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UNA SBORNIA
d’unto; ma il libro era stato fasciato con un
d’unto; ma il libro era stato fasciato con un giornale. Quando mi vedeva, lo posava, e accarezzava il gatto sonnecchiante su le sue ginocchia.

giornale. Quando mi vedeva, lo posava, e acca¬
Buona sera!
rezzava il gatto sonnecchiante su le sue gi¬

nocchia. ' | : ’ | ' [ i
Ben tornato. È stanco?
Buona sera! 1 ;

Ben tornato. È stanco?
Non poco.
Non poco.

Vuole accendere il lume ?
Vuole accendere il lume?
Grazie: i fiammiferi ce li ho.

Mi frugavo in tasca, cavavo un fianVmifero di
Grazie: i fiammiferi ce li ho.
legno e lo sdrusciavo in terra perchè il muro

era stato ripulito quando ci tornai io. In came¬
Mi frugavo in tasca, cavavo un fiammifero di legno e lo sdrusciavo in terra perchè il muro era stato ripulito quando ci tornai io. In camera trovavo la lucernina. Ah, pensavo sempre alla luce elettrica della stazione! Mi cambiavo la giubba, mi lavavo le mani: e andavo in salotto a mangiare. La signora Costanza, puntuale, m’aspettava a sedere. Il gatto s’era già accovacciato tra le nostre due sedie. E si cominciava. Quando mangiavo alla trattoria per far più presto, pensavo sempre a quel salotto, e la signora Amalia si sentiva così sola che se non fossero state le ciarle sarebbe venuta a vedermi alla stazione prima che finisse il mio orario.
ra trovavo la lucernina. Ah, pensavo sempre

alla luce elettrica della stazione! Mi' cambiavo
Ma mai c’eravamo detto niente: non credevo
la giubba, Ini lavavo le mani: e andavo in sa¬
lotto a mangiare. La signora Costanza, puntuale,
m’aspettava a sedere. Il gatto s’era già acco¬
vacciato tra le nostre due sedie. E si' comin¬
ciava . Quando mangiavo alla trattoria per far
più presto, pensavo sempre a quel salotto, e la
signora Amalia si’ sentiva cosi sola che se
non fossero state le ciarle sarebbe venuta a ve¬
dermi alla stazione prima che finisse il mio
orario. il
Ma mai c’cravamo detto niente: non credevo
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