Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/280: differenze tra le versioni

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<section begin="s1" /><ref follow="pagina279">{{Pt|scun|ciascun}} pezzo dei quali si scrivono nell’atto della spedizione con semplice color rosso, forse per la vicinanza di là a Roma, le lettere iniziali di quello, al quale si mandano; e il numero corrispondente alla quantità, che ne porta la barca. Vi si aggiugneva anticamente il nome del console per segnare l’anno, in cui si spedivano; e ciò per cautela a cagione del lungo viaggio, che facevano i marmi provenienti dalla Grecia, e da altri parte dell’Oriente attesa anche la ristretta navigazione d’allora, la quale non si faceva che nei mesi di primavera, di estate, e in settembre; o più probabilmente per trovarne il rincontro nei libri della spedizione; essendo obbligo per editto del pretore di mettere il giorno, e il console negli atti pubblici, e privati, e nei libri de’ conti, secondo l’usanza avanti che gli anni si segnassero all’uso nostro, e secondo le ere di qualche città, o provincia. {{AutoreCitato|Eneo Domizio Ulpiano|Ulpiano}} nella ''l. Qua 1. §. Editiones 2. ff. De edendo: Rationes cum die, & consule edi debent: quoniam accepta, & data, non alias possunt apparere, nisi dies, & consul fuerit editus'': e nella ''l. Si quis ex argentariis 6. §. Si initium 6. eod. tic.: communis omnis rationis est præpositio diei, & consulis''. Dunque il console nominato nella nostra iscrizione non era il padrone del marmo, come dice {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} al luogo citato della Storia: il che poteva capirsi anche dal susseguente nome, che ho detto potersi spiegare per Valente, a cui dovea spettare il marmo. Questa soprascritta, diremo così, era solita farsi nella spedizione di tutte le merci, come si pratica dai nostri mercanti; e in ispecie dei marmi, incontrandosene non poche nelle citate, ed altre raccolte d’iscrizioni, e in tanti frammenti di pezzi antichi. Tre sole ne riporterò qui prese dal {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}} ''Tom. I. pag. 319. n. 5. 6. 7''., che {{AutoreCitato|Pirro Ligorio|Pirro Ligorio}} ha copiate da altrettanti rocchi di marmo al porto d’Ostia; e serviranno a comprovare quel che si è detto nel ''Tom. {{Sc|iI}}. pag. 377''. dei tanti lavori fatti al tempo dell’imperator Adriano in Roma, portando il di lui consolato.
<section begin="s1" /><ref follow="pagina279">{{Pt|scun|ciascun}} pezzo dei quali si scrivono nell’atto della spedizione con semplice color rosso, forse per la vicinanza di là a Roma, le lettere iniziali di quello, al quale si mandano; e il numero corrispondente alla quantità, che ne porta la barca. Vi si aggiugneva anticamente il nome del console per segnare l’anno, in cui si spedivano; e ciò per cautela a cagione del lungo viaggio, che facevano i marmi provenienti dalla Grecia, e da altri parte dell’Oriente attesa anche la ristretta navigazione d’allora, la quale non si faceva che nei mesi di primavera, di estate, e in settembre; o più probabilmente per trovarne il rincontro nei libri della spedizione; essendo obbligo per editto del pretore di mettere il giorno, e il console negli atti pubblici, e privati, e nei libri de’ conti, secondo l’usanza avanti che gli anni si segnassero all’uso nostro, e secondo le ere di qualche città, o provincia. {{AutoreCitato|Ulpiano|Ulpiano}} nella ''l. Qua 1. §. Editiones 2. ff. De edendo: Rationes cum die, & consule edi debent: quoniam accepta, & data, non alias possunt apparere, nisi dies, & consul fuerit editus'': e nella ''l. Si quis ex argentariis 6. §. Si initium 6. eod. tic.: communis omnis rationis est præpositio diei, & consulis''. Dunque il console nominato nella nostra iscrizione non era il padrone del marmo, come dice {{AutoreCitato|Johann Joachim Winckelmann|Winkelmann}} al luogo citato della Storia: il che poteva capirsi anche dal susseguente nome, che ho detto potersi spiegare per Valente, a cui dovea spettare il marmo. Questa soprascritta, diremo così, era solita farsi nella spedizione di tutte le merci, come si pratica dai nostri mercanti; e in ispecie dei marmi, incontrandosene non poche nelle citate, ed altre raccolte d’iscrizioni, e in tanti frammenti di pezzi antichi. Tre sole ne riporterò qui prese dal {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}} ''Tom. I. pag. 319. n. 5. 6. 7''., che {{AutoreCitato|Pirro Ligorio|Pirro Ligorio}} ha copiate da altrettanti rocchi di marmo al porto d’Ostia; e serviranno a comprovare quel che si è detto nel ''Tom. {{Sc|iI}}. pag. 377''. dei tanti lavori fatti al tempo dell’imperator Adriano in Roma, portando il di lui consolato.


{{Centrato|<poem>IMP. CAES. HADRIANO
{{Centrato|<poem>IMP. CAES. HADRIANO