Pagina:Il Baretti - Anno V, n. 1, Torino, 1924-1928.djvu/3: differenze tra le versioni

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Per me quella statua è bella, bella nella sua compostezza di prima Rinascenza e nella sua cornice di gusto gotico; come è bella quella cornice gotica anche se cinge una statua della rinascenza, perchè nel trascendere dalla realtà un artista ha trovato in forme sue una espressione sua, una sua realtà, questa espressione, questa realtà.
Per me quella statua è bella, bella nella sua compostezza di prima Rinascenza e nella sua cornice di gusto gotico; come è bella quella cornice gotica anche se cinge una statua della rinascenza, perchè nel trascendere dalla realtà un artista ha trovato in forme sue una espressione sua, una sua realtà, questa espressione, questa realtà.

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In Torino ebbi alcuni piaceri, e alcuni più dispiaceri. Il rivedere gli amici della prima gioventù, ed i luoghi che primi si son conosciuti, ed ogni pianta, ogni sasso, insomma ogni oggetto di quelle idee o passioni primitivo, ell'è dolcissima cosa. Per altra parte poi, l’avere io ritrovati non pochi di quei compagnoni d’adolescenza, i quali vedendomi ora venire per una via, di quanto potevan più lontano mi scantonavano; ovvero, presi alle strette, gelidamente appena mi salutavano, od anche voltavano il viso altrove; gente, a cui io non avea fatto mai nulla, se non so amicizia e cordialità: questo mi amareggiò non poco; e più mi avrebbe amareggiato, se gli uni mi trattavan così perchè io avevo scritto tragedie; gli altri, perchè avea viaggiato tanto: gli altri, perchè io ora era ricomparito in paese con troppi cavalli: piccolezze insomma, scusabili però, e scusabilissime presso chiunque conosce l’uomo, esaminando imparzialmente se stesso; ma cose da scansarsi por quanto è possibile, col non abitare fra i suoi nazionali, allorché non si suol fare quel che essi fanno o non fanno; allorché il paese è piccolo, ed oziosi gli abitanti; e allorché finalmente si è venuto ad offonderli involontariamente, anche col solo tentare di farsi da più di loro, qualunque sia il genere e il modo, in cui l’uomo abbia tentato la cosa.
In Torino ebbi alcuni piaceri, e alcuni più dispiaceri. Il rivedere gli amici della prima gioventù, ed i luoghi che primi si son conosciuti, ed ogni pianta, ogni sasso; insomma ogni oggetto di quelle idee o passioni primitive, ell'è dolcissima cosa. Per altra parte poi, l’avere io ritrovati non pochi di quei compagnoni d’adolescenza, i quali vedendomi ora venire per una via, di quanto potevan più lontano mi scantonavano; ovvero, presi alle strette, gelidamente appena mi salutavano, od anche voltavano il viso altrove; gente, a cui io non avea fatto mai nulla, se non so amicizia e cordialità: questo mi amareggiò non poco; e più mi avrebbe amareggiato, se gli uni mi trattavan così perchè io avevo scritto tragedie; gli altri, perchè avea viaggiato tanto: gli altri, perchè io ora era ricomparito in paese con troppi cavalli: piccolezze insomma, scusabili però, e scusabilissime presso chiunque conosce l’uomo, esaminando imparzialmente se stesso; ma cose da scansarsi por quanto è possibile, col non abitare fra i suoi nazionali, allorchè non si suol fare quel che essi fanno o non fanno; allorchè il paese è piccolo, ed oziosi gli abitanti; e allorché finalmente si è venuto ad offonderli involontariamente, anche col solo tentare di farsi da più di loro, qualunque sia il genere e il modo, in cui l’uomo abbia tentato la cosa.
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{{Ct|f=180%|t=2|v=2||(Da ''La Vita'' - Epoca IV, cap. XIII).}}
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