Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/604: differenze tra le versioni

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principj metodici, la quale non può nascere che da profonda meditazione, eminentemente ne dovremo lodare il nostro maestro. Le dottrine della giurisprudenza le trovi applicate all’economia, sviluppate nella filosofia; una scienza viene a rinfianco dell’altra; tutte sono coordinate a quel sistema, ove sinonimi sono resi prosperità e giustizia. Ebbe egli a ripetermi come dalle dottrine da lui stabilite gli fosse occorso più volte di vederne derivar conseguenze non prevedute, ma non mai d’aversene a pentire o ritrattare. Eppure viveva in tempi di violento cozzo fra le teoriche, di stolte e sapienti, di delire e generose pratiche, fra le quali non è piccola lode che non siansi invecchiate le dottrine del nostro pensatore, e che rimanga siccome rappresentante della scienza, elevata al livello del secolo.
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ILLUSTRI ITALIANI
Dopo ciò che accennammo parlando della ''Genesi'', non fa mestieri ripetiamo qual cosa essenziale crediamo mancare ai principj suoi<ref>Il dott. Alessandro De Giorgi, che fece l’edizione di tutte le opere del Romagnosi (Milano, 1840 e seg.) in otto grossi volumi, e vi pose l’affetto e la prevenzione di chiunque faticò sulle opere d’un grande, dichiara che, anche nell’opera principale, «ad ogni tratto s’incontrano delle proposizioni, che, prese isolatamente, mal reggerebbero alla prova dei fatti o di solidi argomenti; ma il senso di esse, quando a molte altre si ravvicinino, riceve il più delle volte delle modificazioni». E soggiunge: «Qualche opinione dell’autore chiaramente esposta, e in tutta l’opera ammessa, parvemi indubitatamente falsa». Noto è come lo confutassero il Rosmini, e con insistenza il padre Tapparelli.</ref>. Altri derida pure questi ''sentimentalisti'', questi ''platonici'', i quali suppongono ciò che non cade sotto i sensi; ma se la dottrina nostra ci dà spiegazione anche di quello che indarno in altre cerchiamo, grand’impresa avrà alle mani chi ci vorrà indurre a lasciare il certo per l’incerto, se non vogliasi dire il vero pel falso. E nel pensar nostro viepiù ci assodava il vedere come lo stesso analitico Romagnosi si trovasse non di rado condotto a supporre alcun che più lontano, recondito, superiore. Volle con {{AutoreCitato|Thomas Hobbes|Hobbes}} far della giustizia nulla più che l’espressione d’un calcolo d’utilità, basato sulle inalterabili relazioni delle cose; ci diede l’uomo automa di {{AutoreCitato|Charles Bonnet|Bonnet}} e {{AutoreCitato|Étienne Bonnot de Condillac|Condillac}}, tutto sensi, tutto computi d’amor proprio: pure, ben comprendendo come ciò non valga a spiegare lo slancio, il sagrifizio, che fanno affrontare le beffe, la mitraglia, le pesti, il patibolo, dovette ricorrere al caso, alla fortuna per imprimere quell’urto che
principj metodici, la quale non può nascere che da profonda medi-
tazione, eminentemente ne dovremo lodare il nostro maestro. Le
dottrine della giurisprudenza le trovi applicate all'economia, svilup-
pate nella filosofia; una scienza viene a rinfìanco dell'altra; tutte
sono coordinate a quel sistema, ove sinonimi sono resi prosperità e
giustizia. Ebbe egli a ripetermi come dalle dottrine da lui stabilite
gli fosse occorso più volte di vederne derivar conseguenze non
prevedute, ma non mai d'aversene a pentire o ritrattare. Eppure
viveva in tempi di violento cozzo fra le teoriche, di stolte e sa-
pienti, di delire e generose pratiche, fra le quali non è piccola lode
che non siansi invecchiate le dottrine del nostro pensatore, e che
rimanga siccome rappresentante della scienza, elevata al livello del
secolo.
Dopo ciò che accennammo parlando della Genesi,on fa mestieri
ripetiamo qual cosa essenziale crediamo mancare ai principj suoi (55).
Altri derida pure questi sentimentalisti, questi platonici, i quali sup-
pongono ciò che non cade sotto i sensi; ma se la dottrina nostra
ci dà spiegazione anche di quello che indarno in altre cerchiamo,
grand'impresa avrà alle mani chi ci vorrà indurre a lasciare il certo
per l'incerto, se non vogliasi dire il vero pel falso. E nel pensar
nostro viepiù ci assodava il vedere come lo stesso analitico Roma-
gnosi si trovasse non di rado condotto a supporre alcun che più
lontano, recondito, superiore. Volle con Hobbes far della giustizia
nulla più che l'espressione d'un calcolo d'utilità, basato sulle inal-
terabili relazioni delle cose; ci diede l'uomo automa di Bonnet e
Condillac, tutto sensi, tutto computi d'amor proprio: pure, ben com-
prendendo come ciò non valga a spiegare lo slancio, il sagrifìzio,
che fanno affrontare le beffe, la mitraglia, le pesti, il patibolo, do-
vette ricorrere al caso, alla fortuna per imprimere quell'urto che
(So) Il dott. Alessandro De Giorgi, che fece l'edizione di tutte le opere del Roma-
gnosi (Milano, 1840 e seg.) in otto grossi volumi, e vi pose l'affetto e la prevenzione
di chiunque faticò sulle opere d'un grande, dichiara che, anche nell'opera princi-
pale, « ad ogni tratto s'incontrano delle proposizioni, che, prese isolatamente, mal
reggerebbero alla prova dei fatti o di solidi argomenti ; ma il senso di esse, gujindo
a molle altre si ravvicinino, riceve il più delle volte delle modificazioni ». E sog-
giunge : « Qualche opinione dell'autore chiaramente esposta, e in tutta l'opera am-
messa, parvemi indubitatamente falsa ». Noto è come lo confutassero il Rosmini, es
con insistenza il padre Tapparelli.