L'organizzazione interna ed esterna degli istituti scientifici superiori a Berlino: differenze tra le versioni

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La comprensione [''Begriff''] degli istituti scientifici superiori, come vertice nel quale s’incontrano tutti gli accadimenti immediati per la cultura morale della nazione, riposa sulla determinazione a coltivare la scienza nel senso più profondo e ampio della parola e a offrire alla formazione dello spirito<ref>Nella nota conclusiva a Wilhelm von Humboldt, ''Lo spirito dell’umanità'' (1797) leggibile in versione italiana in (Humboldt 2007, 270–77) (originale tedesco presso l’Internet Archive: (Humboldt 1904, II:324–34), ''Über den Geist der Menschheit)'' si spiega che cosa si debba intendere per ''Geist''. Come in italiano, il termine si riferiva originariamente a ciò che si ottiene eliminando le parti acquose di una bevanda eccitante: un’essenza concentrata rispetto al liquido originario. “Spirito”, dunque, indica, in senso filosofico, l’essenza universale di qualcosa, ma con una sfumatura sensibile e particolare: lo spirito, in noi, è la nostra autocoscienza intelligente ma non in quanto proprietà e potenzialità astratta, bensì in quanto forza attiva chi ci anima. Per rispettare questa complessità semantica si è rimasti fedeli alla versione “spirito/spirituale”, anche se può creare qualche difficoltà al lettore non familiare con la filosofia classica tedesca [N.d.T.].</ref> e dell’''ethos'' [''der geistigen und sittlichen [http://www.laletteraturaenoi.it/index.php/interpretazione-e-noi/346-insegnare-a-essere-umani-bildung-e-umanesimo-in-un-libro-di-hans-georg-gadamer.html Bildung]'']<ref>Il concetto di ''Bildung'' è illustrato nel frammento del 1793 ''Theorie der Bildung des Menschen'' (originale tedesco presso l’Internet Archive: (Humboldt 1903, I:282–87); traduzione italiana in (Humboldt 1970), ''Teoria sulla formazione culturale dell’umanità''). Si tratta di un’educazione aperta che non si identifica con l’addestramento professionale e non si esaurisce nella trasmissione di nozioni, ma mira a sviluppare in noi la potenzialità di essere agenti liberi e consapevoli, capaci di interrogarci sul senso complessivo di quanto studiamo e facciamo in interazione col mondo: “al centro di ogni specie particolare di attività sta l’essere umano, il quale, senza dirigere il suo intento a qualcosa di particolare, vuole solo elevare e potenziare le capacità della sua natura, conferendo valore e durata al proprio essere” (p. 283, p. 50 trad.it., qui leggermente modificata). Per una storia del concetto di ''Bildung'' si veda (Gennari, 2014) [N.d.T.]</ref> una materia che è funzionale per il suo uso di per sé e non in quanto preparata intenzionalmente.
 
La loro essenza consiste perciò nel collegare, internamente, la scienza dell’oggetto alla formazione del soggetto, e, esternamente, la conclusione dell’insegnamento scolastico all’inizio dello studio<ref>Per ''[http://woerterbuchnetz.de/cgi-bin/WBNetz/wbgui_py?sigle=DWB&mode=Vernetzung&hitlist=&patternlist=&lemid=GS54051#XGS54051 Studium]'' s’intende, specificamente, lo studio universitario [N.d.T.]</ref> condotto da sé, o meglio nel dar luogo alla transizione dall’uno all’altro. La scienza, tuttavia, rimane la prospettiva principale. Essa, infatti, finché se ne sta pura, è spontaneamente e interamente compresa nel modo giusto, a dispetto di tutte le divagazioni particolari.
 
Poiché questi istituti possono raggiungere il loro scopo solo se ognuno di essi si confronta, per quanto possibile, con l’idea pura della scienza, i principi dominanti nella loro cerchia sono la solitudine e la libertà. Nell’umanità, però, anche l’operare dello spirito può progredire solo in quanto cooperare, e non semplicemente perché l’uno supplisca ciò che manca all’altro, bensì perché il successo dell’attività dell’uno entusiasmi l’altro e a ognuno divenga visibile quella forza universale e originaria che negli individui s’irradia in modo solo particolare o derivato. Per questo motivo l’organizzazione interna di questi istituti deve creare e conservare una cooperazione ininterrotta continuamente ravvivantesi, ma non forzata né interessata.
 
È inoltre caratteristica degli istituti scientifici superiori continuare a trattare la scienza come un problema ancora non del tutto risolto e perciò rimanere sempre alla ricerca, mentre la scuola considera e studia solo conoscenze compiute e riconosciute. Perciò la relazione fra docente e studenti diventa completamente diversa. Il docente non è per gli studenti: entrambi ci sono per la scienza. Il suo lavoro dipende anche dalla loro presenza e non procederebbe in modo ugualmente felice senza di loro; se non si gli si radunassero attorno spontaneamente, egli andrebbe a cercarli per approssimarsi alla sua meta collegando una forza esperta, ma appunto per questo più facilmente unilaterale e già meno vivace, con una ancora più gracile che coraggiosamente e senza partito preso si protende in ogni direzione.