Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/710: differenze tra le versioni

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la mia attenzione. Gli dissi di offerirmi quello che volesse. Mi propose dapprima venti zecchini; ma io non mi contentai della somma, talchè egli mi offrì in seguito cento, mille, diecimila, ventimila e trentamila zecchini. Nè io l’avrei ancora accordato per tal prezzo, se un gran numero di persone, affollate davanti alla bottega, non si fossero messe a sclamare che non mi permetterebbero di domandare di più d’un meschino pezzo di conchiglia. Lo vendetti adunque per trentamila zecchini, a condizione che il forastiero mi direbbe cosa intendesse di farne. Allorchè m’ebbe contato il denaro: — Povero sciocco!» disse; «se mi avessi domandato non solo centomila, ma un milione di zecchini, te li avrei dati senza difficoltà.» A quei detti, il sangue mi montò al volto, e sentii in me una rivoluzione improvvisa, che mi coprì di questa tinta giallastra che ho poi sempre conservata. Insistetti nondimeno perchè quell’uomo mi scoprisse il segreto, ed egli: — Sappi dunque,» mi disse, «che il re dell’Yemen ha una figliuola, la quale da lungo tempo prova dolori di testa incredibili, nè i più abili medici, i maghi più famosi erano riusciti a guarirla. Allora qualcuno consigliò al re di mandare un’ambasceria ad un savio Babilonese, versato in tutti i segreti della medicina; ed incaricatolo di tal missione, mi si diede in pari tempo un regalo d’onici e centomila zecchini in denaro. Mi recai pertanto a Babilonia, e presentatomi allo sceik Saadallah, ei prese una lamina di conchiglia per farne un amuleto. Spese lo sceik sette interi mesi a consultare gli astri ed a formare i caratteri misteriosi segnati sul talismano.
la mia attenzione. Gli dissi di offerirmi quello che volesse. Mi propose dapprima venti zecchini; ma io non mi contentai della somma, talchè egli mi offrì in seguito cento, mille, diecimila, ventimila e trentamila zecchini. Nè io l’avrei ancora accordato per tal prezzo, se un gran numero di persone, affollate davanti alla bottega, non si fossero messe a sclamare che non mi permetterebbero di domandare di più d’un meschino pezzo di conchiglia. Lo vendetti adunque per trentamila zecchini, a condizione che il forastiero mi direbbe cosa intendesse di farne. Allorchè m’ebbe contato il denaro: — Povero sciocco!» disse; «se mi avessi domandato non solo centomila, ma un milione di zecchini, te li avrei dati senza difficoltà.» A quei detti, il sangue mi montò al volto, e sentii in me una rivoluzione improvvisa, che mi coprì di questa tinta giallastra che ho poi sempre conservata. Insistetti nondimeno perchè quell’uomo mi scoprisse il segreto, ed egli: — Sappi dunque,» mi disse, «che il re dell’Yemen ha una figliuola, la quale da lungo tempo prova dolori di testa incredibili, nè i più abili medici, i maghi più famosi erano riusciti a guarirla. Allora qualcuno consigliò al re di mandare un’ambasceria ad un savio Babilonese, versato in tutti i segreti della medicina; ed incaricatolo di tal missione, mi si diede in pari tempo un regalo d’onici e centomila zecchini in denaro. Mi recai pertanto a Babilonia, e presentatomi allo sceik Saadallah, ei prese una lamina di conchiglia per farne un amuleto. Spese lo sceik sette interi mesi a consultare gli astri ed a formare i caratteri misteriosi segnati sul talismano. Tornai alla corte del re ed appena ebbe la principessa toccato l’amuleto, ricuperò la salute; poi lo portava sempre indosso. Quanto a me, il re mi colmò di doni. Un giorno che la principessa trovavasi in battello, si lasciò cadere l’amuleto in

Tornai alla corte del re ed appena ebbe la principessa toccato l’amuleto, ricuperò la salute; poi lo portava sempre indosso. Quanto a me, il re mi colmò di doni. Un giorno che la principessa trovavasi in battello, si lasciò cadere l’amuleto in
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