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Il Baudelaire, tuttavia, non si è semplificato e teologizzato. La sua mitologia litica non si conclude in un’esposizione, ed egli non ha trasferito nel mondo di Satana i termini di un conflitto, di cui questo mondo è soltanto un attore. Le sua religiosità non è una questione di parole ed è un dramma vissuto, con tutti gli smarrimenti e con tutte le angosce dell’uomo.
38

IL BARETTI
La poesia, essa soltanto, si pone come il Bene contro tutto ciò ch’è il mondo e l’umano. Che cosa è, allora, il brutto o il bello nell’arte, se l’arte è trasfigurazione e corrispondenza del Cielo: se essa ci apre la porta del Cielo?
Il Baudelaire, tuttavia, non si è semplificato e

teologizzato. La sua mitologia litica non si conclude
<poem>Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe,
in un’esposizione, ed egli non ha trasferito
o Biautè! monstre enorme, effrayant, ingènu!
nel mondo di Satana i termini di un conflitto, di
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte
cui questo mondo è soltanto un attore. Le sua religiosità
d’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu?</poem>
non è una questione di parole ed è un
{{A destra|(''Hymne a la Beautè'')}}
dramma vissuto, con tutti gli smarrimenti e con
Questa è la metafisica del Baudelaire. «Le vice... comme outrage à l’armonie, comme dissonance, blessera plus particulièrement de certains esprit» poétiques; et je ne crois pas qu’il soit scandalisant de considerer toute infraction à la morale, ou Beau moral, comme une espèce de faute contre le rythme et la prosodie universels. C’est cet admirable, cet immortel instinct du Beau qui nous fait considerar la Terre et ses spectacles comme un aperçu, comme une correspondance du Ciel... Ainsi le principe de la poèsie est, strictement et simplement, l’aspiration humaine vers une Beautè superieure».
tutte le angosce dell’uomo.

La poesia, essa soltanto, si pone come il Bene
Platonismo, dunque; premessa d’un qualunque romanticismo. Baudelaire sfugge al moralismo e ripara nell’integralismo lirico-religioso. Chi sa che cosa avrebbero suggerito all’Hugo i temi dei ''Paradis artificiels''! Per Baudelaire non è un giudizio morale che può investire cotesto vizio che è un peccato allo stesso titolo d’ogni altro. Tra l’ebbrezza moralistica di Jean - Jacques e l’ebbrezza dell’haschisch non c’è gran differenza. Sono l’usa e l’altra, peccato di vanità. Il pensiero che sboccia in cima a cotesta presunzione e questa: «Io sono diventato Dio». L’entusiasmo, col quale Jean Jacques «admirait la vertu, l’attendrissement nerveux qui remplissait ses yeux de larmes, à la vue d’une belle action ou à la pensée de toutes les belle» actions qu’ il aurait voulu accomplir, suffisaient pour lui donner une idée superlative de sa valeur morale. Jean - Jacques s’était enivré sans haschisch» (<ref>''Les Paradis artificiels'', p. 215.</ref>).
contro tutto ciò ch’è il mondo e l’umano. Che cosa

è, allora, il brutto o il bello nell’arte, se l’arte
Tutto ciò nega la libertà umana e l'''indispensabile'' dolore. Le felicità non è il fine della vita; essa non può essere cercata nell’immaginazione; la morale non è eudemonismo.
è trasfigurazione e corrispondenza del Cielo: se

essa ci apre la porta del Cielo?
Moralismo ed haschisch sono gioie solitarie (in quanto meramente umane e disconoscenti Dio) con le quali l’individuo è mosso a vagheggiare continuamente se stesso e si getta «nell’abisso luminoso ov’egli ammira la sua faccia di Narciso». Sono gioie magiche che la Chiesa segna col sigillo della dannazione e che si acquistano a prezzo della salute eterna.
Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe,

o Biautcl monstre enorme, cflrayant. ingènui
La poesia, come espressione della libertà, si contrappone ad esse, perchè è purificazione e religione. Dio è Apollo. E mentre il divino Apollo, maestro di ogni sapienza, carezza con l’archetto le corde più vibranti, sotto di lui, tra i rovi e il fango, si dibattono quei «disgraziati che non hanno nè digiunato nè pregato e che hanno rifiutato la redenzione del lavoro». Essi soli, i poeti e i filosofi, rigenerati dal lavoro e dalla permanente nobiltà delle intenzioni, creano un giardino di vera bellezza, compiendo il solo miracolo che Dio ci abbia concesso di fare (<ref>''Ibidem'', p. 224.</ref> ).
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte

d’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu?
Attraverso una religiosità attiva e creatrice, il Baudelaire cerca il valore cosmico della poesia.
(Hymne a la Bcaulc)

Questa è la metafisica del Baudelaire. «Le
La religiosità di Verlaine si pone in confronto, in termini pietosi e comuni come espressione di una fragilità psicologica utile soltanto a documentare l’uomo.
vice... comme outrage à l’bnrmonie, cornine dissonarne,

blcsscra plus particulièrement de ccrtains
— Il faut m’aimer! je suis l’universel Baiser
esprit» poétiques; et je ne crois pas qu’il soit scandalismi

de considcrer toute infraction à la morale,
ou Beau moral, comme une espècc de faute contre
le rythmc et la prosodie univcrsels. C’est cet admirable.
cet immortel instinct du Beau qui nous
fait considerar la Terre et scs spectaclcs comme un
aper;u, coinmc une correspondance du Gel...
Ainai le principe de la poèsie est, strictement et
simplcmcnt, l’aspiration humainc vers une Beautè
superieurc».
Platonismo, dunque; premessa d’un qualunque
romanticismo. Baudelaire sfugge al moralismo e
ripara neU’integralismo lirico-religioso. Chi sa che
cosa avrebbero suggerito all’Hugo i temi dei Paradii
artificicls! Per Baudelaire non è un giudizio
morale che può investire cotesto vizio che è un
peccato allo stesso titolo d’ogni altro. Tra l’ebbrezza
moralistica di Jean - Jacques e l’ebbrezza
dell’haschisch non c’è gran differenza. Sono l’usa
c l’altra, peccato di vanità. Il pensiero ciré sboccia
in cima a cotesta presunzione c questa: «Io sono
diventato Dio». L’entusiasmo, col quale Jean Jacques
<«admirait la vertu, l’attcndrissement nerveux
qui rcmplissait scs yeux de larmes. à la vue
d’unc belle action ou à la pensée de toutes les
belle» acb’ons qu’ il aurait voulu accomplir. suffisaient
pour lui donner une idée superlative de sa
valeur morale. Jean - Jacques s’était cnivré sans
haschisch» (I).
Tutto ciò nega la libertà umana c Vindispensabile
dolore. Le felicità non è il fine della ‘vita;
essa non può essere cercata nell’immaginazione; la
morale non è eudemonismo.
Moralismo ed haschisch sono gioie solitarie (in
quanto meramente umane e disconoscenti Dio) con
le quali l’individuo è mosso a vagheggiare continuamente
te «tesso e si getta «nell’abisso luminoso
ov’cgli ammira la sua faccia di Narciso». Sono
gioie magiche che la Chiesa segna col sigillo della
dannazione e che si acquistano a prezzo della salute
eterna.
La poesia, come espressione della libertà, si
contrappone ad esse, perchè è purificazione e religione.
Dio è Apollo. E mentre il divino Apollo,
maestro di ogni sapienza, carezza con l’archetto
le corde più vibranti, sotto di lui. tra i rovi e il
fango, si dibattono quei «disgraziati che non hanno
nè digiunato nè pregato e che hanno rifiutato
la redenzione del lavoro». Essi soli, i poeti e i
filosofi, rigenerati dal lavoro e dalla permanente
nobiltà delle intenzioni, creano un giardino di vera
bellezza, compiendo il solo miracolo che Dio ci
abbia concesso di fare ( 2 ).
Attraverso una religiosità attiva e creatrice, il
Baudelaire cerca il valore cosmico della poesia.
La religiosità di Verlaine si pone in confronto,
in termini pietosi e comuni come espressione di una
fragilità psicologica utile soltanto a documentare
l’uomo.
— Il faut m’aimer I je suis l’universel Baiser
dice il Signore a quest’uomo. Ed il convertito risponde:
dice il Signore a quest’uomo. Ed il convertito risponde:

— Seigncur. c’est tropi Vraicment je n’ose.
— Seigneur. c’est trop! Vraiement je n’ose.
Aimer qui? Vous?

Ohi noni Je tremble et n’ose. Ohi vous aimer je
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n’ose.

je ne veux pasl Je suis indigne. Vous. la Rose
Oh! non! Je tremble et n’ose. Oh! vous aimer je n’ose.
Immense de» purs vents de l’Amour, ó Vous. tous

les coeur» de» saints. ò vous qui fùtes le Jaloux
d’Israel. Vous, la chaste abeille...
je ne veux pas! Je suis indigne. Vous, la Rose Immense des purs vents de l’Amour, ó Vous, tous les coeurs des saints, ò vous qui fùtes le Jaloux d’Israel. Vous, la chaste abeille...
{{A destra|(''Sagesse'')}}
(Sagene)
Infatti i ''Fleurs du mal'' non sono un libro autobiografico, ed è perfettamente inutile preoccuparsi di una corrispondenza precisa tra il Baudelaire, di cui parliamo noi (e di cui solo abbiam diritto di parlare) e il Baudelaire incontrato da Gauthier nel 1849 all’hótel Pimodan. Se questi fosse proprio solito fare l’''Examen de minuit'', non sappiamo:
Infatti i Fleurs du mal non sono un libro autobiografico,

ed è perfettamente inutile preoccuparsi
<poem>La pendute, sonnant minuit.
di una corrispondenza precisa tra il Baudelaire,
ironiquement nous engagé
di cui parliamo noi (e di cui solo abbiam diritto di
a nous rappeler quel usage
parlare) e il Baudelaire incontrato da Gauthier
nous fimes du jour qui s’enfuit;</poem>
nel 1849 all’hótel Pimodan. Se questi fosse proprio

solito fare l’Examen de minuti, non sappiamo:
ma evidentemente quell’umanità che si esprime integrale nel suo libro, essa sì fa realmente quell’esame e si considera religiosamente. Qui è il sentimento cosmico della sua poesia: profondo sentimento della miseria dell’uomo, del serraglio dei suoi vizi, per cui la vita si pone come inferno, come male, come peccato — come esilio dall’Eden — ; e il poeta, prendendone coscienza totalitaria se ne redini; nella catarsi dell’arte per guardare la sua carne, che è la Carne. — corpo e cuore beccati dagli avvoltoi e maciullati dalle nere pantere nell’isota dell’amore, dov’é alzata la forca simbolica (''Voyage à Cythère'') — i suoi amori terreni, che sono l’Effimero, decomposti dalla fatale putrefazione, mentre lo Spirito ne conserva la forma e l’essenza divina (''Charogne'').
La pendute, sonnant minuit.

ironiquement nous engagé
Vi è qui una concezione estremista del peccato originale? A ogni modo, non siamo in una teologia, perchè la poesia si costruisce in un ordine di concretezza simbolica ed è estranea ed ogni intellettualismo. Senza spostare la lirica dal suo piano, potrebbe esser utile rifoggiare un Baudelaire diverso da quello ateo e satanico che fa il giro delle accademie; ma, in verità, il «cattolicesimo frenetico e sregolato» di cui parla il Souday equivale, in arbitrio, il satanismo di ieri. Basterà allora far notare che la concezione della vita in Baudelaire poeta è troppo concretamente umana per sfuggire alla necessità di far girare ogni teologia intorno a
a nous rappcler quel usage

nous fimes du jour qui s’cnfuit;
le spectacle ennuyeux de l’immortel peché perchè il peccato, appunto, è insopprimibile ed è la vita, una deroga alle leggi dell’assoluto ed una contraddizione dell’eterno. Soltanto un patetico ottimismo può trasformare la vita in un Eden e pensarla conclusa in sé ed a se sufficiente. A patto, s’intende, di negarne la realtà tragica. Il pessimismo che si fonda sulla realtà del patire si risolve, invece, negando ogni redenzione, in un fatalismo disperato Tra l’uno e l’altro estremo, si pone ogni concezione che vede nella vita una condanna, a cui non è preclusa la via di una santa liberazione. Questa è la mitologia del «peccato originale».
ma evidentemente quell’umanità che si esprime integrale

nel suo libro, essa sì. fa realmente quell’esame
Ma appunto perette la vita, tutta la vita è condanna, peccato, noia, il Poeta sa che per sottrarsi ad essa non v’è altro rimedio se non la pienezza del patire: la passione della vita; e il suo cuore non si spaventa d’invidiare ogni poveruomo che corre con fervore all’abisso aperto.
e si considera religiosamente. Qui è il sentimento

cosmico della sua poesia: profondo sentimento
<poem>et qui, soŭl de son sang. préférerait en somme
della miseria dell’uomo, del serraglio dei
la douleur à la mori et l’enfer au nèant.</poem>
suoi vizi, per cui la vita si pone come inferno, come
{{A destra|(''Le Jeu'')}}
(1) Lee Par adii ant/leUU, f. *15.
<*> Ibidem, p. 2Z4.
Questo patimento che si fa passione è ciò che fa vibrare sino al canto e al salmo, il dolore e l’inferno dei ''Fleurs du mal''.
male, come peccato — come esilio dall’Eden — ;

e il poeta, prendendone coscienza totalitaria se
{{Centrato|•••}}
ne redini; nella catarsi dell’arte per guardare la
La poesia del Baudelaire oscilla tra due poli. Da una parte essa può assorbirsi in quella che è stata definita «eroicità a rovescio «>: il sublime del bestiale; dall'altra, illuminarsi tutta, come nei «Phares»: il mondo, dove tutto è impuro, e quello dove tutto è purificato. Sono due estremi: il significato del Baudelaire è nella loro unità, cioè nel loro conflitto.
sua carne, che è la Carne. — corpo e cuore beccati

dagli avvoltoi e maciullati dalle nere pantere
Il «cortège infernal» dei ''Sept vieillards'' e i «monstre disloqués» che «furent jadis des femmes» delle ''Petites vieilles'' acquistano un senso nella ''Charogne''.
nell’ilota dell’amore, dov’é alzata la forca simbolica

( Voyage à Cylhère) — i suoi amori terreni,
Può essere utile intendere la costruzione dei ''Fleurs du mal''; certi elementi di ''Rèvolte'' e di ''Le vin'' sono, infatti, come squarci di un poema: il satanismo e la tesi di un triadismo architettonico. Attraverso l’inferno non passa, intendendo, se non colui che abbia per sua mèta il paradiso, e chi va cercando il paradiso deve aver fatto la sua «rhétorique chez Satan, le rusé doyen» (''Epigraphe''). Bisogna piangere del «mal perverso» che condanna i peccatori alla vita: questo è il dominio incontrastato del Fato perchè esiste un Fato cristiano. La Révolte è allora l’eroismo insano di Capaneo, il canto dell’orgoglio e della bestemmia.
che sono l’Effimero, decomposti dalla fatale

putrefazione, mentre lo Spirito ne conserva la
Bagnata in questa atmosfera di fatalità tragica, ogni perversità, tutt’altro che oggetto di compiacimento sensualistico da parte del Poeta, si rivela un aspetto di quella Necessità contro la quale non c’è forza che valga:
forma c l’essenza divina ( Charogne ).

Vi è qui una concezione estremista del peccato
<poem>Mais le calme héros, courbè sur sa rapière
originale? A ogni modo, non siamo in una teologia,
regardait le sillage et ne daignait rien voir.</poem>
perchè la poesia si costruisce in un ordine di
{{A destra|(''Don Juan aux enfer'')}}
concretezza simbolica ed è estranea ed ogni intellettualismo.

Senza spostare la lirica dal suo piano,
Data cotesta concezione, l’ideale dell’artista non può essere che l’espressione di grandezza dell’umano che si realizza: tutto ciò è indicazione di un superamento della nostra finitezza e una ricerca di eterno: disprezzo della realtà. Le proporzioni della tragedia sono già un segno di evasione dall’empirico e dall’effimero. L’ideale è «rève d’Eschyle» (''L’Idéal'').
potrebbe esser utile rifoggiare un Baudelaire diverso

da quello ateo e satanico che fa il giro delle
<poem>O vierges, ǒ demons, ǒ moustres, o maityre»,
accademie; ma. in verità, il «cattolicesimo frenetico
de la réalité grands esprits contempteurs,
e sregolato» di cui parla il Souday equivale.
in arbitrio, il satanismo di ieri. Basterà allora
far notare che la concezione della vita in Baudelaire
poeta è troppo concretamente umana per
sfuggire alla necessità di far girare ogni teologia
intorno a
le spectade ennuyeux de l’immortel pcché
perette il peccato, appunto, è insopprimibile ed
è la vita, una deroga alle leggi dell’assoluto ed una
contraddizione dell’eterno. Soltanto un patetico
ottimismo può trasformare la vita in un Eden e
pensarla conclusa in sé ed a se sufficiente. A patto,
s’intende, di negarne la realtà tragica. Il pessimismo
che si fonda sulla realtà del patire si risolve,
invece, negando ogni redenzione, in un fatalismo
disperato Tra l’uno e l’altro estremo, si
pone ogni concezione che vede nella vita una condanna.
a cui non è preclusa la via di una santa
liberazione. Questa è la mitologia del «peccato
originale».
Ma appunto perette la vita, tutta la vita è condanna.
peccato, noia, il Poeta sa che per sottrarsi
ad essa non v’c altro rimedio se non la pienezza
del patire: la passione della vita; e il suo
cuore non si spaventa d’invidiare ogni poveruomo
che corre con fervore all’abisso aperto.
et qui. soùl de soo sang. préférerait en somme
la douleur à la mori et l’enfer au ncant.
(Le Jeu)
Questo patimento che si fa passione è ciò che
fa vibrare sino al canto e al salmo, il dolore e
l’inferno dei Fleurs du mal.
¥**
La poesia del Baudelaire oscilla tra due poli.
Da una parte essa può assorbirsi in quella che è
stata definita «eroicità a rovescio «>: il sublime
del 4>estiale; dalKaltra. illuminarsi tutta, come nei
«Phares»: il mondo, dove tutto è impuro, e
quello dove tutto è purificato. Sono due estremi:
il significato del Baudelaire è nella Ioto unità,
cioè nel loro conflitto.
Il «cortège infornai» dei Sept oieillards e i
«monstre» disloqués» che «furent jadis des femmes» delle Petite» vietila acquistano un senso
nella Charogne.
Può essere utile intendere la costruzione dei
Fleurs du mal; certi elementi di Rivolte e di Le
vin sono, infatti, come squarci di un poema: il
satanismo e la tesi di un triadismo architettonico.
Attraverso l’inferno non passa, intendendo, se non
colui che abbia per sua mèta il paradiso, e chi
va cercando il paradiso deve aver fatto la sua
«rhétorique chez Satan. le rusé doyen» (£pigraphe).
Bisogna piangere del u mal perverso»
che condanna i peccatori alla vita: questo è il
dominio incontrastato del Fato perchè esiste un
Fato cristiano. La Révolte è allora l’eroismo insano
di Capaneo. il canto dell’orgoglio e della bestemmia.
Bagnata in questa atmosfera di fatalità tragica,
ogni perversità, tutt’altro che oggetto di compiacimento
sensualistico da parte del Poeta, si rivela
un aspetto di quella Necessità contro la quale non
c’è forza che valga:
Mais le calme héros, courbc sur sa rapière
regardait le sillage et ne daignait rien voir.
(Don Juan aux en/er)
Data cotesta concezione, l’ideale dell’artista non
può essere che l’espressione di grandezza dell’umano
che si realizza: tutto ciò è indicazione di un
superamento della nostra finitezza e una ricerca di
eterno: disprezzo della realtà. Le proporzioni della
tragedia sono già un segno di evasione dall’empirico
e dall’effimero. L’ideale è «rève d’Eschyle» (L’Idéal).
O vierges. ò demons, ò moustres. o maityre».
de la réalité grands esprit» contempteur».
chercheuses d’infini..
chercheuses d’infini..
vous que dans votre enfer mon ime a poursui(vies.
vous que dans votre enfer mon ime a poursui (vies.</poem>
(Femmes damnées)
{{A destra|(''Femmes damnées'')}}
Ma all’altezza di Don Juan aux Enfer o di
Ma all’altezza di ''Don Juan aux Enfer'' o di ''Charogne'' la poesia di Baudelaire è compiuta. I ''Petits poèmes en prose'' non dànno un’indicazione divena: il poeta doveva fermarsi a quell’ideale di bellezza, in cui sono vivi soltanto dei «larges yeux aux clartés éternelles». Tutto ciò che turba con accentuazione oratoria cotesta nettezza di visione è il fondamento di una degenerazione e stanchezza allegoristica, che è la contropartita della poesia baudelairiana. Nelle prose, la plastica efficacia di ''Chacun sa chimère'' si dissolve nella banalità della ''Chambre double''.
Charogne la poesia di Baudelaire è compiuta. I

Pelili poema en proie non dànno un’indicazione
Dove la visione resta caricata di un senso che spesso attende invano di essere sprigionato, si ha quella compostezza d’immagine, profondità di accento e quel sapore di perfezione che mancano invece in quelle pagine, in cui il poeta tenta un’evasione intellettualistica e riflessa che redima il suo mondo. L’inferno del Baudelaire non può veramente purificarsi s: non nel farsi artisticamente consapevole e creatore di sè:
divena: il poeta doveva fermarsi a quell’ideale

di bellezza, in cui sono vivi soltanto dei «larges
<poem>quand saurai-je donc faire
yeux aux clartés éternelles». Tutto ciò che turba
du spectacle vivant de ma triste misère
con accentuazione oratoria cotesta nettezza di visione
le travail de mes mains et l’amour de mes yeux?</poem>
è il fondamento di una degenerazione e stanchezza
{{A destra|(''Le mauvais moine'')}}
allegoristica. che è la contropartita della
poesia baudelairiana. Nelle prose, la plastica efficacia
Tutte le volte che il poeta esce dai limiti di un mondo concluso, l’ispirazione gli si dissolve; e una sensibilità cosmica, in un’ordine di poesia assolutamente interiore, non poteva apparire se non appunto per impicciolirsi, come avviene nel famoso sonetto delle Correspondances. dopo l’apertura solenne. — con evidente equilibrio — in un delicato e fragile sensualismo. Così ogni tentativo di contrapporsi a un mondo concreto non può che risolvere questo in un fantasma simbolico (''Les aveugles'').
di Chacun sa chimère si dissolve nella banalità

della Chambre doublé.
La generazione successiva al Baudelaire, il cui compito era quello di staccare — in linea di massima — ogni senso e ogni pienezza d’umano dolore dal travaglio creativo, lavorerà a sviluppare dall’cpera di questo contemplatore un filo di musica e. a foggiarsi un Baudelaire idillico e musicale. ''Le Correspondances'' erano un punto di partenza: e da esse, proprio da quel ch’era estrinseco al Baudelaire e sbocco meramente formale dei ''Fleurs du mal'', attraverso ''Harmonie du soir'' e ''Invitation au voyage'', prende origine Verlaine.
Dove la visione resta caricata di un senso che

spesso attende invano di essere sprigionato, si ha
Baudelaire era giunto a un punto di perfezione che tendeva a svuotarsi di significato e d’intima necessità. Alleggerito di se stesso, sconfinava allora dalla poesia nella musica.
quella compostezza d’immagine, profondità di accento

e quel sapore di perfezione che mancano invece
L’allegorismo e la rettorica erano l’eredità hughiana che pesava anche sui ''Fleurs du mal''; l’idillio e la musica furono il suo dono alle generazioni successive. Tra l’uno e l’altro estremo, sta concluso in sè il suo mondo di peccato di fatalità e di dolore.
in quelle pagine, in cui il poeta tenta un’evasione

intellettualistica e riflessa che redima il suo
{{A destra|{{Sc|Luca Pignato.}}}}
mondo. L’inferno del Baudelaire non può veramente

purificarsi s: non nel farsi artisticamente consapevole
{{A destra|'''Letteratura tedesca.'''}}
e creatore di sè:

quand saurai-je donc faire
{{ct|f=140%|t=1|v=1|L=5px|'''Anton Wildgam'''}}
du sfvctacle vivant de ma triste misère
''Sono stato a trovarlo, qualche tempo fa, nella sua casa di Mödling insieme coll’amico Emil Farkas, un colto «Föschcr» di Lenau. Fisicantente Wildgans è un colosso: alto, spalle quadrate, torso possente, bel capo severo; larga la fronte, leggermente piccoli gli occhi irrequieti, castagni chiari i capelli, abbrunata la pelle. Quando parla con voce baritonale il suo elegante tedesco, indovini subito la qualità di dicitore.''
le travail de me» ma in» et l’amour de mes yeux?

(Le mauvaii moine)
''Non è possibile dimenticare il suo profondo riso cordiale e la sua poderosa andatura. Quando dalla scalinata della sua villa ci scese incontro per il violetto del giardino, mi parve un Ercole senza clava, stranamente vestito. L’epiteto teutonico — nel senso di primitivo, immaturo, barbarico — sarebbe assai male appropriato anche al Vildgans poeta.''
Tutte le volte che il poeta esce dai limiti di un

mondo concluso, l’ispirazione gli si dissolve; e
''La sua educazione è essenzialmente moderna. Non bisogna dimenticare ch’egli ha tradotto Baudelaire e Pascoli.''
una sensibilità cosmica, in un’ordine di poesia assolutamente

interiore, non poteva apparire se non
''Nella sua poesia il decadentismo si traduce in sottile esasperazione. Il poeta decadente è tutto letteratura: la sua coltura è malata di decrepita civiltà. Il suo, non è più amore, ma erotismo.''
appunto per impicciolirsi, come avviene nel famoso

sonetto delle Correspondances. dopo l’apertura
''Nel decadentismo di Wildgans, la poesia è affrancata e salvata da ima potente tendenza al concreto e - come in Ste George da un istintivo bisogno dì chiarezza espressiva.''
solenne. — con evidente equilibrio — in un

delicato e fragile sensualismo. Ossi ogni tentativo
''C'è un verso nei «Sonetto an Ead» di Wildgans che dice: «Es ist vici Stein und Kot auf Gottes Wegen». Ci molto pietrame e fango pel cammino d’iddio. Anche in Wildgans la tendenza pagana i gagliarda Traspare già dalla scelta dei temi: donne pubbliche, orgie notturne, ecc. Il particolare lubrico, i, naturalmente — per ragioni estetiche — evitato; e l’erotismo i espresso con quAla fatale necessità che giustifica — o vorrebbe — le cose più volgari.''
di contrapporsi a un mondo concreto non può

che risolvere questo in un fantasma simbolico (La
Nell' «Empfängnis» — «Concezione — del volume «Herbstfrühling» — «Primavera dell’autunno» — l’amore di due giovani, nella sua solennità panica, ha quasi del biblico. Naturalmente la mia versione letterale in prosa appena adombra l’originale:'' «E com’egli, spiando, verso mezzogiorno guardò, sorse dal grano tramato d’oro una giovine donna; e cupamente pensosa alzò lo sguardo al Cielo, che era saturo, grave e basso».
aveuglei).

La generazione successiva al Baudelaire, il cui
«Un cupo nuvolo, improvvisamente giganteggiando cresce, si gonfia, fende il seno della terra e si discioglie in una silenziosa, calda benedizione».
compito era quello di staccare — in linea di

massima — ogni senso e ogni pienezza d’umano
''Nei popolarissimi'' «Sonetti ad Ead» ''sensuali sono le immagini, le parole il ritmo''. «Io ti ho dato un nome dolce come il vino, e come una bacca im riempie la bocca.. Profondo nei cieli si abbassa verso la pace il mio sguardo... Nel mio flauto passa il soffio di Dio». «Io so del tuo corpo soltanto la mano, che il tuo volto è tutto anima e lontananza». «Perditi in me! Io sono un cespuglio ed ardo. Dio ha stabilito come si deve conoscere la donna. A che l’anima? L’anima è nulla; è fumo rimasto dopo l’incendio represso. Ma io sono un selvaggio cespuglio ed ardo».
dolore dal travaglio creativo, lavorerà a sviluppare

dall’cpera di questo contemplatore un filo di
''Qualcosa di sanguinoso, di carnale, è in tutto. Il figlio «carne diventata febbre di voluttà». Sulla cima di un monte egli sente «la sua natura umana inseparata dalla gigantesca statura della montagna. Alla terra egli è tenacemente attaccato. Questo marcato sensualismo, nell’arte in genere e in quella di Wildgans in ispecte. si risolve nel bisogno estetico del chiaro del plastico, del ben definito.''
musica e. a foggiarsi un Baudelaire idillico e musicale.

Le Correspondances erano un punto di partenza:
''L’immagine vuol rivestirsi di muscoli, la parola scorrere nel periodo o nel verso, come il sangue nelle vene.''
e da esse, proprio da quel ch’era estrinseco

al Baudelaire e sbocco meramente formale
''Wildgans è meticoloso nella cura della forma, nella creazione e rielaborazione dei vocaboli. Gli piace la linea classica, la perspicuità latina: canta il sole e il giorno, ama le nostre forme metriche: quartine, sestine, ottave, e soprattutto il sonetto.'' «C’è molto di italiano in voi», ''gli ho osservato a Módling. Egli mi ha corretto'': «Forse sarebbe meglio dire: di latino».
dei Flcun du mal. attraverso Harmonie du toir

e Invitation au voyage, prende origine Verlaine.
{{Centrato|•••}}
Baudelaire era giunto a un punto di perfezione
''C’è un’altra faccia di Wildgans che, pur in questo abbozzo deve apparire: il Wildgans sentimentale e mistico. Questo secondo aspetto caratteristico del poeta viennese traspare soprattutto dai drammi, che sono una curiosa unione di quotidiano realismo e di trascendente misticismo. I suoi drammi: «Armut», «Liebe», «Dies irae», «Kain», hanno avuto un enorme successo, e gli hanno aperto la via alla Direzione del «Burg-theater», il massimo teatro di Vienna, che ha tradizioni che risalgono a Grillparzer. Lo schema del dramma Wildgansiano è semplice. Comincia quasi sempre con una vicenda comune, quasi volgare. La vita giornaliera vi è rappresentata con tutte le sue minute necessità pratiche. Ma ad un tratto i personaggi sono invasoti da un nuovo spirito, il ritmo della loro vita quotidiana si interrompe, una nuota personalità sopravviene in loro e si sovrappone, non si sa in che modo, sull’antica.''
che tendeva a svuotarsi di significato c d’intima necessità.

Alleggerito di se stesso, sconfinava allora
''Come per incanto il loro linguaggio si infervora il lirismo e si modula nei ritmi più difficili: dalle loro bocche use alle pedestri frasi, escono versi purissimi. Ma per me i pregi drammatici del Wildgans non consistono in questa artificiosa sovi apposizione di lirismo che non sempre bene si fonde colle favola e colla necessità psicologica dei personaggi; nè ci conviene il simbolico misticismo su cui il dramma vien proiettato. Troppo di frequente l’autore si attarda in scabrose scene veristiche per non tradire una certa compiacenza a dipingere casi ed ambienti che dovrebbero ma non possono spirare nel pubblico orrore, sol perchè in fondo al dramma è posta ima tesi morale. Il meglio dei drammi Wildgansiani, per il critico spregiudicato, consiste nell’abilità di condurre con arguta finezza il dialogo o nello sagacia di costruire la scena con esatta percezione del momento psicologico, o nella virtuosità lirica. Questi criteri ci spiegano anche l’entusiasmo che oggi trova WUdgans nel pubblico viennese.''
dalla poesia nella musica.
{{A destra|
L’allcgoiismo e la rettorica erano l’eredità hughiana
{{Sc|Giovanni Necco.}}}}
che pesava anche sui Fleun du mal; l’idillio

e la musica furono il suo dono alle generazioni
{{Centrato|<big>'''PIERO GOBETTI — Editore'''</big>}}
successive. Tra l’uno e l’altro estremo, sta
{{Centrato|{{smaller|TORINO — Via XX Settembre, 60}}}}
concluso in sè il suo mondo di peccato di fatalità

e di dolore.
{{ct|f=140%|t=1|v=1|L=5px|'''LE VITE'''}}
Luca Pignato.
Manca all’Italia una grande collezione di biografie scritte con serietà di critica e gusto d’arte. Le biografie che si usano scrivere tra noi o sono monografie erudite riservate a pochi specialisti o non escono dai generi della letterajura per ragazzi c della banale volgarizzazione.
Letteratura tedesca.

Anton Wildgam
Noi ci volgiamo invece a studiosi c scrittori di sicura competenza e genialità impegnandoli a esporre i risultati recenti della critica storica e delle loro nuove indagini in una sintesi storica originale in cui la limpidezza dell’esposizione si accompagni con un’erudizione sostanziale, più che sarà possibile sottintesa.
Sono stato a trovarlo, qualche tempo fa, nella

sua casa di Módling insieme coll’amico Emil Farkas.
Tali biografie sono dirette al gran pubblico delle persone colte, ma richiedono dal lettore la serietà dovuta all’argomento.
un eolio < Fóschcr > di Lenau. Fisi contente

Wildgans è un colosso: alto, spalle quadrate, torso
Ogni volume deve essere di circa 200 pagine in- 16 normale. L’indagine della vita e delle opere deve procedere contemporaneamente; devono essere eliminate le indagini e le analisi particolari. Solo per segnare dei termini di confronto non per proporre dei modelli si indicano qui come analoghe al nostro proposito, le biografie di ''Cavour'' del Treitzehe e il ''Nietzche'' di Halévy.
possente, bel capo severo; larga la fronte,

leggermente piccoli gli occhi irrequieti, castagni
La collezione si pubblicherà assai rapidamente. I primi volumi impegnati sono i seguenti:
chiari i capelli, abbrunata la pelle. Quando parla

con voce baritonale il suo elegante tedesco, indovini
{{Sc|B. Allason}}: ''Goethe''.
subito la qualità di dicitore.

Non è possibile dimenticare il suo profondo riso
{{Sc|M. Ascoli}}: ''Sorel''.
cordiale e la sua poderosa andatura. Quando

dalla scalinata della sua villa ci scese incontro per
{{Sc|C. Avarna di Gualtieri}}: ''Ruggiero Settimo''.
il violetto del giardino, mi parve un Ercole senza

clava, stranamente vestito. L’epiteto teutonico —
{{Sc|G. Balsamo Crivelli}}: ''Dante''.
nel senso di primitivo, immaturo, barbarico —

sarebbe assai male appropriato anche al Vildgans
{{Sc|G. Bertoni}}: ''Muratori''.
poeta.

La sua educazione è essenzialmente moderna.
{{Sc|D. Bonardi}}: ''Danton''.
Non bisogna dimenticare ch’egli ha tradotto Baudelaire

e Pascoli.
{{Sc|A. Cajumi}}: ''Sainte - Beuve''.
Nella sua poesia il decadentismo si traduce in

sottile esasperazione. Il poeta decadente è tutto
{{Sc|U. Calosso}}: ''Mazzini''.
letteratura: la sua coltura i malata di decrepita

civiltà. Il suo, non è più amore, ma erotismo.
{{Sc|M. Cardini-Timpanaro}}: ''Pericle''.
Nel decadentismo di WUdgans, la poesia è affrancata

e salvata da ima potente tendenza al concreto
{{Sc|S. Caramella}}: ''Kant''.
e - come in Ste George da un istintivo bisogno

dì chiarezza espressiva.
{{Sc|P. Chiminelli}}: ''Lutero''.
Ci un verso nei < Sonetto an Ead > di IVildgans

che dice: < Es ist vici Stein und Kot auf
{{Sc|F. Chabod}}: ''Machiavelli''.
Gottes Wegen *. Ci molto pietrame e fango pel

cammino d’iddio. Anche in WUdgans la tendenza
{{Sc|G. Costa}}: ''Costantino il Grande''
pagana i gagliarda Traspare già dalla scelta dei

temi: donne pubbliche, orgie notturne, ecc. Il
{{Sc|A. Della Corte}}: ''Verdi''.
particolare lubrico, i, naturalmente — per ragioni

estetiche — evitato; e l’erotismo i espresso
{{Sc|G. Debenedetti}}: ''Tasso''.
con quAla fatale necessità che giustifica — o

vorrebbe — le cose più volgari.
{{Sc|G. De Sanctis}}: ''Demostene''.
Nell *«Empfangnis» — «Concezione — del

volume «Herbstfruhling» — «Primavera dell’autunno» — l’amore di due giovani, nella sua
{{Sc|L. Emery}}: ''Talleyrand''.
solennità panica, ha quasi del biblico. Naturalmente

la mia versione letterale in prosa appena
{{Sc|M. Ferrara}}: ''Sella''.
adombra l’originale: «E com’egli, spiando, verso

mezzogiorno guardò, sorse dal grano tramato
{{Sc|A. Ferrabino}}: ''Socrate''.
d’oro una giovine donna; e cupamente pensosa

alzò lo sguardo al Cielo, che era saturo, grave
{{Sc|G. Ferrero}}: ''Giulio Cesare''.
e basso».

«Un cupo nuvolo, improvvisamente giganteggiando.
{{Sc|G. Gangale}}: ''Calvino''.
cresce, si gonfia, fende il seno della terra.

e si discioglie in una silenziosa, calda benedizione».
{{Sc|E. Levi}}: ''Dostoievschi''.
Nei popolarissimi «Sonetti ad Ead > sensuali

sono le immagini, le parole il ritmo. «Io ti ho
{{Sc|G. Levi della Vida}}: ''Maometto''.
dato un nome dolce come il vino, c come una

bacca im riempie la bocca.. Profondo nei cicli
{{Sc|A. Luzio}}: ''Francesco Giuseppe''.
si abbassa verso la pace il mio sguardo... Nel

mio flauto passa il soffio di Dio». «Io so del tuo
{{Sc|M. Missiroli}}: ''Guicciardini''.
corpo soltanto la mano, che il tuo volto è tutto

anima e lontananza >. «Perditi in me! Io sono
{{Sc|R. Mondolfo}}: ''Marx''.
un cespuglio ed ardo. Dio ha stabilito come si

deve conoscere la donna. A che l’anima? L’anima
{{Sc|R. Mucci}}: ''Verlaine''.
è nulla; è fumo rimasto dopo l’incendio represso.

Ma io sono un selvaggio cespuglio ed
{{Sc|E. Palmieri}}: ''Chateaubriand''.
ardo».

Qualcosa di sanguinoso, di carnale, è in tutto.
{{Sc|A. Parini}}: ''Gobineau''.
Il figlio «carne diventata febbre di voluttà». Sulla

cima di un monte egli sente «la sua natura umana
{{Sc|G. Piazza}}: ''Marco Aurelio''.
inseparata dalla gigantesca statura della

montagna. Alla terra egli è tenacemente attaccato.
{{Sc|L. Salvatorelli}}: ''Bismarck''.
Questo marcato sensualismo, nell’arte in genere

e in quella di WUdgans in ispecte. si risolve
{{Sc|G. Sciortino}}: ''De Sanctis''.
nel bisogno estetico del chiaro del plastico,

del ben definito.
{{Sc|P. Solari}}: ''Rabelais''.
L’immagine vuol rivestirsi di muscoli, la parola

scorrere nel periodo o nel verso, come il ronguc
{{Sc|C. Spellanzon}}: ''Napoleone III''.
nelle vene.

WUdgans è meticoloso nella cura della forma,
{{Sc|S. Timpanaro}}: ''Alessandro Volta''.
nella creazione c rielaborazione dei vocaboli. Gli

piace la linea classica, la perspicuità Ialino: canta
{{Sc|S. Vitale}}: ''Crispi''.
il sole e il giorno, ama le nostre forme metriche:

quartine. sestine, ottave, e soprattutto il sonetto.
{{Sc|A. Valori}}: ''Carlo Alberto''.
«C’è molto di italiano in voi», gli ho osservato

a Módling. Egli mi ha corretto: «Forse sarebbe
{{Sc|M. Vinciguerra}}: ''Shakespeare''.
meglio dire: di latino».

•••
{{Sc|Z. Zini}}: ''Rousseau''.
C’è un’altra faccia di Wildgans che, pur in

questo abbozzo deve apparire: il WUdgans sentimentale
Si prendono in considerazione tutte le nuove proposte.
e mistico. Questo secondo aspetto caratteristico
del poeta viennese traspare soprattutto
dai drammi, che jcmio mia curiosa unione di quotidiano
realismo c di trascendente misticismo. I
suoi drammi: < Annui», «Licbc», «Dies irae»,
«Kain», hanno avuto un enorme successo, e gli
hanno aperto la via alla Direzione del «Burgt
bea ter *, il massimo teatro di Vienna, che ha
tradizioni che risalgono a Grillparzer, Lo schema
del dramma Wildgansiano è semplice. Comincia
quasi sempre con una vicenda comune, quasi volgare.
La vita giornaliera vi è rappresentata con
tutte le sue minute necessità pratiche. Ma ad uh
tratto i personaggi sono invasoti da un nuovo spirito,
il ritmo della loro vita quotidiana si interrompe,
una nuota personalità sopravviene in loro
e si sovrappone, non si sa in che modo, sull’antica.
Come per incanto il loro linguaggio si infervora
il lirismo e si modula nei ritmi più difficili:
dalle loro bocche use alle pedestri frasi, escono
versi purissimi. Ma per me i pregi drammatici
del WUdgans non consistono in questa artificiosa
sovi apposizione di lirismo che non sempre
bene si fonde colle favola e colla necessità psicologica
dei personaggi; nè ci conviene U simbolico
misticismo su cui il dramma vicn proiettato.
Troppo di frequente l’autore si attarda in scabrose
scene veristiche per non tradire una certa
compiacenza a dipingere casi ed ambienti che
dovrebbero ma non possono spirare nel pubblico
orrore, sol perchè in fondo al dramma è posta
ima tesi morale. Il meglio dei drammi Wildgansiani,
per il critico spregiudicato, consiste nell’abilità
di condurre con arguta finezza il dialogo o
nello sagacia di costruire la scena con esatta percezione
del momento psicologico, o nella virtuosità
lirica. Questi criteri ci spiegano anche l’entusiasmo
che oggi trova WUdgans nel pubblico viennese.
Giovanni Necco.
PIERO GOBETTI — Editor©
TORINO - Vin XX Sottombro, 60
LE VITE
Manca all’Italia una grande collezione di biografie
scritte con serietà di critica e gusto d’arte.
Le biografie che si usano scrivere tra noi o sono
monografie erudite riservate a pochi specialisti
o non escono dai generi della letterajura per ragazzi
c della banale volgarizzazione.
Noi ci volgiamo invece a studiosi c scrittori di
sicura competenza e genialità impegnandoli a esporre
i risultati recenti della critica storica e
delle loro nuove indagini in una sintesi storica
originale in cui la limpidezza dell’esposizione si
accompagni con un’erudizione sostanziale, più che
sarà possibile sottintesa.
Tali biografie sono dirette al gran pubblico delle
persone colte, ma richiedono dal lettore la serietà
dovuta all’argomento.
Ogni volume deve essere di circa 200 pagine
in- 16 " normale. L’indagine della vita e delle opere
deve procedere contemporaneamente; devono essere
eliminate le indagini e le analisi particolari.
Solo per segnare dei termini di confronto non per
proporre dei modelli si indicano qui come analoghe
al nostro proposito, le biografie di Cavour del
Treitxchc c il Nietsche di Halévy.
La collezione si pubblicherà assai rapidamente.
I primi volumi impegnati sono i seguenti:
B. Allason: Goethe.
M. A scoli: Sorci.
C. Avarna ni Gualtieri: Ruggiero Settimo.
G. Balsamo Crivelli: Dante.
G. Bertoni: Muratori.
D. Bonardi: Danton.
A. Cajumi: Sainte - Beuve.
U. Calosso: Mazzini.
M. Cardini-Timpanaro: Pericle.
S. Caramella: Kant.
P. Ciiimineli.i: Lutero.
F. Ciiabod: Machiavelli.
G. Coita: Costantino il Grande
A. Della Corte: Perdi.
G. Derenuietti: Tasso.
G. De Sanctis: Demostene.
L. Emerv: Talleyrond.
M. Ferrara: Sella.
A. Ferrabino: Socrate.
G. Ferrerò: Giulio Cesare.
G. Gakgalb: Calvino.
E. Levi: Dostoicvschi.
G. Levi della Vida: Maometto.
A. Luzio: Francesco Giuseppe.
M. Missikoli: Guicciardini.
R. MoNDOi.ro: Morx.
R. Mucci: Perlaine.
E. Palmieri: Chateaubriand.
A. Pakini: Gobìnean.
G. Piazza: Marco Aurelio.
L. Salvatorelli: Bismarck.
G. Sciortino: De Sanctis.
P. Solari: Rabelais.
C. Spellanzon: Napoleone III.
S. Timpanaro: Alessandro Polla.
S. Vitale: Crispi.
A. Valori: Carlo Alberto.
M. Vinciguerra: Shakespeare.
Z. Zini: Rousseau..
Si prendono in considerazione tutte le nuove
proposte.