Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera prima: differenze tra le versioni

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{{Annotazione a lato|'''pag. 3'''}}
{{§|3}}
{{indent|0|spettacolo di tante belle invenzioni e di tante altre cose di necessità, di comodo d'utile e di lusso, che abbiam oggi, ch'essi ignoravano, e le quali fanno sicuramente il più grande onore all'umanità, non potrebbero, da un altro verso, far a meno di essere sorpresi nel sentire, esservi stati tanti panegiristi fanatici di quella prosperità e di quella coltura, che per imporre alla posterità, sono state tanto esagerate in essi, ma che non meritano affatto di essere paragonate al presente stato civile dell'uomo. Ho sviluppato ampiamente questa idea in un'altra mia produzione, veduto che regna tuttavia il fanatismo di decantare tutto ciò ch'è antico, o che più non esiste; e veduto anche che ciò vien richiesto dall'interesse della mia patria e dell'Italia intera, dove i più belli talenti, omettendo lo studio delle scienze utili (ciò che rende la nazione tributaria dell'industria dei forestieri) sono interamente e meschinamente occupati colle futilità degli antichi. Nel considerare, infatti, jeri quelle meschine strade di Pompei da sei a sette [[:w:Piede (unità di misura)|piedi]] larghe; i marciapiedi così miserabili; quelle casucce ad un piano, con una specie di cortile in mezzo, nel di cui centro una piccola vasca di marmo per raccorre le acque (''[[:w:impluvium|impluvium]]'' degli antiquarj), ed intorno intorno nel cortile delle cellette di circa una tesa e mezza quadrata, o per meglio dire degli ergastoli, raramente con una piccola fessura di pochi pollici nella parte superiore del delmuro esteriore, in vece di finestra, mi venne in testa di considerare le tanto decantate ville e case di Pompei, più presto come eleganti colombaje, che come abitazioni di uomini.}}
 
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{{Annotazione a lato|'''pag. 13'''}}
{{§|13}}
{{indent|0|fabbrica de' pallini da caccia all'inglese. Or questa montagna, che contiene (dal [[:w:Vomero|Vomero]] sino al [[:w:Capo Posillipo|Capo di Posilipo]], ossia per più miglia) molti strati di lapillo a varie altezze, dimostra che questi strati medesimi han dovuto esser stati necessariamente generati dalle acque, poiché l'intero masso del tufo istesso si è ritrovato nello stato molle come sopra. Inoltre l'altezza de' monti di tufo volcanico è formata da banchi, divisi da fessure presso a poco orizzontali, che si stendono in tutta la larghezza de' monti medesimi. Questi banchi tufacei, e le fessure suddette chiamate dai nostri tagliamonti ''scarpine'', dimostrano i soprapponimenti consecutivi, ed in epoche diverse, cagionati dalle alluvioni, le quali han dato origine ai banchi suddetti, ossia all'altezza de' monti di tufo; per cui essendosi consolidati i banchi di tal sostanza in tempi, lontani l'uno dall'altro, non poteano saldarsi insieme, e perciò li veggiam oggi disgiunti dalle fessure accennate.}}
 
Una bella dimostrazione, poi, dell’origine degli strati di lapillo dall’acqua, si ha negli scavamenti, che si fanno adesso dietro al ''Palazzo degli Studj'' in Napoli sotto la montagna del giardino di S. Teresa, qual lapillo è affatto simile a quello di Pompei. In questo luogo, dunque, la montagna di S. Teresa, ossia la sua altezza, ch’è di piedi 50 incirca, si vede formata da strati di lapillo, che alternano con altri strati di terra vegetabile, in mezzo ai quali si scavano delle tombe con resti di cadaveri, e varie cosarelle antiche in esse ritrovate; in guisa che si ha dietro agli Studj una perfetta immagine di Pompei, che anzi un ''Pompei in piccolo''.