Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/390: differenze tra le versioni

 
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Abbiamo intrapreso questa guerra per ordine del nostro re Sakhar. Del resto, viviamo di vita piacevolissima e tranquilla, essendo nostra unica occupazione il cantare le lodi di Dio. Fareste bene a venir con noi alla corte del nostro re.» Belukia li seguì, e giunsero alla residenza. Era una pianura magnifica, coperta di superbi padiglioni di seta vorde, in mezzo alla quale ergevasi un padiglione di raso rosso sostenuto da colonne d’oro massiccio; era la tenda del re Sakhar. Sedeva questo principe sur un trono d’oro: alla destra stavano i vicerè ed i principi, ed alla sinistra i ministri ed i governatori dell’impero dei geni. Belukia, presentato dal maestro delle cerimonie, prosternossi davanti al re, il quale l’accolse benignamente, facendolo sedere accanto, e pregandolo di raccontargli la sua storia. Egli gliela narrò dal principio alla fine, con alta maraviglia del re e di tutta la corte. Fu poscia ammannita una tavola, coperta di piatti d’oro e sottocoppe d’argento, e dovunque regnava una magnificenza ed abbondanza straordinaria da non potersi descrivere. Nè meno splendida fu la seconda mensa; le frutta più rare per grossezza e gusto squisito innalzavansi in numerose piramidi su ricchi bacili di porcellana. Terminato il pranzo, uno degli imani di corte fece la preghiera, ringraziando Dio ed invocando Maometto suo profeta<ref>I Musulmani, prima di mettersi a tavola, dicono: ''In nome del Dio clemente e misericordioso''; e levandosene: Grazie a Dio, sovrano signore dell’universo.</ref>, la qual preghiera stupì Belukia, che disse, volgendosi al re: — Sire, permettetemi di domandarvi la vostra origine, e come conoscete Maometto profeta di Dio, per amore del quale io intrapresi il mio viaggio.» Sakhar, che volentieri parlava della sua famiglia, soddisfece nel modo seguente alla domanda di Belukia:
Abbiamo intrapreso questa guerra per ordine del nostro re Sakhar. Del resto, viviamo di vita piacevolissima e tranquilla, essendo nostra unica occupazione il cantare le lodi di Dio. Fareste bene a venir con noi alla corte del nostro re.» Belukia li seguì, e giunsero alla residenza. Era una pianura magnifica, coperta di superbi padiglioni di seta verde, in mezzo alla quale ergevasi un padiglione di raso rosso sostenuto da colonne d’oro massiccio; era la tenda del re Sakhar. Sedeva questo principe sur un trono d’oro: alla destra stavano i vicerè ed i principi, ed alla sinistra i ministri ed i governatori dell’impero dei geni. Belukia, presentato dal maestro delle cerimonie, prosternossi davanti al re, il quale l’accolse benignamente, facendolo sedere accanto, e pregandolo di raccontargli la sua storia. Egli gliela narrò dal principio alla fine, con alta maraviglia del re e di tutta la corte. Fu poscia ammannita una tavola, coperta di piatti d’oro e sottocoppe d’argento, e dovunque regnava una magnificenza ed abbondanza straordinaria da non potersi descrivere. Nè meno splendida fu la seconda mensa; le frutta più rare per grossezza e gusto squisito innalzavansi in numerose piramidi su ricchi bacili di porcellana. Terminato il pranzo, uno degli imani di corte fece la preghiera, ringraziando Dio ed invocando Maometto suo profeta<ref>I Musulmani, prima di mettersi a tavola, dicono: ''In nome del Dio clemente e misericordioso''; e levandosene: Grazie a Dio, sovrano signore dell’universo.</ref>, la qual preghiera stupì Belukia, che disse, volgendosi al re: — Sire, permettetemi di domandarvi la vostra origine, e come conoscete Maometto profeta di Dio, per amore del quale io intrapresi il mio viaggio.» Sakhar, che volentieri parlava della sua famiglia, soddisfece nel modo seguente alla domanda di Belukia:
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