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capriccioso ingegno che avesse avuto da Giotto in qua Farte della pittura, se egli non avesse voluto troppo minutamente tirar le cose: oltre che bene spesso si diventa solitario, strano,, malinconico e povero, come Paolo Uccello, il quale, dotato dalla natura di un ingegno sofistico e sottile, non ebbe altro diletto, che l’investigare alcune cose di prospettiva difficili ed impossibili». (Pag. 142).


capriccioso ingegno che avesse avuto da Giotto in qua l’arte della pittura, se egli non avesse voluto troppo minutamente tirar le cose: oltre che bene spesso si diventa solitario, strano, malinconico e povero, come Paolo Uccello, il quale, dotato dalla natura di un ingegno sofistico e sottile, non ebbe altro diletto, che l’investigare alcune cose di prospettiva difficili ed impossibili». (Pag. 142).
Disse "di Donatello:


Disse di Donatello:
«E dando opera all’arte del disegno, fu non pure scultore rarissimo e statuario meraviglioso, ma pratico negli stucchi, valente nella prospettiva, e nell’architettura molto stimato; ed ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’esse furono tenute più simili all’eccellenti opere degli antichi Greci e Romani, che quelle di qualunque’ ’altro fusse giammai». (Pag. 168).

«E dando opera all’arte del disegno, fu non pure scultore rarissimo e statuario meraviglioso, ma pratico negli stucchi, valente nella prospettiva, e nell’architettura molto stimato; ed ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’esse furono tenute più simili all’eccellenti opere degli antichi Greci e Romani, che quelle di qualunque altro fusse giammai». (Pag. 168).


Vasari ha per tutti un po’ di ammirazione; maggiore per quelli che si avvicinano al suo ideale dell’arte: Ghirlandaio, in cui si comincia a sentire la famosa «morbidezza» del Cinquecento, gli piace più di Paolo Uccello «ingegno sofistico e sottile». Donatello gli pare già quasi perfetto, perchè «ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’esse furono tenute più simili all’eccellenti opere degli antichi Greci e Romani, che quelle di qualunque altro fusse giammai».
Vasari ha per tutti un po’ di ammirazione; maggiore per quelli che si avvicinano al suo ideale dell’arte: Ghirlandaio, in cui si comincia a sentire la famosa «morbidezza» del Cinquecento, gli piace più di Paolo Uccello «ingegno sofistico e sottile». Donatello gli pare già quasi perfetto, perchè «ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’esse furono tenute più simili all’eccellenti opere degli antichi Greci e Romani, che quelle di qualunque altro fusse giammai».
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