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f cliché. Quelle tranquillité! lei vraimcnt le temps s’arrcte. Nous entrons dans le rovaume de Dieu».
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Si rovescino le espressioni: la volontà diabolica regna nel mondo: ora, sùbito, si entra in inferno.


La verità tremenda si rivela per bocca d’un uomo, con l’opera de’ suoi scritti, la quale è come un veleno; chi la gusta, non c’è scampo. O forse solo con un antidoto ultrapotente, con un libro che smascheri l’avvincente impostura, col gridare l’allarme sui tetti, con l’acceso garrire di pensieri opposti. Cosi i malleabili lettori, la dolce e molle natura umana, sono una palla, giocata a rimbalzo fra Gidc e Massis, fra le tenebre e la luce, fra l’abisso c l’eliso. Innocenza, vanità: tronha sicumera di letterati, fregola di pettegolezzi e di risentimenti. Il romantico giuoco, dove non c’è posta poiché il mondo si salva o si perde a dispetto di tali infatuazioni e rancori, nasconde forse una dolorosa realtà dalla quale invano tenta d’escludersi e di schermirsi.
IL BARETTI


L’elogio della metafìsica.


Massis nei suoi sfoghi e nelle sue tentate ricostruzioni non è solo. Julien Benda riconosce anche lui nella coltura occidentale uno spirito di corruzione, che promana nientemeno da Belfegor; c Massis si avvicina particolarmente alle sue ubbie quando si accanisce contro la musica (le genie de la musique cn effet est indépendant de toute réflcxion, de toute intention consciente... il n’à que fairc dei coiiccpts et chasse la raison) perchè «Romain Rollami, en effet, est un musicien»; ma lasciamo andare. Con più vigore c con più frutto tanti anni or sono Pierre Lasscrre svolse la sua tesi contro l’antico, clamoroso e presto abbandonato romanticismo francese. Ma queste o* pere, e molte altre, tutti gli scritti insomma che provengono dalla Francia accademica, a volte anche ricchi di buon senso arguto, di correttezza, di placido spirito educato, quali che siano i princìpi e le ambizioni dei loro autori, non esulano, nei loro effetti, «lai campo letterario. Massis, come se «letto, è mosso da un’altra passione; forse, meglio che restaurare nelle lettere una norma e un ordine cattolico, si smania d’applicare ad esse quei principi conclamati che sembra possedere non senza maraviglia e senza sforzo.
f cliché. Quelle tranquillité ! lei vraimcnt le temps
s'arrcte. Nous entrons dans le rovaume de Dieu ».


Non lo si vuol offendere se si rileva che «il problema «Iella realtà» com’egli lo intende, ci sembra un indizio «luna violenza iniziale, d’un ordine imposto c, noi si direbbe, anche più meritorio, ma il quale non si stanca di suscitare consensi, quasi aspirasse a un’armonia che non la devon decidere le opere e la coscienza, ma clic richiede soccorsi esteriori e puntelli. Il fervore del proselitismo è di solito un privilegio degli eretici, che rompono la tradizione e quindi non sentono certezza in sè, se non è garantita dall’eco degli adepti.
Si rovescino le espressioni: la volontà diaboli¬
ca regna nel mondo: ora, sùbito, si entra in in¬
ferno. La verità tremenda si rivela per bocca d’un
uomo, con l'opera de’ suoi scritti, la quale è co¬
me un veleno; chi la gusta, non c’è scampo. O
forse solo con un antidoto ultrapotente, con un
libro che smascheri l’avvincente impostura, col
gridare l’allarme sui tetti, con l’acceso garrire di
pensieri opposti. Cosi i malleabili lettori, la dolce
e molle natura umana, sono una palla, giocata
a rimbalzo fra Gidc e Massis, fra le tenebre e la
luce, fra l’abisso c l'eliso. Innocenza, vanità: tron-
ha sicumera di letterati, fregola di pettegolezzi
e di risentimenti. Il romantico giuoco, dove non
c'è posta poiché il mondo si salva o si perde a
dispetto di tali infatuazioni e rancori, nasconde
forse una dolorosa realtà dalla quale invano tenta
d’escludersi e di schermirsi.


Nel fuggire se stessi, in questa ricerca d’un mondo, di una realtà che vien ricostruita secondo una forma prediletta, c noi diciamo romanticamente.
L’ elogio della metafìsica.


c’è un sintomo d’impazienza. La solitudine di Pascal non garba a Jacques Maritain, che di Massis si può forse considerare maestro.
Massis nei suoi sfoghi e nelle sue tentate ri-
costruzioni non è solo. Julien Benda riconosce
anche lui nella coltura occidentale uno spirito di
corruzione, che promana nientemeno da Belfegor;
c Massis si avvicina particolarmente alle sue ub¬
bie quando si accanisce contro la musica (le ge¬
nie de la musique cn effet est indépendant de toute
réflcxion, de toute intention consciente... il n'à
que fairc dei coiiccpts et chasse la raison) perchè
« Romain Rollami, en effet, est un musicien » ;
ma lasciamo andare. Con più vigore c con più
frutto tanti anni or sono Pierre Lasscrre svolse
la sua tesi contro l’antico, clamoroso e presto ab¬
bandonato romanticismo francese. Ma queste o*
pere, e molte altre, tutti gli scritti insomma che
provengono dalla Francia accademica, a volte an¬
che ricchi di buon senso arguto, di correttezza,
di placido spirito educato, quali che siano i prin¬
cìpi e le ambizioni dei loro autori, non esulano,
nei loro effetti, «lai campo letterario. Massis, come
se «letto, è mosso da un’altra passione; forse,
meglio che restaurare nelle lettere una norma e
un ordine cattolico, si smania d'applicare ad es¬
se quei principi conclamati che sembra possedere
non senza maraviglia e senza sforzo.


L’appello alla ragione, la fiducia in essa, lo sperato consenso degli altri entro la precisa Autorità della Chiesa: la libertà delle anime ragionami che stanno al loro posto ordinato e fanno parte del corpo comune con coscienza tranquilla, più che esser deduzioni, o verità direttamente insegnate dalla Scienza, posson parere un’opinione, un riparo umano di spiriti che son rimasti scossi c vinti da aspetti o da ombre di quella realtà che vorrebbero così ridurre. Per salvare la realtà, essi accusano gli uomini, il tempo; una lunga c pertinace deformazione, un irrazionale abban«lono di princìpi che ha condotto a successive catastrofi, che ora pesa «piasi come una necessità formale dalla quale pochi sanno liberarsi: pochi, ma questi tanto illuminali da farne la diagnosi imperterriti e punto timorosi d’esser soggetti alla stessa passione.
Non lo si vuol offendere se si rileva che « il
problema «Iella realtà » com’egli lo intende, ci
sembra un indizio «luna violenza iniziale, d’un
ordine imposto c, noi si direbbe, anche più me¬
ritorio, ma il quale non si stanca di suscitare con¬
sensi, quasi aspirasse a un'armonia che non la
devon decidere le opere e la coscienza, ma clic
richiede soccorsi esteriori e puntelli. Il fervore
del proselitismo è di solito un privilegio degli
eretici, che rompono la tradizione e quindi non
sentono certezza in sè, se non è garantita dal¬
l’eco degli adepti.


Il primo medicamento predicato non è la fede, ma l’uso dell’Intelletto. Che la fede sia concessa a rari spiriti e come un loro privilegio, costoro lo ammettono anche troppo facilmente; non sanno le parole, forse illogiche, forse poco plausibili, che son capaci di suscitarla; non si contentano della virtù dcH’csempio, che è cosa santamente «gratuita», e potenza da poterla esercitare senza orgoglio il più umile cristiano. La critica che Maritain rivolge a Pascal, non limitandola, al solito, a un ufficio di spiegazione, magari di complemento, ma come giudizio dottrinario c condanna inappellabile d’un suo «male».
Nel fuggire se stessi, in questa ricerca d'un
mondo, di una realtà che vien ricostruita secon¬
do una forma prediletta, c noi diciamo romanti¬
camente. c'è un sintomo d’impazienza. La soli¬
tudine di Pascal non garba a Jacques Maritain,
che di Massis si può forse considerare maestro.
L'appello alla ragione, la fiducia in essa, lo spe¬
rato consenso degli altri entro la precisa Autori¬
tà della Chiesa: la libertà delle anime ragionami
che stanno al loro posto ordinato e fanno parte
del corpo comune con coscienza tranquilla, più
che esser deduzioni, o verità direttamente inse¬
gnate dalla Scienza, posson parere un'opinione,
un riparo umano di spiriti che son rimasti scossi
c vinti da aspetti o da ombre di quella realtà
che vorrebbero cosi ridurre. Per salvare la realtà,
essi accusano gli uomini, il tempo; una lunga
c pertinace deformazione, un irrazionale abban-
«lono di princìpi che ha condotto a successive ca¬
tastrofi, che ora pesa «piasi come una necessità
formale dalla quale pochi sanno liberarsi: pochi,
ma questi tanto illuminali da farne la diagnosi
imperterriti e punto timorosi d’esser soggetti alla
stessa passione.


è notevole: «En fait néanmoins, il scrait pucril «le ne pas l’avoucr, il n’est pas pai verni au plein équilibre dottrinai, et n’n pas su se maintcnir parfaitement «lana cotte pure ligne formelle à laqucllc tendnit l’instinct de sa foi. Défaillance* accidcntellcs, déficienccs et scorics humaines qui sont précisémcnt cc qu’aimcnt cu lui «Ics esprits qu’il aurait hafs, car ils n’aimcnt pas la vèrité, mais l’hommc, et ne chcrchcnt dans Ics grande»
Il primo medicamento predicato non è la fede,
ma l'uso dell'Intelletto. Che la fede sia concessa
a rari spiriti e come un loro privilegio, costoro
lo ammettono anche troppo facilmente; non san¬
no le parole, forse illogiche, forse poco plausi¬
bili, che son capaci di suscitarla; non si conten¬
tano della virtù dcH'csempio, che è cosa san¬
tamente « gratuita », e potenza da poterla eser¬
citare senza orgoglio il più umile cristiano. La
critica che Maritain rivolge a Pascal, non limi¬
tandola, al solito, a un ufficio di spiegazione, ma¬
gari di complemento, ma come giudizio dottri¬
nario c condanna inappellabile d'un suo « male ».
è notevole: « En fait néanmoins, il scrait pucril
«le ne pas l'avoucr, il n’est pas pai verni au plein
équilibre dottrinai, et n’n pas su se maintcnir
parfaitement «lana cotte pure ligne formelle à
laqucllc tendnit l’instinct de sa foi. Défaillance*
accidcntellcs, déficienccs et scorics humaines qui
sont précisémcnt cc qu’aimcnt cu lui «Ics esprits
qu'il aurait hafs, car ils n’aimcnt pas la vèrité,
mais l’hommc, et ne chcrchcnt dans Ics grande»
àmes qu’ils admircnt qu’à s’aimcr cux nicmcs avec
plus de concupisccncc et «le délectation ».


àmes qu’ils admircnt qu’à s’aimcr cux nicmcs avec plus de concupisccncc et «le délectation».
« Que dirons nous ici ? Pascal, et c’cst le prin¬
cipe «le toutes scs faiblcsses, a une incurablc dé-
fiance à l’égard «le la métaphysiquc ». Strana fis¬
sazione: le anime sperdute, che si cercano c
si ripiegano continuamente, magari follemente
perche non han trovato appoggio «li verità son
qui prese a consacrare come «lei mostri «l’egoi¬
smo, che non possono provare amore e «lesidcrio
«Iella parola altrui senza che v’cntri ia volontà
perversa di trovar consonanze inattese c di bearsi
della propria eco. Quelli che l'hanno Ietto, quasi
tutti hanno letto il Vangelo ignoranti, e molti
sfiduciati, della metafisica; non staremo qui a di¬
re quale virtù ne hanno tratta. Saranno deboli ,
ma, appunto, più di tutti han bisogno d’una nor¬
ma convincente e vicina. E quale forza «limostra
chi, eleggendosi a maestro, nella sua aridità li
respinge e li sconosce e non si ritiene mai ab¬
bastanza logico e pronto nel condannarli, forse
per la paura o per il rimorso della sua debolezza
non bene guarita?


«Que dirons nous ici? Pascal, et c’cst le principe «le toutes scs faiblcsses, a une incurablc défiance à l’égard «le la métaphysiquc». Strana fissazione:


le anime sperdute, che si cercano c si ripiegano continuamente, magari follemente perche non han trovato appoggio «li verità son qui prese a consacrare come «lei mostri «l’egoismo, che non possono provare amore e «lesidcrio «Iella parola altrui senza che v’cntri ia volontà perversa di trovar consonanze inattese c di bearsi della propria eco. Quelli che l’hanno Ietto, quasi tutti hanno letto il Vangelo ignoranti, e molti sfiduciati, della metafisica; non staremo qui a dire quale virtù ne hanno tratta. Saranno deboli, ma, appunto, più di tutti han bisogno d’una norma convincente e vicina. E quale forza «limostra chi, eleggendosi a maestro, nella sua aridità li respinge e li sconosce e non si ritiene mai abbastanza logico e pronto nel condannarli, forse per la paura o per il rimorso della sua debolezza non bene guarita?
Con tali osservazioni, con tali insinuazioni psi¬
cologiche si rientra di netto nella schiera dei
reprobi, trasportati e vinti da una di quelle cor¬
renti fatali, a chi non si argina dietro la salda fi¬
losofia scolastica; che sono il seguo e la forza del
male di questo secolo. Ma una simile condanna
non è per dispiacerci. Proprio perchè siamo tanto
lontani dal candiilo ottimismo da non ricordarci
nemmeno più «lei suo valore, la critica non solo
alle utopie romantiche e al mito «lei progresso,
ma allo stesso («lealismo, ci convince c. per «pian¬
to siamo riformabili, ci raddrizza; è la legittima
parola di uomini ormai disamorati «li quegli ideali
falliti. Faremo volentieri la patetica osservazione
«Ielle stanchezze e «Ielle rovine che nelle speranze
umane ha portato, «lopo tanti inni, quest’ultimo
periodo di guerre e di sconquassi: ne dedurremo
che la teoria dove si nega o si allontana il male
è un’allegra facezia o una «lispcrata difesa di
chi non sa sopportare revi«len/a. Ma non pos¬
siamo abbandonare, rifiutare il nule di questo se¬
colo, il non ancor sceverato male che ci sta
nell'animo per rifarci a un imaginato bene che
vige, costruito e perfetto, in una precisa epoca
della storia; non siamo adatti a accettare il ser¬
vaggio mentale a un’ipotetica età «lell’oro.


Se poi ci vengono a «lire che «|ue! pensiero,
con i soli mezzi umani, è giunto alla libertà in¬
tera e ivi splende. cosi che ci tocca soltanto in¬
terpretarlo, adattarvi la falsa realtà d’oggi giorno
perchè essa ritrovi la sua forma vera e si separi
«Lai suoi errori, risponderemo che questa prospet¬
tiva mirabile e i tentativi d’applicazione che se
ne dànno ci lasciano di molto scettici; e solo se
quel pensiero si farà nostro lo potremo accettare.
Discorso questo che gli scolastici non posson gra-
«lirc, come troppo soggettivo e mosso «la un pre¬
giudizio fallace; ma perchè si potesse smetterlo,
ci vorrebbe un tale mutamento nella nostra na¬
tura. che noi non se ne può ammetter l’ipotesi
nè prevc«!er le condizioni. Sarà, benché di poca
so«ldisfazione, una superbia: ma induce a non ac¬
condiscendere la persuasione che. staccati dagli
entusiasmi filosofici c svezzati della compiacenza
nei sistemi, sia facile capirli c magari amarli fino
nelle loro debolezze e nei loro attriti.


Con tali osservazioni, con tali insinuazioni psicologiche si rientra di netto nella schiera dei reprobi, trasportati e vinti da una di quelle correnti fatali, a chi non si argina dietro la salda filosofia scolastica; che sono il seguo e la forza del male di questo secolo. Ma una simile condanna non è per dispiacerci. Proprio perchè siamo tanto lontani dal candiilo ottimismo da non ricordarci nemmeno più «lei suo valore, la critica non solo alle utopie romantiche e al mito «lei progresso, ma allo stesso («lealismo, ci convince c. per «pianto siamo riformabili, ci raddrizza; è la legittima parola di uomini ormai disamorati «li quegli ideali falliti. Faremo volentieri la patetica osservazione «Ielle stanchezze e «Ielle rovine che nelle speranze umane ha portato, «lopo tanti inni, quest’ultimo periodo di guerre e di sconquassi: ne dedurremo che la teoria dove si nega o si allontana il male è un’allegra facezia o una «lispcrata difesa di chi non sa sopportare revi«len/a. Ma non possiamo abbandonare, rifiutare il nule di questo secolo, il non ancor sceverato male che ci sta nell’animo per rifarci a un imaginato bene che vige, costruito e perfetto, in una precisa epoca della storia; non siamo adatti a accettare il servaggio mentale a un’ipotetica età «lell’oro.
Il realismo romantico.


Se poi ci vengono a «lire che «|ue! pensiero, con i soli mezzi umani, è giunto alla libertà intera e ivi splende. così che ci tocca soltanto interpretarlo, adattarvi la falsa realtà d’oggi giorno perchè essa ritrovi la sua forma vera e si separi «Lai suoi errori, risponderemo che questa prospettiva mirabile e i tentativi d’applicazione che se ne dànno ci lasciano di molto scettici; e solo se quel pensiero si farà nostro lo potremo accettare.
Guardato con occhi attenti, che cosa ci rap¬
presenta un siffatto tentativo, cosi fi«lucioso in
un bene già costruito da imparare razionalmente,
così accanito contro il fatale danno delle singole
libertà e autonomie? Là «love mira all’arte, non
la sfiora nemmeno. scambian«lola con una <k)t-
trina e una disciplina che, se pesano nell'opera
poetica, vuol dire che l’autore noti le possiede.
Perciò l’asserita sua base filosofica non riesce a
impregnare il pensiero o il sentimento cattolico
nelle deduzioni a cui giunge. Chi vuol conoscere
un pensiero ortodosso, che quasi sembra ispirato
«la quelle fonti da cui Massis si stacca con di¬
sdegno. ne troverà l’esposizione chiara e definita
in un recente opuscolo di monsignor Mario Stur-
zo intorno alla estetica di Benedetto Croce. Il
dissenso, necessario per un cattolico, dai fonda¬
menti delle teorie crociane, vi è segnato; ma non
toglie la riconoscenza dell’autore a Croce, il fa¬
vore all’opera sua di svecchiamento e di rinno¬
vamento culturale, una pratica adesione ai risul¬
tati della sua critica, espressa con parole anche
più calorose di quelle del suo ideatore. All'iden¬
tità d'intuizione - espressione monsignor Sturzo
premette qualche cosa d’inespresso, ma di fon¬
damentale: un’ispirazione. un « primum » che non
è certo logico ma nemmeno fantastico, che si spe¬
cificherà poi nelle ulteriori manifestazioni del¬
l’animo, modificandosi e perdendo. L’intuizione
pura perciò è per lui innaturale; l'arte è l’elabo¬
razione ideale d’un dato momento della vita. L’ar¬
te pura è prosa o poesia, secondo il modo come lo
spirito, che è uno, agisce; perciò lo spirito ha
una sua realtà, che precede l’arte. La poesia è
« vita cantata ». « Questo canto non è solo il
verso; prima del verso è tutta la tonalità del
pensiero ».


Discorso questo che gli scolastici non posson gra«lirc, come troppo soggettivo e mosso «la un pregiudizio fallace; ma perchè si potesse smetterlo, ci vorrebbe un tale mutamento nella nostra natura.
Se qui si riscontra una premura di fondar l’arte
realisticamente estranea al pensiero crociano, si
tratta però «l’un realismo del soggetto, che si
stacca definitivamente dalle preoccupazioni og¬
gettive. La parola « imitazione » che ricorre, seb¬
bene con cura circospetta, in Lasserre e Massis,
è respinta espressamente dallo Sturzo, il quale ne¬
ga il modello estetico, i canoni, le regole: e nega
altresì il valore esemplare e normativo «Ielle rap¬
presentazione artistica, chifxlo nel cervello dei
suddetti realisti. Per non toglier nulla «Iella sua
secchezza al discorso, riportiamo; « Pure l’arte ha
il suo valore... La vita ha anche bisogno «Icll’ar-
te. F. quamlo sono i momenti della poesia forte,
viva, esuberante si cerca l’arte come mezzo j»cr
perpetuare quei momenti, o per dirli agli altri,
o per dar sfogo alla piena «lei cuore, come av¬
viene col canto. Ma «la sola l’arte non vale U vita,
da sola la poesia... è come la storia; la storia non
vale l’azione, «lei resto non ne c che la memoria;
la poesia dell’arte strettamente dipende «Ulta poe¬
sia della vita, c tanto è più grande, quanto più
a quella si accosta ».


che noi non se ne può ammetter l’ipotesi nè prevc«!er le condizioni. Sarà, benché di poca so«ldisfazione, una superbia: ma induce a non accondiscendere la persuasione che. staccati dagli entusiasmi filosofici c svezzati della compiacenza nei sistemi, sia facile capirli c magari amarli fino nelle loro debolezze e nei loro attriti.
Si osservi come le parole, in se esuberanti e
infiammate, sono qui contenute c ridotte secondo
un’opinione misurata, che non si lascia ingannare
dal vago L'arte non vale la vita; e perciò, anche
se vi si scopre qualche fondamento, sono inutili c
pericolose le effusioni, le imprecazioni di un Mas¬
sis. Non può esser angelica, non c diabolica: l’ar¬
te è cosa umana, J'un'umanità che in essa dimen¬
tica le cure c purifica i sentimenti, limitando' : in
una iorma precisa.


Il realismo romantico.
Lo spirito che in essa cerca, trova, teme un
cibo sostanziale, un indirizzo vitale, un inizio è
uno di quegli spiriti confusi c opachi come sarcb
boro i peggiori e i più stravaganti di quelli che
si «lissero romantici.


Guardato con occhi attenti, che cosa ci rappresenta un siffatto tentativo, così fi«lucioso in un bene già costruito da imparare razionalmente, così accanito contro il fatale danno delle singole libertà e autonomie? Là «love mira all’arte, non la sfiora nemmeno. scambian«lola con una <k)ttrina e una disciplina che, se pesano nell'opera poetica, vuol dire che l’autore noti le possiede.
La parola «lei classicismo, come costoro cc la
servono, cela dunque un inganno; e si smaltisce
col suo stesso tono, tanto c adirata e violarla.
C’c un vero c proprio scambio di termini. Appare
chiaro che essa si tramuta in intenzione o in di¬
spetto romantico (come il loro cattolicismo si se¬


Perciò l’asserita sua base filosofica non riesce a impregnare il pensiero o il sentimento cattolico nelle deduzioni a cui giunge. Chi vuol conoscere un pensiero ortodosso, che quasi sembra ispirato «la quelle fonti da cui Massis si stacca con disdegno.


ne troverà l’esposizione chiara e definita in un recente opuscolo di monsignor Mario Sturzo intorno alla estetica di Benedetto Croce. Il dissenso, necessario per un cattolico, dai fondamenti delle teorie crociane, vi è segnato; ma non toglie la riconoscenza dell’autore a Croce, il favore all’opera sua di svecchiamento e di rinnovamento culturale, una pratica adesione ai risultati della sua critica, espressa con parole anche più calorose di quelle del suo ideatore. All'identità d'intuizione - espressione monsignor Sturzo premette qualche cosa d’inespresso, ma di fondamentale:
grega c si riduce nella più rigida forma d’orgo¬
glio nazionale); resta ancora da intcmlere come,
perchè la confusione avviene.


un’ispirazione. un «primum» che non è certo logico ma nemmeno fantastico, che si specificherà poi nelle ulteriori manifestazioni dell’animo, modificandosi e perdendo. L’intuizione pura perciò è per lui innaturale; l'arte è l’elaborazione ideale d’un dato momento della vita. L’arte pura è prosa o poesia, secondo il modo come lo spirito, che è uno, agisce; perciò lo spirito ha una sua realtà, che precede l’arte. La poesia è «vita cantata». «Questo canto non è solo il verso; prima del verso è tutta la tonalità del pensiero».
A trovare la scusa c la spiegazione d'un tale
atteggiamento lo stesso Massis ci aiuta, e in un
modo che sembra irrefutabile. Bisogna, anche qui,
riferire:


Se qui si riscontra una premura di fondar l’arte realisticamente estranea al pensiero crociano, si tratta però «l’un realismo del soggetto, che si stacca definitivamente dalle preoccupazioni oggettive.
« Toutes Ics littcratures ne crécnt pas cc milieu
bicn tempere, et il n’est pas établi que «le toutes
un ordre se degagé. Pcut-on vraimcnt parler, par
exemplc. du genie trailitionncl de la littératurc
anglaise? Le genie n’y est rien qu'individuel. Il
jaillit en personnalités hardics, excentriqucs «le
leur nature, et par là meme dune variété «lécon-
ccrtante; échantillons disparate» «lune mente race
san «loute, mais où tout semblc cicc à cinque
coup, le stvle, la composition et jusqu'à la tzngue.
Cinque oeuvre surgit comme une aventure que
rien ne laissait prévoir, anormale et quelque pcu
monstrueusc. Aussi bicn n’excrce-t-cllc pas d'in-
fluence m: »cns où nous l’entendons; et n’existc-t-il
pas de culture anglaise à proprement parler. Des
oeuvre», des individualités cxccptionelles, sans
action cur la socicté, siuon sans disciples... Auisi
la liltérature anglaise... se retranche du public ».


La parola «imitazione» che ricorre, sebbene con cura circospetta, in Lasserre e Massis, è respinta espressamente dallo Sturzo, il quale nega il modello estetico, i canoni, le regole: e nega altresì il valore esemplare e normativo «Ielle rappresentazione artistica, chifxlo nel cervello dei suddetti realisti. Per non toglier nulla «Iella sua secchezza al discorso, riportiamo; «Pure l’arte ha il suo valore... La vita ha anche bisogno «Icll’arte.
Tolte alcune esagerazioni d’una visione pre¬
concetta. o indotte dalla cattiva fede, non si ri¬
trova in queste parole la precisa figura dcH'ar-
lista, quale noi lo si immagina? Poteva «lir le
stesse cose, o poco meno, «IcU’Itaha; facendo il
debito onore inoltre alla nostra tradizione reto¬
rica, sulla quale anche il più balzano «lei futu¬
risti deve (c sa) coniare. Si vede dunque definir¬
si un contrasto che pareva ideale come un con¬
trasto dcll'imlote di «lue nazioni; ogni volta che
nel corso di questi appunti s’c usato dir
« noi », si era mossi da un istintivo c
intimo senso che ci appartiene come italiani. Non
si pensava d'impostare un’opposta tendenza bat¬
tagliera, ma di svolgere una considerazione pa¬
cata, d'esprimere un giudizio spassionato c nor¬
male su alcune quistioni molto scottanti per i no¬
stri vicini d'oltr’Alpc ; rassicurati ancora da que¬
sto vantaggio: che siccome le varie nostre impres¬
sioni non si compongono in una teoria di difesa
nazionale, siamo perciò più vicini a un criterio
giusto c applicabile universalmente.


F. quamlo sono i momenti della poesia forte, viva, esuberante si cerca l’arte come mezzo j»cr perpetuare quei momenti, o per dirli agli altri, o per dar sfogo alla piena «lei cuore, come avviene col canto. Ma «la sola l’arte non vale U vita, da sola la poesia... è come la storia; la storia non vale l’azione, «lei resto non ne c che la memoria; la poesia dell’arte strettamente dipende «Ulta poesia della vita, c tanto è più grande, quanto più a quella si accosta».
Tale teoria dell'arte obbiettiva e. come dicono,
classica c dunque strettamente legata a una teoria
di conservazione della compagine sociale della
Francia* c risulta chiaro come in tutto questo
« realismo », s'intoni esso alla morale, alla re¬
ligione, o all'estetica, il predominio lo tiene la
politica. la ragion di stato. « Il cn va tout autre-
ment des Icttres frammise» — prosegue il Massis
— éminemment sociales, où. sous la libcrté in¬
fime des styles (ma, di fatto, fino a qual segno
è propenso a difenderla?) se «lécouvrc un réseau
mcrveillcux «le disciplines qu’on ne rompt jamais
sans une pcrte désastreuse ». Non diciamo, per
carità, che con queste stigmate sociali non si
possa far arte; diciamo che quando la si gusta
se ne deve prescindere in tutto.


Si osservi come le parole, in se esuberanti e infiammate, sono qui contenute c ridotte secondo un’opinione misurata, che non si lascia ingannare dal vago L'arte non vale la vita; e perciò, anche se vi si scopre qualche fondamento, sono inutili c pericolose le effusioni, le imprecazioni di un Massis.
Ma d’altronde un prinicipio cosi superficiale
ed estrinseco si rivolta in suo proprio «lanno:
dalla stessa osservanza e pressura d’un mezzo
sociale ristretto e esigente scatta, una pretesa di
libertà, per l'artista, che è altrettanto avulsa dalle
ragioni dell’arte c perniciosa. L'individuo arti¬
sta si gonfia «Iella sua propria eco; si stima, e si
vuole, riformatore, missionario, vate. L’eccitabile
popolo «li Francia come una volta nella corte o
nelle classi raffinate della società « spirituale »
trova nell’arte il suo nvodello e il suo specchio;
e vi lia pure un rapido mezzo di propagarla.
Dalla balorda esaltazione romantica al dandysmo
affettato, al verismo scientifico, a quest'ultimo as¬
sillo, forse più tristo ‘e più segreto, d'immorali¬
smo, sentiamo pesare negli artisti un'ansia, un
odio, un anKxe sociale, che li fa spesso pedanti
c smorti funzionari del disordine. Massis vorrebbe
essere, tra tante rovine, un morale architetto;
non si può negare che Gide sia, nell’intenzione
sua appena cosciente, un turbato «lemolitore.


Non può esser angelica, non c diabolica: l’arte è cosa umana, J'un'umanità che in essa dimentica le cure c purifica i sentimenti, limitando': in una iorma precisa.
Queste maschere, noi, o ingenui o accorti, non
so. le strappiamo senza rimorso alla lettura; ri¬
compaiono, fastidiose e ingombranti, quando ci
mettiamo a riflettere, a analizzare. Che siano un
utile strumento, e una necessità della vita francse,
non neghiamo; ma è ingrata la fatica «li volerle
estendere, e ci si può opporre con tranquilla co¬
scienza al tentativo di dar loro forma c valore
universale. Umberto Morra di Lavriano.


Lo spirito che in essa cerca, trova, teme un cibo sostanziale, un indirizzo vitale, un inizio è uno di quegli spiriti confusi c opachi come sarcb boro i peggiori e i più stravaganti di quelli che si «lissero romantici.


La parola «lei classicismo, come costoro cc la servono, cela dunque un inganno; e si smaltisce col suo stesso tono, tanto c adirata e violarla.
PIERO GOBETTI - Editore


C’c un vero c proprio scambio di termini. Appare chiaro che essa si tramuta in intenzione o in dispetto romantico (come il loro cattolicismo si se
TORINO - Via XX Settembre. 60


grega c si riduce nella più rigida forma d’orgoglio nazionale); resta ancora da intcmlere come, perchè la confusione avviene.
LETTERATURA


A trovare la scusa c la spiegazione d'un tale atteggiamento lo stesso Massis ci aiuta, e in un modo che sembra irrefutabile. Bisogna, anche qui, riferire:
A. Balliamo: Vele di fortuna L. 5


«Toutes Ics littcratures ne crécnt pas cc milieu bicn tempere, et il n’est pas établi que «le toutes un ordre se degagé. Pcut-on vraimcnt parler, par exemplc. du genie trailitionncl de la littératurc anglaise? Le genie n’y est rien qu'individuel. Il jaillit en personnalités hardics, excentriqucs «le leur nature, et par là meme dune variété «léconccrtante; échantillons disparate» «lune mente race san «loute, mais où tout semblc cicc à cinque coup, le stvle, la composition et jusqu'à la tzngue.
F. M. Bongioanni: Venti poesie » 8


Cinque oeuvre surgit comme une aventure que rien ne laissait prévoir, anormale et quelque pcu monstrueusc. Aussi bicn n’excrce-t-cllc pas d'influence m:»cns où nous l’entendons; et n’existc-t-il pas de culture anglaise à proprement parler. Des oeuvre», des individualités cxccptionelles, sans action cur la socicté, siuon sans disciples... Auisi la liltérature anglaise... se retranche du public».
T. Fiore: l : .roe svegliato asceta perfetto * 4


Tolte alcune esagerazioni d’una visione preconcetta.
T. Fiore: Uccidi » 10,50


o indotte dalla cattiva fede, non si ritrova in queste parole la precisa figura dcH'arlista, quale noi lo si immagina? Poteva «lir le stesse cose, o poco meno, «Icll’Itaha; facendo il debito onore inoltre alla nostra tradizione retorica, sulla quale anche il più balzano «lei futuristi deve (c sa) coniare. Si vede dunque definirsi un contrasto che pareva ideale come un contrasto dcll'imlote di «lue nazioni; ogni volta che nel corso di questi appunti s’c usato dir «noi», si era mossi da un istintivo c intimo senso che ci appartiene come italiani. Non si pensava d'impostare un’opposta tendenza battagliera, ma di svolgere una considerazione pacata, d'esprimere un giudizio spassionato c normale su alcune quistioni molto scottanti per i nostri vicini d'oltr’Alpc; rassicurati ancora da questo vantaggio: che siccome le varie nostre impressioni non si compongono in una teoria di difesa nazionale, siamo perciò più vicini a un criterio giusto c applicabile universalmente.
R. Jesurum: Il dono di Lucifero » 5


Tale teoria dell'arte obbiettiva e. come dicono, classica c dunque strettamente legata a una teoria di conservazione della compagine sociale della Francia* c risulta chiaro come in tutto questo «realismo», s'intoni esso alla morale, alla religione, o all'estetica, il predominio lo tiene la politica. la ragion di stato. «Il cn va tout autrement des Icttres frammise» — prosegue il Massis — éminemment sociales, où. sous la libcrté infime des styles (ma, di fatto, fino a qual segno è propenso a difenderla?) se «lécouvrc un réseau mcrveillcux «le disciplines qu’on ne rompt jamais sans une pcrte désastreuse». Non diciamo, per carità, che con queste stigmate sociali non si possa far arte; diciamo che quando la si gusta se ne deve prescindere in tutto.
C. V. Lodovici : L'Idiota * . 4


Ma d’altronde un prinicipio così superficiale ed estrinseco si rivolta in suo proprio «lanno:
E. Pea: Rosa di Sion » 4


dalla stessa osservanza e pressura d’un mezzo sociale ristretto e esigente scatta, una pretesa di libertà, per l'artista, che è altrettanto avulsa dalle ragioni dell’arte c perniciosa. L'individuo artista si gonfia «Iella sua propria eco; si stima, e si vuole, riformatore, missionario, vate. L’eccitabile popolo «li Francia come una volta nella corte o nelle classi raffinate della società «spirituale»
U. Riva: Passatismi » 10


trova nell’arte il suo nvodello e il suo specchio; e vi lia pure un rapido mezzo di propagarla.
Tutti questi volami di letteratura si spediscono


Dalla balorda esaltazione romantica al dandysmo affettato, al verismo scientifico, a quest'ultimo assillo, forse più tristo ‘e più segreto, d'immoralismo, sentiamo pesare negli artisti un'ansia, un odio, un anKxe sociale, che li fa spesso pedanti c smorti funzionari del disordine. Massis vorrebbe essere, tra tante rovine, un morale architetto; non si può negare che Gide sia, nell’intenzione sua appena cosciente, un turbato «lemolitore.
franchi di porto contro vaglia di Lire 52.


Queste maschere, noi, o ingenui o accorti, non so. le strappiamo senza rimorso alla lettura; ricompaiono, fastidiose e ingombranti, quando ci mettiamo a riflettere, a analizzare. Che siano un utile strumento, e una necessità della vita francse, non neghiamo; ma è ingrata la fatica «li volerle estendere, e ci si può opporre con tranquilla coscienza al tentativo di dar loro forma c valore universale. Umberto Morra di Lavriano.


SCRITTORI DEL BARETTI


PIERO GOBETTI - Editore
Questa serie comprende i più forti scrittori che
si siano rivelati nel «lopo-guerra. Non é nella no¬
stra indole metterci a stampare gli scrittori quan-
«lo hanno già una faina «La sfruttare. Noi ci pro¬
poniamo «li scoprire gli artisti al loro primo li¬
bro. Stampando uno scrittore assumiamo di fronte
ai lettori un impegno anche per il futuro. La col¬
lezione «Scrittori del Baretti » saia per la lette¬
ratura «jucllo che sono per la politica i Quaderni
della Rivoluzione Liberale.


TORINO - Via XX Settembre. 60


LETTERATURA
PRIMA SERIE


1. P. Solari: La piccioncino - Romanzo L. 8
A. Balliamo: Vele di fortuna L. 5


F. M. Bongioanni: Venti poesie» 8
2. R. Antuffo: L’Isola - Tragedia * 10.50


T. Fiore: l: .roe svegliato asceta perfetto * 4
G. Vaccarella: Poliziano » 7


T. Fiore: Uccidi» 10,50
4. F.. Montale: Ossi di seppia - Poesie > 6,50


5. L. Pigxato: Pietre - Poesia » 6
R. Jesurum: Il dono di Lucifero» 5


6. R. Franchi: La Maschera » 5
C. V. Lodovici: L'Idiota * . 4


E. Pea: Rosa di Sion» 4


U. Riva: Passatismi» 10
I primi ire volami tono atCUI. (ili altri li
miro giamo- SI tprdUcono Irmeli! di porlo c
di L. ♦•. folli gli abbonali I * ~


Tutti questi volami di letteratura si spediscono
avranno diritto a sceglie
edlilonl lellerorle, che sarà loro 1


franchi di porto contro vaglia di Lire 52.


agli " Scrittori. del “Bai


SCRITTORI DEL BARETTI


Questa serie comprende i più forti scrittori che si siano rivelati nel «lopo-guerra. Non é nella nostra indole metterci a stampare gli scrittori quan«lo hanno già una faina «La sfruttare. Noi ci proponiamo «li scoprire gli artisti al loro primo libro.
Lettere Inglesi.


Stampando uno scrittore assumiamo di fronte ai lettori un impegno anche per il futuro. La collezione «Scrittori del Baretti» saia per la letteratura «jucllo che sono per la politica i Quaderni della Rivoluzione Liberale.


Hamlet al Haymarket


PRIMA SERIE
Mi .


1. P. Solari: La piccioncino - Romanzo L. 8
recai alla agenzia teatrale dove pagai sci


2. R. Antuffo: L’Isola - Tragedia * 10.50
scellini


G. Vaccarella: Poliziano» 7
i c mezzo per i


4. F.. Montale: Ossi di seppia - Poesie > 6,50
indorc presso a poco al log-


5. L. Pigxato: Pietre - Poesia» 6
pione.


6. R. Franchi: La Maschera» 5
Ho il sospelIt


1 ini abbiano rubato messo


I primi ire volami tono atCUI. (ili altri li miro giamo- SI tprdllcono Irmeli! di porlo c di L. ♦•. folli gli abbonali I * ~
scellini


avranno diritto a sceglie edlilonl lellerorle, che sarà loro 1
». La sera del l


ttnedl mi vestii del meno in¬


agli " Scrittori. del “Bai
decenti


■ tra i miei ab


Lettere Inglesi.
iti; presi una automobile di


piazza


Hamlet al Haymarket
c mi recai a


Mi .
vedere ed udire Hamlet, il


recai alla agenzia teatrale dove pagai sci
imo dolce e giovane .


scellini
amico.


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ligi:


indorc presso a poco al log pione.
glo-sas


Ho il sospelIt
riviveva nell'a
zom* di cui fi


1 ini abbiano rubato messo
rie di un celebre attore An¬
te lungo tempo non riuscii


scellini
a riten
mozion


ere il nome, u
». La sera del l
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ut che per successive infor-
John Barrymore.


■ tra i miei ab
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iti; presi una automobile di
market Thcatn


piazza
• era gremito del bene edu-


c mi recai a
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vedere ed udire Hamlet, il
nbblico Lauditi


imo dolce e giovane .
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amico.
unire cne iiejiuernni


ligi:
una volta : « Prailty..
La tecnica teatrale


glo-sas
no sentirsi ripetere ancoro
. » con quello che segue,
era ottima. Le scene di una


riviveva nell’a zom* di cui fi
sciupiti


rie di un celebre attore Ante lungo tempo non riuscii
:ità di altissimi


a riten mozion
» stile — in cui si celavano


ere il nome, u i seppi essere
gli art
dire cl


ut che per successive inforJohn Barrymore.
ifici più raffinati. Per tale rispetto oserei
ir il povero William sarebbe stato soddi-


llay


market Thcatn
sfatto.


• era gremito del bene edu calo p
Par remo re mi ò sembralo certamente un inter¬
prete degno di noto; egli concilia e supera in una
gcniiiL- sintesi pratica e personale le esigenze i-
dcali della tragedia con quelle realistiche dell'a¬
zione. ligli non rode da un lato nella declamazio¬
ne altisonante dall'altro egli non scivola nella
sdimezzo della espressione dialogica per cui noi
conosciamo certi /Imieti più 0 infilo padani che
dicono t essere 0 non essere » come se chiedes¬
sero un pacco di Macedonia al tabaccaio. Tale
sintesi non coincide però certamente con i savi
consigli che il doloroso principe danese dà ai mi¬
mi della trappola da sorci.


nbblico Lauditi
t’Inzi si notano in lui alcuni aspetti deplorevoli.
Un Ebreo in presenza di una statua di Urania
dalle cento braccia disse: Quello si doveva essere
un grande oratore... molti popoli parlano colle
mani; ma gli Anglo-sassoni nel loro eccesso di
compostezza formale, in generale mancano di
tale arte. Uarrymore o recitava in una immobili¬
tà stalattìtica oppure annaspava l'aria con enormi
gesti di una compostezza lacrimevole. Egli mo¬
strare chiaramente di essere un parvenu — un
cafone della mimica degli arti — una persona
che per inesperienza (in questo caso probabil¬
mente ancestrale ) cade negli eccessi opposti —
come chi entri col cappello in lesta in una sala
della buona società europea, c poi si congedi ba¬
ciando la mano non solo alle signore ma alle si¬
gnorine ed eventualmente alle cameriere.


esc — in gran parie fem unire cne iiejiuernni
Altro disastro non piccolo: in fine o durante
la recitazione Uarrymorc emettrì’a dei pfj!.. chftl..
ssh !.. ed altre espressioni più 0 meno zoologiche
0 futuristiche, i cui'effetti in'relazione alla este¬
tica non saranno da me discussi, ma che in ogni
modo... non risultano dal testo.


una volta: «Prailty..
Una vecchia giornalista inglese che siedeva ac¬
canto a me, mi spiegò come /<» figura di Polonio
fosse tiattcggìata nel Regno Unito in uno stile
spiccatamente comico: anche il Polonio del Hay-
market aveva una tendenza di questo genere —
ma la medesima suffragetta mi disse che non
si era mai visto un ministro cosi serio in Uri-
fannia... almeno sul teatro.


La tecnica teatrale
Lo spettro faceva pietà: nonostante i vari pro¬
iettori c trucchi da sedute spiritiche egli non
riusciva ad adergersi nella maestà ultramondana
del Re assassinato e tradito.


no sentirsi ripetere ancoro .» con quello che segue, era ottima. Le scene di una
Ofelia — a quanto mi fu detto, era la mi¬
gliore Ofelia inglese; potrebbero condannarmi a
due eternità di vita per farmelo dire, ma ne Ito
integralmente dimenticato il nome. In lei la ipo¬
crisia nordica perveniva ad una acme itupenda
ed in tutte le scene di ingenua femminilità, ella
raggiungeva l'impossibile per una artista dì tea¬
tro: suggerita l'impressione del suo candore in¬
teriore ; per un buon quarto d'ora io giunsi per¬
sino a supporre implicitamente che ella potesse
essere vergine... del resto certe cose non si san¬
no pressoché mai positivamente.


sciupiti
Nella pazzia ella non riuscì : ella dava una
completa impressione di gioiosa incoscienza e
mostrava di essere così completamente folle che
non ci si accorgeva più della follia medesima.
Secondo la mia barbosa opinione in tale caso oc¬
correrebbe una esecuzione doppia e contempora¬
nea direi quasi su due piani di coscienza. Sul
primo una serena giocondità infantile, sul secondo
(che deve essere inespresso ma presente non
appariscente ma come intravvisto nella penombra)
l'incubo enorme della follia tragica Senza que¬
sta diade — non si riesce a nii//«i nei caso spe¬
cifico che ha un riscontro solo : nelle « Baccanti ».


:ità di altissimi
Amleto è morto. Disse: il resto ò silenzio. Per
noi il silenzio non esiste. In questo secolo la
moltitudine anarchica delle percezioni materiali
isterilisce senza remissione il segreto fiore del¬
l'anima nostra. Aiiasvf.ro.


» stile — in cui si celavano
0. B. PARAVIA & C.


gli art dire cl
EDITORI - LIBRAI TIPOGRAFI
Torino - Milano • firmi - Ioni - Napoli - Pilirno


ifici più raffinati. Per tale rispetto oserei ir il povero William sarebbe stato soddi
Recentissimo:


sfatto.
MELCHIOR CESAROTTI


Par remo re mi ò sembralo certamente un interprete degno di noto; egli concilia e supera in una gcniiiL- sintesi pratica e personale le esigenze idcali della tragedia con quelle realistiche dell’azione.
Poesie di Ossian


ligli non rode da un lato nella declamazione altisonante dall’altro egli non scivola nella sdimezzo della espressione dialogica per cui noi conosciamo certi /Imieti più 0 infilo padani che dicono t essere 0 non essere» come se chiedessero un pacco di Macedonia al tabaccaio. Tale sintesi non coincide però certamente con i savi consigli che il doloroso principe danese dà ai mimi della trappola da sorci.
I con iti GUSTAVO BALSAMO CHIVEllI. . 1. IO


t’Inzi si notano in lui alcuni aspetti deplorevoli.
Nessuno ignora la grande influenza clic la poe¬
sia «lei Macphcrson ebbe su tutte le letterature
nella seconda metà del settecento c nel primo ot¬
tocento. Le migliori poesie — che da tempo non
sonò più pubblicate - appaiono ora nell’aurea
traduzione «lei Cesarotti. La scelta è stata fatta
con sano criterio e fine gusto da Gustavo Balsa¬
mo Crivelli che ha annotato il testo sobriamente
ed ha dettata una prefazione come ogni sua
chiara e dotta.


Un Ebreo in presenza di una statua di Urania dalle cento braccia disse: Quello si doveva essere un grande oratore... molti popoli parlano colle mani; ma gli Anglo-sassoni nel loro eccesso di compostezza formale, in generale mancano di tale arte. Uarrymore o recitava in una immobilità stalattìtica oppure annaspava l’aria con enormi gesti di una compostezza lacrimevole. Egli mostrare chiaramente di essere un parvenu — un cafone della mimica degli arti — una persona che per inesperienza (in questo caso probabilmente ancestrale ) cade negli eccessi opposti — come chi entri col cappello in lesta in una sala della buona società europea, c poi si congedi baciando la mano non solo alle signore ma alle signorine ed eventualmente alle cameriere.
Chiedete il Catalogo ragionato ed illustrato dei
CLASSICI ITALIANI «Paravia» a G. B. Pa¬
ravia e C. - Via Garibaldi, 23 — Torino.


Altro disastro non piccolo: in fine o durante la recitazione Uarrymorc emettrì’a dei pfj!.. chftl..
PIERO GOBETTI, direnare responsabile.


ssh!.. ed altre espressioni più 0 meno zoologiche 0 futuristiche, i cui’effetti in’relazione alla estetica non saranno da me discussi, ma che in ogni modo... non risultano dal testo.
Soc. An. Tip. Ed. «L'ALPINA» - Cuneo

Una vecchia giornalista inglese che siedeva accanto a me, mi spiegò come /<» figura di Polonio fosse tiattcggìata nel Regno Unito in uno stile spiccatamente comico: anche il Polonio del Haymarket aveva una tendenza di questo genere — ma la medesima suffragetta mi disse che non si era mai visto un ministro così serio in Urifannia...

almeno sul teatro.

Lo spettro faceva pietà: nonostante i vari proiettori c trucchi da sedute spiritiche egli non riusciva ad adergersi nella maestà ultramondana del Re assassinato e tradito.

Ofelia — a quanto mi fu detto, era la migliore Ofelia inglese; potrebbero condannarmi a due eternità di vita per farmelo dire, ma ne Ito integralmente dimenticato il nome. In lei la ipocrisia nordica perveniva ad una acme itupenda ed in tutte le scene di ingenua femminilità, ella raggiungeva l’impossibile per una artista dì teatro:

suggerita l’impressione del suo candore interiore
; per un buon quarto d’ora io giunsi persino a supporre implicitamente che ella potesse essere vergine... del resto certe cose non si sanno pressoché mai positivamente.

Nella pazzia ella non riuscì: ella dava una completa impressione di gioiosa incoscienza e mostrava di essere così completamente folle che non ci si accorgeva più della follia medesima.

Secondo la mia barbosa opinione in tale caso occorrerebbe una esecuzione doppia e contemporanea direi quasi su due piani di coscienza. Sul primo una serena giocondità infantile, sul secondo (che deve essere inespresso ma presente non appariscente ma come intravvisto nella penombra) l’incubo enorme della follia tragica Senza questa diade — non si riesce a nii//«i nei caso specifico che ha un riscontro solo: nelle «Baccanti».

Amleto è morto. Disse: il resto ò silenzio. Per noi il silenzio non esiste. In questo secolo la moltitudine anarchica delle percezioni materiali isterilisce senza remissione il segreto fiore dell’anima nostra. Aiiasvf.ro.

0. B. PARAVIA & C.

EDITORI - LIBRAI TIPOGRAFI Torino - Milano • firmi - Ioni - Napoli - Pilirno

Recentissimo:

MELCHIOR CESAROTTI

Poesie di Ossian

I con iti GUSTAVO BALSAMO CHIVEllI. . 1. IO

Nessuno ignora la grande influenza clic la poesia «lei Macphcrson ebbe su tutte le letterature nella seconda metà del settecento c nel primo ottocento.

Le migliori poesie — che da tempo non sonò più pubblicate - appaiono ora nell’aurea traduzione «lei Cesarotti. La scelta è stata fatta con sano criterio e fine gusto da Gustavo Balsamo Crivelli che ha annotato il testo sobriamente ed ha dettata una prefazione come ogni sua chiara e dotta.

Chiedete il Catalogo ragionato ed illustrato dei CLASSICI ITALIANI «Paravia» a G. B. Paravia e C. - Via Garibaldi, 23 — Torino.

PIERO GOBETTI, direnare responsabile.

Soc. An. Tip. Ed. «L’ALPINA» - Cuneo