Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 8, Torino, 1925.djvu/2: differenze tra le versioni
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La primaverile apparizione di Madame Arnoux, di tra le pagine del capolavoro flaubertiano, si sposa, ne! ricordo che un po* la trasfigura, a un’imnagine rivierasca, col suo cappello di paglia e con la sua bellezza inafferrabile, intrisa com’è, nel rapido passaggio, di sole e d’acqua, di gioia leggera e di rameggiamti vegetazioni. Che importa se talvolta la rilettura d una pagina, al cui ricordo noi ci sentiamo trasportare in una regione che si ricrea sempre ugualmente materiata di colore e di musica, ci vorrebbe inchiodare alle più strette conseguenze della sua descrizione, e se non esistono dove noi le rammentiamo le umide frasche tremanti in un pannello amoroso d’acqua e di cielo? Quando un gigante dell’Ottocento francese, come Gustave Flaubert, un artista che si può definire un costruttore per eccellenza, traspira l’incanto medesimo delle pitture d’Auguste Renoir e divenendo un ponte tra il romanticismo e l’impressionismo colora e rende vibranti le proprie architetture di luce impressionista, dimostrando che l’impressionismo segnò, almeno in potenza, il punto più ardente, e commosso, e grande dell’arte francese? A questa rivelazione che l’anima francese fece a sè stessa attraverso Manet, Renoir e Cézanne, anche l’Italia dovrà una schietta gratitudine se, ammirando l’arrivo della sorella latina, e sapendone le ragioni intime, che trascendono ogni e qualsiasi pratica pitturale poiché appartengono allo spirito, si sveglierà cercando di rimontare dall’antica e tuttavia fresca radice della propria tradizione sino a esprimere la sua rinnovata anima moderna. Oggi non ci sia discaro d’offrire una festa d’amore alla Francia, e ci sia concesso di consacrarla in questa sorta «li rito commemorativo svolto dinanzi all’arabesco cordiale racchiuso nelle sillabe di Jacques Rivière. |
La primaverile apparizione di Madame Arnoux, di tra le pagine del capolavoro flaubertiano, si sposa, ne! ricordo che un po* la trasfigura, a un’imnagine rivierasca, col suo cappello di paglia e con la sua bellezza inafferrabile, intrisa com’è, nel rapido passaggio, di sole e d’acqua, di gioia leggera e di rameggiamti vegetazioni. Che importa se talvolta la rilettura d una pagina, al cui ricordo noi ci sentiamo trasportare in una regione che si ricrea sempre ugualmente materiata di colore e di musica, ci vorrebbe inchiodare alle più strette conseguenze della sua descrizione, e se non esistono dove noi le rammentiamo le umide frasche tremanti in un pannello amoroso d’acqua e di cielo? Quando un gigante dell’Ottocento francese, come Gustave Flaubert, un artista che si può definire un costruttore per eccellenza, traspira l’incanto medesimo delle pitture d’Auguste Renoir e divenendo un ponte tra il romanticismo e l’impressionismo colora e rende vibranti le proprie architetture di luce impressionista, dimostrando che l’impressionismo segnò, almeno in potenza, il punto più ardente, e commosso, e grande dell’arte francese? A questa rivelazione che l’anima francese fece a sè stessa attraverso Manet, Renoir e Cézanne, anche l’Italia dovrà una schietta gratitudine se, ammirando l’arrivo della sorella latina, e sapendone le ragioni intime, che trascendono ogni e qualsiasi pratica pitturale poiché appartengono allo spirito, si sveglierà cercando di rimontare dall’antica e tuttavia fresca radice della propria tradizione sino a esprimere la sua rinnovata anima moderna. Oggi non ci sia discaro d’offrire una festa d’amore alla Francia, e ci sia concesso di consacrarla in questa sorta «li rito commemorativo svolto dinanzi all’arabesco cordiale racchiuso nelle sillabe di Jacques Rivière. |
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Ora Jacques Rivière è scomparso. |
Ora Jacques Rivière è scomparso. |
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Egli ci lascia un preludio |
Egli ci lascia un preludio di romanziere (''Aimée''), uno di saggista (''Etudes''), uno di scrittore da cui non vuol dissociarsi l’uomo vivente nell’umanità, preoccupato di problemi civili e sociali (''L’Allemand''). |
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Tre preludi di un’opera probabilmente lontana, poiché Rivière non aveva nessuna caratteristica della precocità. |
Tre preludi di un’opera probabilmente lontana, poiché Rivière non aveva nessuna caratteristica della precocità. |
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Albert Thibaudet, in una frettolosa nota scritta all’indomani |
Albert Thibaudet, in una frettolosa nota scritta all’indomani della sua morte, diceva: « Le vrai monument de Jacques Rivière c’est la place vide qu’il laisse ». |
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E i tre preludi che egli ci lascia sono la sua levigata pietra tombale, la base sostanziosa del suo monumento d’aria. |
E i tre preludi che egli ci lascia sono la sua levigata pietra tombale, la base sostanziosa del suo monumento d’aria. |
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Prima di Rivière era scomparso in Francia il precocissimo autore del Diable au corps |
Prima di Rivière era scomparso in Francia il precocissimo autore del ''Diable au corps e del BaL du Comte d’Orgel''. |
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Pubblicando nella N. R. F. la seconda opera di Raymond |
Pubblicando nella N. R. F. la seconda opera di Raymond Radiguet, Rivière, che del miracoloso giovinetto era del resto un ammiratore sincero, s’era chiesto verso quali sviluppi e quali conseguimenti potevano considerarsi naturalmente incamminati i suoi due romanzi. Domanda puramente teorica, dappoiché la morte di un artista ha sempre chiuso e saldato un ciclo, che può dapprima dolere alla giuntura, come una ferita, ma finisce poi col fondersi completamente, e poiché l’energia che occorre a creare un’opera d’arte, sia che appartenga a uno di quegli spiriti temprati d’attenzione e di ragionamento che avanzano in apparenza per graduali conseguenze di altrettanti naturali premesse, sia che si riscontri in creatori caratteristicamente impulsivi, è sempre d’una qualità miracolosa. Ma se la critica di ciò che non potè essere fatto rischia, attraverso le sue necessarie e gratuite supposizioni, di creare il fantasma di un’opera che non poteva essere, dimorando in questo suo sconfinamento, nel più puro teorismo, essa può rifrangersi sull’opera effettivamente esistente aiutandola a illuminarsi e a durare. |
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E mentre, guardando oltre il ''Bal du Comte d’Orgel'' noi ci sentiamo come investire dal vento di un vuoto e largo orizzonte, uscendo dalla descritta e concreta città di ''Aimée'' vediamo che una prospettiva di costruzioni fantastiche la continua, di costruzioni, dico, che si concretano a mano a mano che noi con la fantasia c’inoltriamo ad abitarle. |
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Come |
Come tutti i precoci, Radiguet ci aveva anticipato, magari in miniatura, l’opera della maturità. E la miniatura, in senso generico, dei precoce, non ha la brevità o la discrezione delle miniature pittoriche. |
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Il termine si sottintende nel caso nostro un’accezione tutta morale, che davvero un tal genere di miniature, c in particolare l’ultima opera di |
Il termine si sottintende nel caso nostro un’accezione tutta morale, che davvero un tal genere di miniature, c in particolare l’ultima opera di Radiguet, hanno tutto l’èmpito orgoglioso e glorioso della giovinezza. |
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''Aimée'' di Rivière, descrivendo il caso di un giovine timido |
''Aimée'' di Rivière, descrivendo il caso di un giovine timido e sensibile, innamorato della moglie e delle donne, e in cui l’immagine della moglie si vela a un tratto pur senza scomparire, ma così da vagamente indurlo nel cerchio di un altro amore che si dissolverà poi, senz’essere stato consumato, in una atmosfera di sogno, è invece, come si è detto, un saggio, un preludio. |
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Il fatto a cui Jacques Rivière s’è ispirato non poteva |
Il fatto a cui Jacques Rivière s’è ispirato non poteva comprendere tutta la vita d’un uomo ma doveva riflettere, necessariamente un’« educazione sentimentale ». |
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Al suo cospetto i romanzi di |
Al suo cospetto i romanzi di Radiguet appaiono romanzi d’azione. Ed ecco Rivière confondersi quasi affettuosamente accanto alle pagine di ''Dominique'' e specialmente alle prime, dove le fucilate dei giorni di caccia detonano entro gli stupefatti giorni dell’estate, e dalle quali esala, come un’onda lenta di profumo, il senso di certe domeniche rurali. |
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Ma in Rivière il dramma umano è più sciolto |
Ma in Rivière il dramma umano è più sciolto ed essenziale. Le figure non si disegnano e non si sfumano su nessun paesaggio fronzuto, e nemmeno sopr’uno di quei cieli golosi che le appassionano e {{??|It suggono}}, e ne fanno parte di loro stessi. Le figure di Jacques Rivière fioriscono alla luce di nitidi interni ed è ammirevole come in un segno solo, realistico e leggero, i profili esprimano non solo la loro intima grazia, ma anche il riflesso del particolare amore nelle possibilità del quale un altro li concepisce e li scorge. |
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«Elle était assise à la même table que moi, et lisait; son profil se dessinait à contre-jour...». |
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Tale l’apparizione di Marta, la donna |
Tale l’apparizione di Marta, la donna che doveva diventare la sposa di François, innamorandolo dapprima, senza ch’egli se ne renda conto, per quella sua aria d’ineffabile castità. |
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Infatti: «Rien dans ce profil ne me {{??|menaçait}}...». |
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Mentre prima: ''«chaque femme que je suivais si sulement elle avait pu se doter de la tempête qu’elle traînait dans son sillage?''. |
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Abbiamo parlato, a proposito dell’opera di Rivière, d’un’immaginaria città, con un’aspirazione largamente simbolica chè, se di città si può discorrere a proposito di Rivière, non si pensa davvero a un fittame di popolo o di costruzioni. Scorrendo ''Aimée" ci troviamo in un ben esiguo e calmo dominio, dove possiamo ricordare in pace la fama di questo autore, quella che ci aveva già raggiunto quando ancora dovevamo scoprire la sostanza dell’opera sa e fantasticavamo sulle sillabe del suo nome. |
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⚫ | C’era, in Rivière, un ragionatore assiduo e conclusivo, un temperamento d’uomo ordinato, senz’affanni scomposti, religiosamente fiducioso che l’avvenire sarebbe bastato al concretamento del suo sogno d’arte. In questa sua fiducia — e il suo romanzo lo dimostra — Rivière ebbe ragione, e il suo passato suppone un avvenire palese e presente, seppure non se ne abbiano materiali testimonianze. |
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⚫ | Egli è, dunque, completamente, in un preludio che assume veste e calore di opera completa, senza perdere la sua lirica caratteristica di precedere a qualche cosa, talché la fantasmica città che si concreta ogni qual volta uno spirito fornito di senso critico si ponga a considerare i riflessi proiettati da ''Aimée'', è vera, inseparabile dal suo breve volume. |
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Raffaello Franchi. |
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PIERO GOBETTI — Editore |
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