Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 8, Torino, 1925.djvu/2: differenze tra le versioni

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In omaggio alla verità dirò che l’intruso era Fromentin. Probabilmente, un giorno, avendo ripreso il suo volume per «scorrere qualche pagina, l’avevo poi rimesso a posto, senza volermi scomodare, là dove tra gli autori a portata della mia mano — quelli il cui nome principia colla lettera erre, — s’offriva un accoglievole spazio. Ma rimanendo poi serrati l’un contro l’altro, allo stesso modo che le bugne dei palazzi murati a secco si cementano tra di loro, i due volumi hanno finito col cimentarsi nel mio spirito e alla mia insaputa, e col trovarsi una simiglianza, non intrinseca, ma soggetta ai diversi casi che un dopo l’altro mi avevano indotto a scoprirli. E in realtà la mia scoperta di ''Dominique'', vecchia di qualche anno, s’apparenta alla mia giovine scoperta di ''Aimée''. Allo stesso modo ch’io vivevo persuaso di conoscere Eugène Fromentin attraverso la sua pittura e i suoi ''Maitre d’autrefois'', sino a illudermi d’avere assimilato ''Dominique'' attraverso l’oscuro e pur comodo processo della tradizione, che immette di padre ili figlio, per via di sangue, il senso essenziale delle passate civiltà, altrettanto Rivière m’era familiare per quel suo facile e vago nome nome che ornava la copertina della ''Nouvelle Revue Française'' al pari d’una sigla preziosa.
In omaggio alla verità dirò che l’intruso era Fromentin. Probabilmente, un giorno, avendo ripreso il suo volume per «scorrere qualche pagina, l’avevo poi rimesso a posto, senza volermi scomodare, là dove tra gli autori a portata della mia mano — quelli il cui nome principia colla lettera erre, — s’offriva un accoglievole spazio. Ma rimanendo poi serrati l’un contro l’altro, allo stesso modo che le bugne dei palazzi murati a secco si cementano tra di loro, i due volumi hanno finito col cimentarsi nel mio spirito e alla mia insaputa, e col trovarsi una simiglianza, non intrinseca, ma soggetta ai diversi casi che un dopo l’altro mi avevano indotto a scoprirli. E in realtà la mia scoperta di ''Dominique'', vecchia di qualche anno, s’apparenta alla mia giovine scoperta di ''Aimée''. Allo stesso modo ch’io vivevo persuaso di conoscere Eugène Fromentin attraverso la sua pittura e i suoi ''Maitre d’autrefois'', sino a illudermi d’avere assimilato ''Dominique'' attraverso l’oscuro e pur comodo processo della tradizione, che immette di padre ili figlio, per via di sangue, il senso essenziale delle passate civiltà, altrettanto Rivière m’era familiare per quel suo facile e vago nome nome che ornava la copertina della ''Nouvelle Revue Française'' al pari d’una sigla preziosa.


Chiedo scusa al benevole lettore se nell’Immagine che mi s’era formala spontaneamente c che sta ora per uscirmi dalla penna avvelenata da tutti i dubbi dell’autocritica, si può risentire un pallido accatto proustiano; tuttavia non è meno vero clic alle nostre generazioni, avide di classicismo ina non dimentiche d’esser cresciute tra le «lue aure opposte e dolci del romanticismo c dell’impressionismo la parola riviere può affezionarci come la pietra che vorremmo legare nell’oro immaginario del nostro anello.
Chiedo scusa al benevole lettore se nell’immagine che mi s’era formata spontaneamente e che sta ora per uscirmi dalla penna avvelenata da tutti i dubbi dell’autocritica, si può risentire un pallido accatto proustiano; tuttavia non è meno vero clic alle nostre generazioni, avide di classicismo ma non dimentiche d’esser cresciute tra le due aure opposte e dolci del romanticismo e dell’impressionismo la parola rivière può affezionarci come la pietra che vorremmo legare nell’oro immaginario del nostro anello.


Costretti a una casa e a una biblioteca tiranniche che ci vietano di correre il mondo c d’obliarci in mezzo a un ameniico paesaggio cinese, chi di noi non sogna la casa portatile c tuttavia piena «lei ricordi infantili e delle immagini prenatali, c l’inesistente libro dei libri, il famoso livre de ehevcl, possedendo il quale si può salpare serenamente alla scoperta dell’ignoto, o meglio ancora la pietra preziosa c fatata nella cui luce’ consista ogni somma di sapienza, fatta per calmare tutte le seti quasi terrene, e le più sottili nostalgie dello spirito?
Costretti a una casa e a una biblioteca tiranniche che ci vietano di correre il mondo c d’obliarci in mezzo a un autentico paesaggio cinese, chi di noi non sogna la casa portatile e tuttavia piena dei ricordi infantili e delle immagini prenatali, e l’inesistente libro dei libri, il famoso ''livre de chevet'', possedendo il quale si può salpare serenamente alla scoperta dell’ignoto, o meglio ancora la pietra preziosa e fatata nella cui luce consista ogni somma di sapienza, fatta per calmare tutte le seti quasi terrene, e le più sottili nostalgie dello spirito?


La primaverile apparizione di Madame Arnoux. di tra le pagine de! capolavoro fiaubertiano, si sposa, ne! ricordo che un po* la trasfigura, a un’iimnaginc rivierasca, col suo cappello di paglia e con la sua bellezza inafferrabile, intrisa c 9 m ’è. nel rapido passaggio, di sole c d’acqua, di gioia leggera e di rameggiami vegetazioni. Che importa se talvolta la rilettura d una pagina, al cui ricordo noi ci sentiamo trasportare in una regione che si ricrea sempre ugualmente materiata di colore e di musica, ci vorrebbe inchiodare alle più strette conseguenze della sua descrizione, e se non esistono dove noi le rammentiamo le unv.de frasche tremanti in un pannello amoroso d’acqua e di cielo? Quando un gigante dell’Ottocento francese, come Gustave Flaubert, un artista che si può definire un costruttore per eccellenza. traspira l’incanto medesimo «Ielle pitture «l’Auguste Rcnoir e divcnemlo un ponte tra il romanticismo e l’impressionismo colora e rende vibranti le proprie architetture di luce impressionista. dimostrando clur l’impressionismo segnò, almeno in potenza, il punto più ardente, c commosso, e grande dellanc francese? A questa rivelazione che l’anima francese fece a sè stessa attraverso Mariet, Renoir c Cézanne, anche l’Italia dovrà una schietta gratitudine se, ammi! andò l’arrivo delti sorella latina, e «pendone le i«gioni intime, che trascendono ogni c qualsiasi pratica pitturale poiché appartengono allo spirito, si sveglierà cercando di rimontare dall’antica e tuttavia fresca radice della propria tradizione sino a esprimcre la sua rinnovata anima moderna. Oggi non ci sia discaro d’offrire una festa d’amore alla Francia, e ci sia concesso di consacrarla in questa sorta «li rito commemorativo svolto dinanzi all’arabesco cordiale racchiuso nelle sillabe di Jacques Rivière.
La primaverile apparizione di Madame Arnoux, di tra le pagine del capolavoro flaubertiano, si sposa, ne! ricordo che un po* la trasfigura, a un’imnagine rivierasca, col suo cappello di paglia e con la sua bellezza inafferrabile, intrisa com’è, nel rapido passaggio, di sole e d’acqua, di gioia leggera e di rameggiamti vegetazioni. Che importa se talvolta la rilettura d una pagina, al cui ricordo noi ci sentiamo trasportare in una regione che si ricrea sempre ugualmente materiata di colore e di musica, ci vorrebbe inchiodare alle più strette conseguenze della sua descrizione, e se non esistono dove noi le rammentiamo le umide frasche tremanti in un pannello amoroso d’acqua e di cielo? Quando un gigante dell’Ottocento francese, come Gustave Flaubert, un artista che si può definire un costruttore per eccellenza, traspira l’incanto medesimo delle pitture d’Auguste Renoir e divenendo un ponte tra il romanticismo e l’impressionismo colora e rende vibranti le proprie architetture di luce impressionista, dimostrando che l’impressionismo segnò, almeno in potenza, il punto più ardente, e commosso, e grande dell’arte francese? A questa rivelazione che l’anima francese fece a sè stessa attraverso Manet, Renoir e Cézanne, anche l’Italia dovrà una schietta gratitudine se, ammirando l’arrivo della sorella latina, e sapendone le ragioni intime, che trascendono ogni e qualsiasi pratica pitturale poiché appartengono allo spirito, si sveglierà cercando di rimontare dall’antica e tuttavia fresca radice della propria tradizione sino a esprimere la sua rinnovata anima moderna. Oggi non ci sia discaro d’offrire una festa d’amore alla Francia, e ci sia concesso di consacrarla in questa sorta «li rito commemorativo svolto dinanzi all’arabesco cordiale racchiuso nelle sillabe di Jacques Rivière.


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Ora Jacques Rivière c scomparso.
Ora Jacques Rivière è scomparso.


Egli ci lascia un preludio «li romanziere (Aintfc), uno di saggista (piadet), uno di scrittore «la cui non vuol dissociarsi l’uomo vivente nclFumaniti, preoccupato di problemf civili c sociali (L’Allemand).
Egli ci lascia un preludio «li romanziere (Aintfc), uno di saggista (piadet), uno di scrittore «la cui non vuol dissociarsi l’uomo vivente nclFumaniti, preoccupato di problemf civili c sociali (L’Allemand).