I briganti del Riff/8. La stretta delle lave: differenze tra le versioni

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Anche Pedro urlava come un cane idrofobo, e la sua voce si trasmetteva distintamente attraverso quei due grossi astucci formati da lave antichissime.
 
— Canaglie!... — urlava. — Anche la mia chitarra!... Giù, giù, tornate nel fuoco!

Pareva che battagliasse ferocemente servendosi del calcio del fucile, a giudicarlo dai colpi rimbombanti.
 
Intanto Carminillo aveva raggiunto il suo ''mauser'' e la sua chitarra, che aveva lasciati pochi metri più in basso.
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— Sul mare si è alzato un vento molto forte ed anche abbastanza fresco, ed avrà raffreddata la caverna. L'incendio ormai deve essere terminato, poiché io non vedo uscire più fumo sotto di noi.
 
Infatti un vento fortissimo, che veniva dal mare, scagliava, verso la banchina, raffiche su raffiche, ululando sinistramente, ed imboccando la caverna, metteva in Subbugliosubbuglio le ceneri ed in gravissimo pericolo Zamora e Janko che avevano lasciato il loro umido rifugio dove avevano corso il pericolo di morire annegati invece che arrostiti.
 
Le onde tornavano a montare all'assalto della costa, rumoreggiando, balzando e rimbalzando, spingendosi talvolta perfino presso l'''orca'', sempre immobilizzata tra due scogli.
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I due studenti stavano per tentare la discesa, convinti ormai che l'aria fosse abbastanza respirabile nella caverna, quando giunsero ai loro orecchi parecchie detonazioni.
 
— Hai udito, Carminillo? — gridò Pedro. — siSi fa fuoco presso la caverna, che siano i gitani che vengono a cercarci?
 
— Non possono essere che loro.
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— E nemmeno io. Siamo come presi fra le strette della garrotta.
 
— Potessimo almeno avere le nostre chitarre!...

— Che cosa vorresti farne?
 
— Una suonata: la morte mi sembrerebbe più dolce.
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— Tu tremi per Zamora.
 
— La gitana è armata d'un buon fucile e non è facile ad impressionarsi. Se sarà necessario battaglierà contro i briganti del RiffaRiff a fianco di Janko il quale, dopo tutto, si è sempre mostrato valoroso.
 
— Odi? Si spara nella caverna!...
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Anche Pedro non aveva avuta meno fortuna. Dopo di essersi agitato in tutti i sensi, producendosi non poche contusioni al collo, era pure riuscito a mettersi in salvo.
 
— Ah, canaglie!... — urlò, afferrando a sua voltalivolta il fucile. — Che io possa almeno vendicarmi!...
 
Gli spari si succedevano agli spari. I due studenti, che erano ben forniti di cartucce, fucilavano i volatili con rara abilità, facendoli capitombolare sulla banchina colle ali spezzate o addirittura decapitati. Non ne rimanevano che tre, eppure quegli uccellacci affamati e coraggiosi non meno delle aquile, tentarono un'ultima volata, ma prima di raggiungere il margine della parete caddero, l'uno dopo l'altro, colpiti da fucilate che venivano sparate dinanzi l'entrata della caverna.
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Poi volgendosi verso Zamora che visitava i sacchetti delle provviste appesi ai fianchi del mahari, disse: — Bella fanciulla, ora che abbiamo bagnato la gola, non si potrebbe stritolare qualche cosa? E dal naufragio dell'''orca'' che non mangiamo.
 
— Siete fortunati: ecco delle gallette di miglio, dei fichi secchi e dei datteri rispose la gitana.
 
— Una colazione da sultano marocchino!... — esclamò Carminillo, un po' ironicamente.