Pagina:Morandi - Origine della lingua italiana.djvu/84: differenze tra le versioni

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Il terzo, letterariamente più importante di tutti, è però opera di un trovatore provenzale, {{AutoreCitato|Rambaldo di Vaqueiras|Rambaldo di Vaqueiras}}, che in una canzone o
Il terzo, letterariamente più importante di tutti, è però opera di un trovatore provenzale, {{AutoreCitato|Rambaldo di Vaqueiras|Rambaldo di Vaqueiras}}, che in una canzone o


<ref follow="p83">di cronaca, col 1193 del principio, al quale i quattro versi si riferiscono. In tutto il resto però, come può vedersi dal confronto che ne stampo qui sotto, le tre trascrizioni vanno pienamente d'accordo, salvo alcune diversità facilmente spiegabili: e vanno d'accordo, quantunque sia certo che, come il {{AutoreCitato|Giulio Doglioni|Doglioni}} non copiò dall'{{AutoreCitato|Giovanni Antonio Egregis|Egregis}}, così il {{AutoreCitato|Giorgio Piloni|Piloni}} non copiò nè dall'uno né dall'altro, perchè, se li avesse conosciuti, avrebbe evitato parecchi errori che s’incontrano nella sua storia. Chi poi dubitasse che questi versi non siano stati composti nel 1193 o appena qualche anno dopo, osservi prima d'ogni altra cosa che essi hanno tutti i caratteri d'una ''poesia d'occasione''; e osservi altresì che la ''particola'', raccontando le vittorie dei Bellunesi e de' loro alleati Feltrini in quel tempo, contiene dati di fatto, specialmente numerici, così minuti, che solo uno scrittore sincrono poteva saperli e prendersi la briga di registrarli. Sicché, se non si dimostra che il documento sia stato inventato (e niente davvero fa sospettare che ciò possa essere), bisogna proprio crederlo di ''quelli tempi'', come lo crede il Piloni. Se poi si osserva che l'autore della ''particola'' mette i quattro versi nel punto dove per ordine cronologico avrebbe dovuto raccontare l'impresa di Casteldardo, e, senza aggiungerci una sola parola di suo, fa fare ad essi le veci del racconto, si deve anche credere che fossero allora popolarissimi; e quindi anche di un tempo più o meno anteriore a quello in cui egli scriveva. Né è improbabile che facessero parte d'un canto su tutte le imprese guerresche (che furono parecchie), compiute dai Bellunesi nel 1193. Ecco ora la lezione della ''particola'' secondo l'Egregis (pag. 2 v.):</br></br>"Anno Domini nostri Jesu Christi millesimo centesimo nonagesimo tertio, indictione XI, VIIIJ <sup>1</sup> intrante mense aprilis. Prudentissimi milites et pedites Bellunenses et Feltrenses castrum Mirabeli <sup>2</sup> maxima vi occupaverunt, illud vero infra octo dies combuxerunt atque in omnibus ediiicijs ipsum dostruxerunt. Item eodem mense clusas Queri ceperunt et destruxerunt, et sexaginta sex inter milites et pedites atque <sup>3</sup> arceatores secum in vinclis duxerunt, <sup>4</sup> et predam valentem duo <sup>5</sup> millia librarum habuerunt, alios interfecerunt et alios vero graviter vulnerarunt. <sup>6</sup> Item co anno castrum Landredi ceperunt, ibi vero plures homines interfecerunt,</ref>
<ref follow="p83">di cronaca, col 1193 del principio, al quale i quattro versi si riferiscono. In tutto il resto però, come può vedersi dal confronto che ne stampo qui sotto, le tre trascrizioni vanno pienamente d'accordo, salvo alcune diversità facilmente spiegabili: e vanno d'accordo, quantunque sia certo che, come il {{AutoreCitato|Giulio Doglioni|Doglioni}} non copiò dall'{{AutoreCitato|Giovanni Antonio Egregis|Egregis}}, così il {{AutoreCitato|Giorgio Piloni|Piloni}} non copiò nè dall'uno né dall'altro, perchè, se li avesse conosciuti, avrebbe evitato parecchi errori che s’incontrano nella sua storia. Chi poi dubitasse che questi versi non siano stati composti nel 1193 o appena qualche anno dopo, osservi prima d'ogni altra cosa che essi hanno tutti i caratteri d'una ''poesia d'occasione''; e osservi altresì che la ''particola'', raccontando le vittorie dei Bellunesi e de' loro alleati Feltrini in quel tempo, contiene dati di fatto, specialmente numerici, così minuti, che solo uno scrittore sincrono poteva saperli e prendersi la briga di registrarli. Sicché, se non si dimostra che il documento sia stato inventato (e niente davvero fa sospettare che ciò possa essere), bisogna proprio crederlo di ''quelli tempi'', come lo crede il Piloni. Se poi si osserva che l'autore della ''particola'' mette i quattro versi nel punto dove per ordine cronologico avrebbe dovuto raccontare l'impresa di Casteldardo, e, senza aggiungerci una sola parola di suo, fa fare ad essi le veci del racconto, si deve anche credere che fossero allora popolarissimi; e quindi anche di un tempo più o meno anteriore a quello in cui egli scriveva. Né è improbabile che facessero parte d'un canto su tutte le imprese guerresche (che furono parecchie), compiute dai Bellunesi nel 1193. Ecco ora la lezione della ''particola'' secondo l'Egregis (pag. 2 v.):</br></br></br>"Anno Domini nostri Jesu Christi millesimo centesimo nonagesimo tertio, indictione XI, VIIIJ <sup>1</sup> intrante mense aprilis. Prudentissimi milites et pedites Bellunenses et Feltrenses castrum Mirabeli <sup>2</sup> maxima vi occupaverunt, illud vero infra octo dies combuxerunt atque in omnibus ediiicijs ipsum dostruxerunt. Item eodem mense clusas Queri ceperunt et destruxerunt, et sexaginta sex inter milites et pedites atque <sup>3</sup> arceatores secum in vinclis duxerunt, <sup>4</sup> et predam valentem duo <sup>5</sup> millia librarum habuerunt, alios interfecerunt et alios vero graviter vulnerarunt. <sup>6</sup> Item co anno castrum Landredi ceperunt, ibi vero plures homines interfecerunt,</ref>