liberale doveva vedere la luce in francese, allargarsi c migliorarsi, rappresentare Tarma di difesa delle concezioni puramente liberali in Europa, additarne c combatterne tutti i traviamenti c tutte le storture..Sarà scritta in cattivo francese da principio mi aggiunse — ma questa sarà una grazia. |
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una forza così serena e così salda era |
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nelle sue parole, un’acutezza così precisa e così |
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fiera reggeva le sue frasi che ogni impressione |
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di debolezza c di caducità era bandita in |
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chi l’ascoltava. E parlò molto. Animandosi, |
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dando vita ai suoi sogni ed ai suoi programmi |
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di avvenire, precisamente e senza eccitazione, |
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come guidato in sicurezza dalla sua fiamma |
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interiore. Voleva fondare in Francia una casa |
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di edizioni: sopratutto libri politici che portassero |
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alla luce i problemi spirituali del nostro |
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tempo. Aveva una lista di nomi, un piano |
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già tracciato di attività. |
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In seguito qualche volume letterario, qualche |
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traduzione di libri italiani ignoti oltr’alpe: |
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ne rammentammo qualcuno- egli aveva per |
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tutti un motto arguto che ne riassumeva la |
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essenza ed il valore. |
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E poi (e qui gli occhi gli risero) voleva far |
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risorgere «Rivoluzione Liberale». |
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E’ un segreto — mi disse — non ne parli |
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ancora, ma conto su di lei. E bisogna non |
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perdere tempo. |
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E mi spiegò a lungo il suo concetto. Era |
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necessario portare nella lotta politica un elemento |
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intellettuale c culturale che al disopra |
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della polemica quotidiana e violenta, elevasse |
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le ragioni ideali del nostro dissenso. |
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Quest’affermazione compiuta in purità d’intenzioni |
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cd in nome di principii alti e sereni |
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avrebbe giovato al trionfa delle nostre idee |
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molto di più c sopratutto molto meglio di ogni |
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attività astiosa e partigiana. |
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Le difficoltà dell’impresa non lo spaventavano: Rivoluzione Liberale doveva vedere la |
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luce in francese, allargarsi c migliorarsi, rappresentare |
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Tarma di difesa delle concezioni |
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puramente liberali in Europa, additarne c |
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combatterne tutti i traviamenti c tutte le storture..Sarà scritta in cattivo francese da principio |
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mi aggiunse — ma questa sarà una grazia. |
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Poi impareremo. |
Poi impareremo. |
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Trascorse con noi tutta la serata e si discusse |
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Trascorse con noi tutta la serata e si discusse di tante cose. Di sè parlava poco sempre e quella sera non parlò affatto. Non ci disse della sua malattia recente, non accennò neppure all’infermità del suo cuore. |
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di tante cose. Di sè parlava poco sempre |
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e quella sera non parlò affatto. Non ci |
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Andò via poco dopo le undici promettendoci di tornar presto. Per due giorni non lo vedemmo. Al ferzo mi giunse un breve biglietto. |
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disse della sua malattia recente, non accennò |
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neppure aU’infermità del suo cuore. |
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Mi diceva di essere infermo e chiedeva a mio fratello studente in medicina di andarlo a vedere. |
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Andò via poco dopo le undici promettendoci |
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di tornar presto. Per due giorni non lo |
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Mio fratello andò subito: io poco dopo. Abitava in un modesto albergherò di tue des Ecoles. I/> trovai a letto che scherzava con mio fratello e si lasciava pregare prima di prendere le medicine e le pozioni che ingombravano il tavolo. Una bronchite doppia, aveva sentenziato il medico, complicata da un po’ di depressione cardiaca. |
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vedemmo. Al ferzo mi giunse un breve biglietto. |
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Mi diceva di essere infermo e chiedeva |
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Era stanco ed un poco stordito: sentiva come una sonnolenza greve. |
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a mio fratello studente in medicina di |
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andarlo a vedere. |
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La conversazione lo affaticava: parlammo poco c soltanto della sua malattia. Era poco convinto dei rimedi c delle medicine: si lamentava sorridendo dcH’applicazionc delle coppelle che mio fratello già gli aveva fatta e dei brodini vegetali che gli aveva propinati. |
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Mio fratello andò subito: io poco dopo. Abitava |
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in un modesto albergherò di tue des |
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La mattina seguente fu visitato dal dottor Basch, il quale fu piuttosto preoccupato dello stato del cuore e consigliò il trasporto in una clinica. |
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Ecoles. I/> trovai a letto che scherzava con |
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mio fratello e si lasciava pregare prima di |
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Ma questo gli ripugnava: l’idea della clinica e sopratutto il doversi considerare gravemente infermo lo infastidiva c, senza turbarlo, lo addolorava. |
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prendere le medicine e le pozioni che ingombravano |
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il tavolo. Una bronchite doppia, aveva |
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sentenziato il medico, complicata da un |
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po’ di depressione cardiaca. |
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Era stanco ed un poco stordito: sentiva |
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come una sonnolenza greve. |
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La conversazione lo affaticava: parlammo |
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poco c soltanto della sua malattia. Era poco |
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convinto dei rimedi c delle medicine: si lamentava |
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sorridendo dcH’applicazionc delle coppelle |
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che mio fratello già gli aveva fatta e dei |
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brodini vegetali che gli aveva propinati. |
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La mattina seguente fu visitato dal dottor |
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Basch, il quale fu piuttosto preoccupato dello |
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stato del cuore e consigliò il trasporto in una |
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clinica. |
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Ma questo gli ripugnava: l’idea della clinica |
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e sopratutto il doversi considerare gravemente |
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infermo lo infastidiva c, senza turbarlo, |
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lo addolorava. |
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si, senso di responsabilità, individualismo economico. |
si, senso di responsabilità, individualismo economico. |
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Essi non pensano di educare il popolo |
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Essi non pensano di educare il popolo rivelandogli In verità’: lavorano perchè il |>opolo intenda le condizioni della libertà, perchè si senta prplctariato e responsabile dei suoi destini. Nella lotta contro lo czarismo e contro il capitalismo essi hanno data una necessità e una linea alla rivoluzione. |
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rivelandogli In verità’: lavorano perchè |
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il |>opolo intenda le condizioni della libertà, |
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perchè si senta prplctariato e responsabile dei |
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suoi destini. Nella lotta contro lo czarismo e |
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contro il capitalismo essi hanno data una necessità |
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e una linea alla rivoluzione. |
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(da Paradosso dello Spirito russo). |
(da Paradosso dello Spirito russo). |
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Piero Gobetti |
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Piero Gobetti Piero Gobetti Non osammo insistere, egli pareva più sollevato, diceva sempre di essere molto stanco, ma di non sentirsi male. Tossiva c la tosse lo spossava. C’era molta stanchezza sul sua volto, molta stanchezza e molto abbandono. |
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Piero Gobetti |
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Non osammo insistere, egli pareva più sollevato, |
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diceva sempre di essere molto stanco, |
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ma di non sentirsi male. Tossiva c la tosse |
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lo spossava. C’era molta stanchezza sul sua |
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volto, molta stanchezza e molto abbandono. |
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Sofferenza non ne appariva e nemmeno ansia. |
Sofferenza non ne appariva e nemmeno ansia. |
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Solo una spossatezza grande. |
Solo una spossatezza grande. |
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Abitava una cameretta senz’aria, senza luce |
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Abitava una cameretta senz’aria, senza luce ed anche poco pulita: mostrò il desiderio di cambiare albergo. Il medico glie lo consentì cd allora, dopo averlo ben coperto cd imbaccucato, mio fratello lo condusse in una bella stanza di un piccolo hotel della vicina rue de Vaugirard. |
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ed anche poco pulita: mostrò il desiderio di |
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cambiare albergo. Il medico glie lo consentì |
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Si sentì meglio. Cominciò a sfogliare i libri che gli avevo portati. In quei giorni a me non apparve mai la gravità del suo male: mio fratello era meno tranquillo, cd i due medici consigliavano sempre prudenza grande e si mostravano assai preoccupati della sua insufficienza cardiaca. |
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cd allora, dopo averlo ben coperto cd imbaccucato, |
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mio fratello lo condusse in una bella |
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stanza di un piccolo hotel della vicina rue de |
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Vaugirard. |
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Si sentì meglio. Cominciò a sfogliare i libri |
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che gli avevo portati. In quei giorni a me non |
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apparve mai la gravità del suo male: mio fratello |
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era meno tranquillo, cd i due medici consigliavano |
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sempre prudenza grande e si mostravano |
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assai preoccupati della sua insufficienza |
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cardiaca. |
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Ma egli sembrava in molto migliori condizioni: parlammo di libri. |
Ma egli sembrava in molto migliori condizioni: parlammo di libri. |
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Gli avevo dato a leggere la «Vita di San |
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Francesco», di Chesterton. Gli era piaciuta. |
Gli avevo dato a leggere la «Vita di San Francesco», di Chesterton. Gli era piaciuta. |
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Con voce piana me ne dettagliava i meriti: |
Con voce piana me ne dettagliava i meriti: |
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E’ un libro moderno diceva e forse c’è |
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E’ un libro moderno diceva e forse c’è più comprensione in questo sforzo d’intendere Modernamente una figura lontana da noi nel tempo, che nel trasportare faticosamente la nostra mentalità verso un passalo mal notoMolte cose mi disse c di molte questioni letterarie discorremmo insieme. Ma, come avviene sempre quando una dimestichezza lunga e molta comunione spirituale uniscono c legano due intelletti, quelle nostre conversazioni crano appena accentrate, come basate sulla intuizione reciproca ed io non potrei nè saprei riferirle. |
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più comprensione in questo sforzo d’intendere |
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Modernamente una figura lontana da noi nel |
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Aveva, a tratti, in quei giorni, momenti d’abbattimento e poi momenti d’eccitazione. E nei suoi discorsi quella sua alterna ineguaglianza appariva. Questo mi dette da pensare. Pareva che egli facesse forza a sè stesso; che dominasse a stento la stanchezza grande che 10 vinceva, per parlare, per dire. E diceva quasi febbrilmente come chi abbia fretta. Ed un poco inquetamente, anche. Principiava la frase come se fosse turbato dal desiderio di pronunziarla presto c poi taceva c socchiudeva gli occhi. Ripeto: se io dovessi dire com’egli mi sia apparso in quei giorni dirci soltanto: |
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tempo, che nel trasportare faticosamente la |
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nostra mentalità verso un passalo mal notoMolte |
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stanco, molto stanco. Altro di quei giorni non so dire. Mio fratello lo assisteva fraternamente e tentava di dare conforto ai suoi inali fisici. |
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cose mi disse c di molte questioni letterarie |
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discorremmo insieme. Ma, come avviene |
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Il giorno 13 egli ebbe una leggera crisi c peggiorò: il cuore non gli reggeva. I medici insistettero per il trasporto in una clinica. Vincemmo facilmente la sua resistenza: non avc.va quasi più volontà c si affidava a noi con un sorriso rassegnato. |
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sempre quando una dimestichezza lunga e |
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molta comunione spirituale uniscono c legano |
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Mio fratello lo accompagnò in autolettiga alla Clinique de Paris al Bosco di Boulogne, rue Piccini. E nel tragitto egli ebbe qualche istante di letizia: una chiara giornata allietava Parigi cd egli pronunziò parole quasi gioconde. |
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due intelletti, quelle nostre conversazioni crano |
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appena accentrate, come basate sulla intuizione |
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Il suo dolce sorriso riapparve sulle sue labbra per poco ed anche motteggiò, su questa sua gita così eccezionale lungo l’Avcnue des Chain psElysécs, mondana c rumorosa. |
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reciproca ed io non potrei nè saprei |
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riferirle. |
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L’atmosfera pacata della clinica, il candore dell’ambiente cd il silenzio lo quotarono, prostrandolo. |
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Aveva, a tratti, in quei giorni, momenti d’abbattimento |
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e poi momenti d’eccitazione. E nei |
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Trascorse molto pianamente la giornata del 14. La mattina del 15 una lieve miglioria lo blandì: la sua volontà di vita era tale (sapemmo dopo) che due volte nella mattinata si alzò dal letto, si vestì alla meglio, si illude di poter guarire subito, di essere guarito. |
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suoi discorsi quella sua alterna ineguaglianza |
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appariva. Questo mi dette da pensare. Pareva |
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che egli facesse forza a sè stesso; che |
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dominasse a stento la stanchezza grande che |
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10 vinceva, per parlare, per dire. E diceva |
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quasi febbrilmente come chi abbia fretta. Ed |
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un poco inquetamente, anche. Principiava la |
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frase come se fosse turbato dal desiderio di |
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pronunziarla presto c poi taceva c socchiudeva |
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gli occhi. Ripeto: se io dovessi dire com’egli |
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mi sia apparso in quei giorni dirci soltanto: |
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stanco, molto stanco. Altro di quei giorni non |
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so dire. Mio fratello lo assisteva fraternamente |
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e tentava di dare conforto ai suoi inali fisici. |
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Il giorno 13 egli ebbe una leggera crisi c |
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peggiorò: il cuore non gli reggeva. I medici |
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insistettero per il trasporto in una clinica. Vincemmo |
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facilmente la sua resistenza: non avc.va |
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quasi più volontà c si affidava a noi con |
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un sorriso rassegnato. |
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Mio fratello lo accompagnò in autolettiga |
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alla Clinique de Paris al Bosco di Boulogne, |
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rue Piccini. E nel tragitto egli ebbe qualche |
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istante di letizia: una chiara giornata allietava |
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Parigi cd egli pronunziò parole quasi gioconde. |
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Il suo dolce sorriso riapparve sulle sue |
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labbra per poco ed anche motteggiò, su questa |
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sua gita così eccezionale lungo l’Avcnue des |
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Chain psElysécs, mondana c rumorosa. |
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L’atmosfera pacata della clinica, il candore |
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dell’ambiente cd il silenzio lo quotarono, prostrandolo. |
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Trascorse molto pianamente la giornata |
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del 14. La mattina del 15 una lieve miglioria |
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lo blandì: la sua volontà di vita era |
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tale (sapemmo dopo) che due volte nella |
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mattinata si alzò dal letto, si vestì alla meglio, |
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si illude di poter guarire subito, di essere guarito. |
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Alle 9 di sera il cuore principiò a mancargli. |
Alle 9 di sera il cuore principiò a mancargli. |
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A poco valsero le iniezioni di caffeina. |
A poco valsero le iniezioni di caffeina. |
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11 medico di guardia lo assistè amorevolmente. |
11 medico di guardia lo assistè amorevolmente. |
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Alle undici gli fu dato l’ossigeno. Ebbe un’agonia |
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dolce, inconscia: si spense. Non pronunziò |
Alle undici gli fu dato l’ossigeno. Ebbe un’agonia dolce, inconscia: si spense. Non pronunziò che parole vaghe, non soffrì, non spasimò. |
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che parole vaghe, non soffrì, non spasimò. |
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Alla mezzanotte e qualche minuto era |
Alla mezzanotte e qualche minuto era morto. |
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morto. |
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Io lo rividi il giorno seguente: non era mutato. Solo sul suo viso era diffusa una pena clic non posso non chiamare infantile: senza i suoi occhiali di sapiente sembrava un bambino addolorato, un fanciullo triste e scontento. |
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Io lo rividi il giorno seguente: non era |
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mutato. Solo sul suo viso era diffusa una pena |
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Tale rimase nel gelo della morte finché dopo una lunga veglia lo componemmo nella bara e tale è rimasto nel ricordo di noi che l’abbiamo amato. Vincenzo Nitti. |
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clic non posso non chiamare infantile: senza |
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i suoi occhiali di sapiente sembrava un bambino |
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addolorato, un fanciullo triste e scontento. |
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Tale rimase nel gelo della morte finché dopo |
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una lunga veglia lo componemmo nella bara |
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e tale è rimasto nel ricordo di noi che l’abbiamo |
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amato. Vincenzo Nitti. |
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Parigi - Marzo 1926. |
Parigi - Marzo 1926. |
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TESTIMONIANZE |
|||
TESTIMONIANZE Amici di Piero Gobetti, dai quali egli fu lontano nei giorni ultimi, avete desiderato che gli amici di Parigi non serbassero gelosamente per sè quei ricordi clic soli hanno di lui, essi cui spettò il triste privilegio degli ultimi colloqui e della muta scorta attraverso le vie a lui note e care della capitale straniera, sino all’alberata isola di Pace del Pére Lachaise. |
|||
Amici di Piero Gobetti, dai quali egli fu |
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lontano nei giorni ultimi, avete desiderato |
|||
La venuta a Parigi fu ancora uno di quei suoi arrivi da piccione viaggiatore. Improvvisa, il 4 febbraio, trovai una cartolina con due righe a matita, lasciatami a casa mentre ero assente: «Caro Emery, quando possiamo vederci? Io sono qui per fare roditore, se potrò. |
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che gli amici di Parigi non serbassero gelosamente |
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per sè quei ricordi clic soli hanno di |
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lui, essi cui spettò il triste privilegio degli |
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ultimi colloqui e della muta scorta attraverso |
|||
le vie a lui note e care della capitale straniera, |
|||
sino all’alberata isola di Pace del Pére |
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Lachaise. |
|||
La venuta a Parigi fu ancora uno di quei |
|||
suoi arrivi da piccione viaggiatore. Improvvisa, |
|||
il 4 febbraio, trovai una cartolina con |
|||
due righe a matita, lasciatami a casa mentre |
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ero assente: «Caro Emery, quando possiamo |
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vederci? Io sono qui per fare roditore, se potrò. |
|||
Piero Gobetti». Aggiungeva il suo indirizzo: |
Piero Gobetti». Aggiungeva il suo indirizzo: |
||
d’un piccolo albergo del Quartier Latino, |
|||
d’un piccolo albergo del Quartier Latino, non lontano dal Collège de France..Gli diedi un appuntamento per il giorno dopo. Fu l’ultima volta che lo vidi in piedi. Ero- passato, senza vederlo alla prima, dinanzi alla terrazza di quel caffè del Faubourg St. Germain (uno dei jiochi — osservò — dove il caffè fosse buono), ed egli, a capo scoperto, mi rincorreva ridendo. Con la consueta rapida semplicità, mi mise al corrente delle sue intenzioni pratiche: stabilirsi editore a Parigi, pubblicando anzitutto libri d’interesse politico curoiieo, per ora soltanto in francese. Voleva assicurarsi qualche collaborazione di prim’ordine per una buona affermazione iniziale. Mi chiese indicazioni pratiche sul modo di trovare rapidamente un locale. Mi disse — ciò che io ignorava — che il cardiopalnto gli vietava di muoversi troppo, di fare le scale; ma non se ne mostrava preoccupato e contava sbrigare molte faccende per corrispondenza e per telefono. Cercava anche casa per sè e per la sua piccola famiglia. |
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non lontano dal Collège de France..Gli |
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diedi un appuntamento per il giorno dopo. Fu |
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l’ultima volta che lo vidi in piedi. Ero- passato, |
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senza vederlo alla prima, dinanzi alla |
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terrazza di quel caffè del Faubourg St. Germain |
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(uno dei jiochi — osservò — dove il |
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caffè fosse buono), ed egli, a capo scoperto, |
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mi rincorreva ridendo. Con la consueta rapida |
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semplicità, mi mise al corrente delle sue intenzioni |
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pratiche: stabilirsi editore a Parigi, |
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pubblicando anzitutto libri d’interesse politico |
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curoiieo, per ora soltanto in francese. Voleva |
|||
assicurarsi qualche collaborazione di prim’ordine |
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per una buona affermazione iniziale. Mi |
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chiese indicazioni pratiche sul modo di trovare |
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rapidamente un locale. Mi disse — ciò |
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che io ignorava — che il cardiopalnto gli vietava |
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di muoversi troppo, di fare le scale; ma |
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non se ne mostrava preoccupato e contava sbrigare |
|||
molte faccende per corrispondenza e per |
|||
telefono. Cercava anche casa per sè e per la |
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sua piccola famiglia. |
|||
Per due giorni non ebbi più sue notizie. |
Per due giorni non ebbi più sue notizie. |
||
L’8, un suo biglietto mi annunciava una visita |
|||
L’8, un suo biglietto mi annunciava una visita probabile per la sera stessa. Aggiungeva, per indicarmi come aveva passati i giorni precedenti: u In questi giorni non sono che un uomo alla ricerca di una casa». Ma niente visita la sera, e il giorno dopo la spiegazione in un altro breve biglietto: «... non sono venuto perchè sono a letto con la febbre. Se tu venissi domani pomeriggio, martedì, dopo le le 16, ti vorrei chiedere alcune cose». Lo trovai, il 9, mentre un medico, condotto a lui da Federico Nitti, lo stava esaminando. Più che la febbre e una bronchite diffusa, ciò che impensieriva era la crisi affannosa del suo cuore malato. Il medico consigliava dapprima il trasporto immediato in una clinica, ma, dinanzi alla riluttanza del malato, finì per dire scherzosamente: |
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probabile per la sera stessa. Aggiungeva, |
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per indicarmi come aveva passati i giorni precedenti: u In questi giorni non sono che un |
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uomo alla ricerca di una casa». Ma niente |
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visita la sera, e il giorno dopo la spiegazione |
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in un altro breve biglietto: «... non sono venuto |
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perchè sono a letto con la febbre. Se tu |
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venissi domani pomeriggio, martedì, dopo le |
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le 16, ti vorrei chiedere alcune cose». Lo trovai, |
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il 9, mentre un medico, condotto a lui da |
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Federico Nitti, lo stava esaminando. Più che |
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la febbre e una bronchite diffusa, ciò che impensieriva |
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era la crisi affannosa del suo cuore |
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malato. Il medico consigliava dapprima il trasporto |
|||
immediato in una clinica, ma, dinanzi |
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alla riluttanza del malato, finì per dire scherzosamente: |
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«Le do ventiquattr’orc di tempo». |
«Le do ventiquattr’orc di tempo». |
||
I,a pazienza serena con la quale Gobetti sopportò |
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I,a pazienza serena con la quale Gobetti sopportò le penose giornate che seguirono ci permise di parlare sempre con lui scherzosamente del suo male, anche quando le nostre apprensioni erano più vive. Ed egli ricambiava lo scherzo affettuoso: «Adesso, che ti ho sotto mano — disse minacciando la mia ben nota pigrizia — ti farò lavorare per il Garetti!». |
|||
le penose giornate che seguirono ci permise |
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di parlare sempre con lui scherzosamente |
|||
Lo vegliammo tutta la notte, una triste notte di pioggia, l’uno dopo l’altro: egli respirava affannosamente, tossiva, si lamentava in un sopore intermittente. All’alba era assai più tranquillo, c i due medici che lo curavano permisero che rimanesse all’albergo, concordi anche nel ritenere che, superato in una decina di giorni il periodo acuto, una cura a lunga scadenza, forse in un clima migliore, avrebbe incuto rimettere Tinfcrmo in condizioni sodisfacenti. |
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del suo male, anche quando le nostre apprensioni |
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erano più vive. Ed egli ricambiava lo |
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Egli pensava sempre ad una ripresa prossima della sua attività. Si occupava ancora del l’alloggio che cercava j>er sè c per i suoi. |
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scherzo affettuoso: «Adesso, che ti ho sotto |
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mano — disse minacciando la mia ben nota |
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pigrizia — ti farò lavorare per il Garetti!». |
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Lo vegliammo tutta la notte, una triste |
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notte di pioggia, l’uno dopo l’altro: egli respirava |
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affannosamente, tossiva, si lamentava |
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in un sopore intermittente. All’alba era assai |
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più tranquillo, c i due medici che lo curavano |
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permisero che rimanesse all’albergo, concordi |
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anche nel ritenere che, superato in una decina |
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di giorni il periodo acuto, una cura a lunga |
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scadenza, forse in un clima migliore, avrebbe |
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incuto rimettere Tinfcrmo in condizioni sodisfacenti. |
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Egli pensava sempre ad una ripresa |
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prossima della sua attività. Si occupava ancora |
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del l’alloggio che cercava j>er sè c per i suoi. |
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Ma tre giorni dopo il suo stato peggiorò nuovamente. |
Ma tre giorni dopo il suo stato peggiorò nuovamente. |
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Perchè avesse una stanza più comoda |
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Perchè avesse una stanza più comoda c ampia, era stato trasportato in un ttanquillo albergo di fronte al Senato: la campanella dell’orologio del Lussemburgo scandiva le ore e i quarti. La compagnia degli attiici, di giorno e di notte, era per lo più silenziosa. |
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c ampia, era stato trasportato in un |
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ttanquillo albergo di fronte al Senato: la campanella |
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Parlare affaticava il malato, spesso assopito, clic deplorava di essere troppo stanco per poter leggere a lungo. |
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dell’orologio del Lussemburgo scandiva |
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le ore e i quarti. La compagnia degli attiici, |
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Tuttavia il giorno dopo,, domenica, egli era, più sollevato, per quanto molto depresso dalla febbre, dall’affanuo e dalla dieta. I medici curanti avevano ritenuto ad ogni modo miglior partito, prolungandosi la malattia, farlo entrare in una clinica, c così era stato fatto la vigilia. Fu per noi tutti una maggiore tranquillità vedergli assicurata l’assistenza di medici c d’infermieri in qualsiasi momento del giorno e della notte. Nel |>omeriggio di domenica 14 gli |>ortai il primo numero del Barelli no npiù diretto da lui. Egli non lo nveva ancora veduto, lo sfogliò con piacere, osservandone Timpaginazionc. Fu l’ultimo atteggiamento di lui vivo, che doveva rimanermi negli occhi. |
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di giorno e di notte, era per lo più silenziosa. |
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Parlare affaticava il malato, spesso |
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Lunedì sera, Prezzolini mi avvertiva che lo stato generale del nostro malato gli era apparso, nella giornata, allarmante. Appena libero del mio lavoro — poco prima delle 23 — corsi alla clinica. Non era più ora permessa ai visitatori, ma mi fu detto che lo stato dell’infermo «della camera numero 30» non appariva allarmante. Mi ritirai, assicurato, per tornare il giorno dopo. Ceravamo dati convegno, nel pomeriggio, varii amici, presso di lui. |
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assopito, clic deplorava di essere troppo stanco |
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per poter leggere a lungo. |
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Un’ora dopo ch’ero stato per l’ultima volta alla clinica, una crisi precipitosa spezzava il cuore di Piero Gobetti. |
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Tuttavia il giorno dopo,, domenica, egli era, |
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più sollevato, per quanto molto depresso dalla |
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Si è detto clic egli era morto nell’abbandono, senza che nessuno se ne accorgesse. |
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febbre, daU’affanuo e dalla dieta. I medici |
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curanti avevano ritenuto ad ogni modo miglior |
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No. Mi duole insistere su penosi particolari, ma è necessario ristabilire le cose nella loro verità. La fine di Piero Gobetti non ha bisogno di alcuna frangia romanzesca che ne accresca la cruedltà. Mancò — è vero — più che a lui, il quale, spossato, probabilmente non avrebbe nemmeno avvertita la presenza di alcuno, mancò a noi il triste conforto di essergli accanto nell’ora suprema. Non mancò l’assistenza medica, nè ogni tentativo per superare il momento culminante della crisi cardiaca. |
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partito, prolungandosi la malattia, farlo entrare |
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in una clinica, c così era stato fatto la |
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Accorrere in tempo, data la rapidità estrema della catastrofe, non ci sarebbe stato ad ogni modo possibile. Purtroppo accadde che non fossimo informati subito della fine, e per parecchie ore, dopo tante fraterne cure,, l’amico nostro fu solo sul suo letto di morte. |
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vigilia. Fu per noi tutti una maggiore tranquillità |
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vedergli assicurata l’assistenza di medici |
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Questa fu una pena angosciosa aggiunta al nostro dolore. Ma Piero Gobetti non visse abbandonato i suoi ultimi giorni. Lo circondòla compagnia affettuosa di tutti gli amici di qui. Noi abbiamo veduti i suoi occhi vivi e chiari, che parlavano anche nei lunghi silenzi imposti dalla sua crescente stanchezza, e attcstiamo che essi, non mai smarriti, incontrarono ogni giorno sguardi amici, pronti a rispondere col muto incoraggiamento d’una presenza fedele. |
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c d’infermieri in qualsiasi momento del |
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giorno e della notte. Nel |>omeriggio di domenica |
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14 gli |>ortai il primo numero del Barelli |
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no npiù diretto da lui. Egli non lo nveva |
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ancora veduto, lo sfogliò con piacere, osservandone |
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Timpaginazionc. Fu l’ultimo atteggiamento |
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di lui vivo, che doveva rimanermi |
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negli occhi. |
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Lunedì sera, Prezzolini mi avvertiva che lo |
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stato generale del nostro malato gli era apparso, |
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nella giornata, allarmante. Appena libero |
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del mio lavoro — poco prima delle 23 — |
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corsi alla clinica. Non era più ora permessa |
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ai visitatori, ma mi fu detto che lo stato dell’infermo |
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«della camera numero 30» non appariva |
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allarmante. Mi ritirai, assicurato, per |
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tornare il giorno dopo. Ceravamo dati convegno, |
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nel pomeriggio, varii amici, presso di lui. |
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Un’ora dopo ch’ero stato per l’ultima volta |
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alla clinica, una crisi precipitosa spezzava il |
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cuore di Piero Gobetti. |
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Si è detto clic egli era morto nell’abbandono, |
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senza che nessuno se ne accorgesse. |
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No. Mi duole insistere su penosi particolari, |
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ma è necessario ristabilire le cose nella loro |
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verità. La fine di Piero Gobetti non ha bisogno |
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di alcuna frangia romanzesca che ne accresca |
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la cruedltà. Mancò — è vero — più |
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che a lui, il quale, spossato, probabilmente |
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non avrebbe nemmeno avvertita la presenza di |
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alcuno, mancò a noi il triste conforto di essergli |
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accanto nell’ora suprema. Non mancò |
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l’assistenza medica, nè ogni tentativo per superare |
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il momento culminante della crisi cardiaca. |
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Accorrere in tempo, data la rapidità |
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estrema della catastrofe, non ci sarebbe stato |
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ad ogni modo possibile. Purtroppo accadde |
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che non fossimo informati subito della fine, |
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e per parecchie ore, dopo tante fraterne cure,, |
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l’amico nostro fu solo sul suo letto di morte. |
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Questa fu una pena angosciosa aggiunta al |
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nostro dolore. Ma Piero Gobetti non visse |
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abbandonato i suoi ultimi giorni. Lo circondòla |
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compagnia affettuosa di tutti gli amici di |
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qui. Noi abbiamo veduti i suoi occhi vivi e |
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chiari, che parlavano anche nei lunghi silenzi |
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imposti dalla sua crescente stanchezza, |
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e attcstiamo che essi, non mai smarriti, incontrarono |
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ogni giorno sguardi amici, pronti a |
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rispondere col muto incoraggiamento d’una |
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presenza fedele. |
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Parigi - marzo 1926. |
Parigi - marzo 1926. |
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Luigi Emf.hy. |
Luigi Emf.hy. |
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Bisogna lottare con noi ad ogni istante |
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Bisogna lottare con noi ad ogni istante per non perdere neppure un’occasione di agire, per martellare su tutto e su tutti, Per costruire la nostra vita. Mi accorgo che la mia concezione della vita è in contrasto con troppi, quasi con tutti. E questo mi incoraggia anche più a non essere indulgente verso me stesso... |
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per non perdere neppure un’occasione di agire, |
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per martellare su tutto e su tutti, Per costruire |
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la nostra vita. Mi accorgo che la mia concezione |
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della vita è in contrasto con troppi, |
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quasi con tutti. E questo mi incoraggia anche |
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più a non essere indulgente verso me stesso... |
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(da una lettera, 1919). |
(da una lettera, 1919). |
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Bisogna che noi creiamo ogni giorno una |
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Bisogna che noi creiamo ogni giorno una conquista nuova c, poiché conquistare non è che allargare i propri limiti, bisogna che noi arriviamo a comprendere sempre più l’immanenza dello spirito, a vedere in ogni fatto, in ogni conseguenza una parte della nostra anima stessa. |
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conquista nuova c, poiché conquistare non è |
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che allargare i propri limiti, bisogna che noi |
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Con questa passione profonda — che non diventa abitudine, e neppure azione inconsulta, ma resta normalità intensa, conquista progressiva e non intermittente 0 fra pimentarla — non si concilia la freddezza e la indifferenza che pervade e irrigidisce la vita d’oggi. |
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arriviamo a comprendere sempre più l’immanenza |
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dello spirito, a vedere in ogni fatto, in |
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Tutta la vita moderna i estenuata da questa spaventosa anemia. Ma noi ci ribelliamo. Riportiamo a questo punto la distinzione tra moralità c immoralità. Non può essere morale chi è indifferente. L’onestà consiste nell’avere idee c credervi e farne centro e scopo di sò stesso. |
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ogni conseguenza una parte della nostra anima |
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stessa. |
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(da «Energie Nuove», 1919) PIERO ZANETTI - Direttore responsabile. |
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Con questa passione profonda — che non |
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diventa abitudine, e neppure azione inconsulta, |
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ma resta normalità intensa, conquista |
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progressiva e non intermittente 0 fra pimentarla |
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— non si concilia la freddezza e la indifferenza |
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che pervade e irrigidisce la vita d’oggi. |
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Tutta la vita moderna i estenuata da questa |
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spaventosa anemia. Ma noi ci ribelliamo. Riportiamo |
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a questo punto la distinzione tra moralità |
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c immoralità. Non può essere morale chi |
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è indifferente. L’onestà consiste nell’avere idee |
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c credervi e farne centro e scopo di sò stesso. |
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(da «Energie Nuove», 1919) |
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PIERO ZANETTI - Direttore responsabile. |
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Tipografia Sociale - Pinerolo. |
Tipografia Sociale - Pinerolo. |
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