Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/407: differenze tra le versioni

Cinzia sozi (discussione | contributi)
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<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3459}}-->ed una passione cosí calda, un effetto cosí vivo, potuto da lei produrre e lasciare, per l’una e per l’altra parte si può vedere se le tragedie di lieto fine sieno poco o utili o dilettevoli. E paragonando gli effetti di questa con quelli dell’''Oreste'', che certo furono molto minori e men vivi (sebbene anche questa seconda tragedia sia bellissima), si sarà potuto notare da qualunque mediocre osservatore se il dramma di tristo, o quello di lieto fine, sia da preferirsi, <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3460}} e qual de’ due abbia maggior forza negli animi, e sia d’effetto piú teatrale e poetico, e piú morale ed utile. - Si potrà applicare tutto il passato discorso, colle debite modificazioni, a quei drammi ne’ quali l’infelicità de’ buoni o degli immeritevoli non vien da’ cattivi, né da altri vizi o colpe, ma dal fato o da circostanze, quali sono l’''Edipo re'' di {{AutoreCitato|Sofocle|Sofocle}}, la ''Sofonisba'' d’{{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Alfieri}}, e molte tragedie di varie età e lingua, e molti drammi sentimentali moderni, appresso varie nazioni. E similmente a quei drammi in cui l’infelicità viene da colpa, ma o involontaria o compassionevole ec. degli stessi infelici, come appunto si può dire che sia l’''Edipo re'', la ''Fedra'', e molti drammi massimamente moderni, o tragedie ec. E dalle stesse predette osservazioni si potrà raccogliere se sia meglio che lo scioglimento di tali drammi sia felice o infelice, che la sorte de’ protagonisti si muti o si conservi la stessa, che di felice divenga infelice, o che per lo contrario, ec. (16-18 settembre 1823).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3459}}-->ed una passione cosí calda, un effetto cosí vivo, potuto da lei produrre e lasciare, per l’una e per l’altra parte si può vedere se le tragedie di lieto fine sieno poco o utili o dilettevoli. E paragonando gli effetti di questa con quelli dell’''{{TestoCitato|Oreste (Alfieri)|Oreste}}'', che certo furono molto minori e men vivi (sebbene anche questa seconda tragedia sia bellissima), si sarà potuto notare da qualunque mediocre osservatore se il dramma di tristo, o quello di lieto fine, sia da preferirsi, <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3460}} e qual de’ due abbia maggior forza negli animi, e sia d’effetto piú teatrale e poetico, e piú morale ed utile. - Si potrà applicare tutto il passato discorso, colle debite modificazioni, a quei drammi ne’ quali l’infelicità de’ buoni o degli immeritevoli non vien da’ cattivi, né da altri vizi o colpe, ma dal fato o da circostanze, quali sono l’''Edipo re'' di {{AutoreCitato|Sofocle|Sofocle}}, la ''Sofonisba'' d’{{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Alfieri}}, e molte tragedie di varie età e lingua, e molti drammi sentimentali moderni, appresso varie nazioni. E similmente a quei drammi in cui l’infelicità viene da colpa, ma o involontaria o compassionevole ec. degli stessi infelici, come appunto si può dire che sia l’''Edipo re'', la ''Fedra'', e molti drammi massimamente moderni, o tragedie ec. E dalle stesse predette osservazioni si potrà raccogliere se sia meglio che lo scioglimento di tali drammi sia felice o infelice, che la sorte de’ protagonisti si muti o si conservi la stessa, che di felice divenga infelice, o che per lo contrario ec. (16-18 settembre 1823).