Pagina:Il Baretti - Anno V, n. 1, Torino, 1924-1928.djvu/3: differenze tra le versioni

MiriMeina (discussione | contributi)
Sbubi (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 77: Riga 77:
In Torino ebbi alcuni piaceri, e alcuni più dispiaceri. Il rivedere gli amici della prima gioventù, ed i luoghi che primi si son conosciuti, ed ogni pianta, ogni sasso, insomma ogni oggetto di quelle idee o passioni primitivo, ell'è dolcissima cosa. Per altra parte poi, l’avere io ritrovati non pochi di quei compagnoni d’adolescenza, i quali vedendomi ora venire per una via, di quanto potevan più lontano mi scantonavano; ovvero, presi alle strette, gelidamente appena mi salutavano, od anche voltavano il viso altrove; gente, a cui io non avea fatto mai nulla, se non so amicizia e cordialità: questo mi amareggiò non poco; e più mi avrebbe amareggiato, se gli uni mi trattavan così perchè io avevo scritto tragedie; gli altri, perchè avea viaggiato tanto: gli altri, perchè io ora era ricomparito in paese con troppi cavalli: piccolezze insomma, scusabili però, e scusabilissime presso chiunque conosce l’uomo, esaminando imparzialmente se stesso; ma cose da scansarsi por quanto è possibile, col non abitare fra i suoi nazionali, allorché non si suol fare quel che essi fanno o non fanno; allorché il paese è piccolo, ed oziosi gli abitanti; e allorché finalmente si è venuto ad offonderli involontariamente, anche col solo tentare di farsi da più di loro, qualunque sia il genere e il modo, in cui l’uomo abbia tentato la cosa.
In Torino ebbi alcuni piaceri, e alcuni più dispiaceri. Il rivedere gli amici della prima gioventù, ed i luoghi che primi si son conosciuti, ed ogni pianta, ogni sasso, insomma ogni oggetto di quelle idee o passioni primitivo, ell'è dolcissima cosa. Per altra parte poi, l’avere io ritrovati non pochi di quei compagnoni d’adolescenza, i quali vedendomi ora venire per una via, di quanto potevan più lontano mi scantonavano; ovvero, presi alle strette, gelidamente appena mi salutavano, od anche voltavano il viso altrove; gente, a cui io non avea fatto mai nulla, se non so amicizia e cordialità: questo mi amareggiò non poco; e più mi avrebbe amareggiato, se gli uni mi trattavan così perchè io avevo scritto tragedie; gli altri, perchè avea viaggiato tanto: gli altri, perchè io ora era ricomparito in paese con troppi cavalli: piccolezze insomma, scusabili però, e scusabilissime presso chiunque conosce l’uomo, esaminando imparzialmente se stesso; ma cose da scansarsi por quanto è possibile, col non abitare fra i suoi nazionali, allorché non si suol fare quel che essi fanno o non fanno; allorché il paese è piccolo, ed oziosi gli abitanti; e allorché finalmente si è venuto ad offonderli involontariamente, anche col solo tentare di farsi da più di loro, qualunque sia il genere e il modo, in cui l’uomo abbia tentato la cosa.


{{A destra|<big>VITTORIO ALFIERI.</big>}}
{{A destra|<big>{{Wl|Q296244|VITTORIO ALFIERI}}.</big>}}


{{Centrato|(Da ''La Vita'' - Epoca IV, cap. XIII).}}
{{Centrato|(Da ''La Vita'' - Epoca IV, cap. XIII).}}