Favola di Belfagor arcidiavolo: differenze tra le versioni
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Parve a ciascheduno di quegli prìncipi il caso importantissimo et di molta consideratione; et, concludendo tucti come egli era necessario scoprirne la verità, erano discrepanti del modo. Perché, a chi pareva che si mandassi uno, a chi più nel mondo, che sotto forma di huomo conoscessi personalmente questo vero; a molti altri occorreva potersi fare sanza tanto disagio, costringendo varie anime con varii tormenti a scoprirlo. Pure, la maggior parte consiglando che si mandassi, s'indirizorno a questa opinione. Et non si trovando alcuno, che voluntariamente prehendessi questa impresa, deliberorno che la sorte fussi quella che lo dichiarassi. La quale cadde sopra Belfagor arcidiavolo, ma per lo adietro, avanti che cadessi di cielo, arcangelo. Il quale, anchora che male volentieri piglassi questo carico, nondimeno, constretto da lo imperio di Plutone, si dispose a seguire quanto nel concilio si era determinato, et si obligò a quelle conditioni che infra loro solennemente erano state deliberate. Le quali erano: che sùbito a colui che fussi a questa commissione deputato fussino consegnati centomila ducati, con i quali doveva venire nel mondo, et sotto forma di huomo prehender mogle et con quella vivere dieci ànni, et dipoi, fingendo di morire, tornarsene, et per esperienza fare fede a i suoi superiori quali sieno i carichi et le incommodità del matrimonio. Dichiarossi anchora che durante detto tempo ei fussi sottoposto a tucti quegli disagi et mali, che sono sottoposti gli huomini et che si tira drietro la povertà, le carcere, la malattia et ogni altro infortunio nel quale gli huomini incorrono, excepto se con inganno o astuzia se ne liberassi.
Presa adunque Belfagor la
Pur nondimeno il suocero, i frategli, il parentado, l'obligo del matrimonio et, sopratutto, il grande amore le portava gli faceva havere
Standosi adunque Roderigo in questa tumultuosa et inquieta vita, et havendo per le disordinate spese già consumato quanto mobile si haveva riserbato, cominciò a vivere sopra la speranza de' ritracti, che di Ponente et di Levante aspettava; et havendo anchora buono credito, per non mancare di suo grado, prese a cambio. Et girandogli già molti marchi adosso, fu presto notato da quegli, che in simile exercizio in Mercato si travaglano. Et essendo di già il caso suo tenero, vennero in un sùbito di Levante et di Ponente nuove come l'uno de' frategli di mona Onesta s'haveva giucato tutto il mobile di Roderigo, et che l'altro, tornando sopra una nave carica di sue mercatantie sanza essersi altrimenti assicurato, era insieme con quelle annegato. Né fu prima publicata questa cosa che i creditori di Roderigo si ristrinsono insieme; et giudicando che fussi spacciato, né possendo anchora scoprirsi per non essere venuto il tempo de' pagamenti loro, conclusono che fussi bene osservarlo così dextramente, acciò che dal detto al facto di nascoso non se ne fuggissi. Roderigo, da l'altra parte, non veggiendo al caso suo rimedio et sapiendo a quanto la leggie infernale lo costringeva, pensò di fuggirsi in ogni modo. Et montato una mattina a cavallo, abitando propinquo alla Porta al Prato, per quella se ne uscì. Né prima fu veduta la partita sua, che il romore si levò fra i creditori, i quali ricorsi ai magistrati, non solamente con i cursori, ma popularmente si missono a seguirlo. Non era Roderigo, quando se gli lievò drieto il romore, dilungato da la città uno miglo; in modo che, vedendosi a male partito, deliberò, per fuggire più segreto, uscire di strada et atraverso per gli campi cercare sua fortuna. Ma sendo, a fare questo, impedito da le assai fosse, che atraversano il paese, né potendo per questo ire a cavallo, si misse a fuggire a piè et, lasciata la cavalcatura in su la strada, atraversando di campo in campo, coperto da le vigne et da' canneti, di che quel paese abonda, arrivò sopra Peretola a casa Gianmatteo del Brica, lavoratore di Giovanni del Bene, et a sorte trovò Gianmatteo che arrecava a casa da rodere a i buoi, et se gli raccomandò promettendogli, che se lo salvava dalle mani de' suoi nimici, i quali, per farlo morire in prigione, lo seguitavano, che lo farebbe ricco et gliene darebbe innanzi alla sua partita tale saggio che gli crederrebbe; et quando questo non facessi, era contento che esso proprio lo ponessi in mano a i suoi aversarii. Era Gianmatteo, anchora che contadino, huomo animoso, et giudicando non potere perdere a piglare partito di salvarlo, liene promisse; et cacciatolo in uno monte di letame, quale haveva davanti a la sua casa, lo ricoperse con cannucce et altre mondigle che per ardere haveva ragunate. Non era Roderigo apena fornito di nascondersi, che i suoi perseguitatori sopradgiunsono et, per spaventi che facessino a Gianmatteo, non trassono mai da lui che lo havessi visto; talché passati più innanzi, havendolo invano quel dì et quell'altro cerco, strachi se ne tornorno a Firenze. Gianmatteo adunque, cessato il romore et tractolo del loco dove era, lo richiese della fede data. Al quale Roderigo dixe: - Fratello mio, io ho con teco un grande obligo et lo voglo in ogni modo sodisfare; et perché tu creda che io possa farlo, ti dirò chi io sono. - Et quivi gli narrò di suo essere et delle leggi avute allo uscire d'inferno et della moglie tolta; et di più gli dixe il modo, con il quale lo voleva arichire: che insumma sarebbe questo, che, come ei sentiva che alcuna donna fussi spiritata, credessi lui essere quello che le fussi adosso; né mai se n'uscirebbe, s'egli non venissi a trarnelo; donde arebbe occasione di farsi a suo modo pagare da i parenti di quella. Et, rimasi in questa conclusione, sparì via.
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