Pagina:Il Baretti - Anno V, n. 1, Torino, 1924-1928.djvu/1: differenze tra le versioni
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So ce ne fosse bisogno, questo dimostrerebbe un’altra volta che la nostra cultura è europea, e dipende più che dalle contingenze interne variabili dei popoli, dal comune ''clima intellettuale'' in cui vivono quasi involontariamente i creatori, i ''poeti'': anche quelli che, come Serghijéj Esénin, leggono «{{Wl|Q193417|Madame Bovary}}» quando son già celebri e che un viaggio all’estero rovina e sconvolge tanto moralmente quanto fisicamente. Possiamo dire, perciò, che non esista una poesia che sia prodotto tipico della rivoluziono russa: benché sia doveroso notare come le condizioni di vita radicalmente mutate abbian reso più russo lo stile, prima sempre un po’ classicheggiante, e abbian soppresso molte formule e molla retorica, facendo dare la precedenza alle immagini più umili o perciò tanto più giuste e — nella «letteratura» — impeneate. Non poesia bolscevica ma poeti, numerosi, veri, malgrado s’appiccichino etichette di scuole; che lottano contro la difficoltà e la miseria, ma non si arrendono. |
So ce ne fosse bisogno, questo dimostrerebbe un’altra volta che la nostra cultura è europea, e dipende più che dalle contingenze interne variabili dei popoli, dal comune ''clima intellettuale'' in cui vivono quasi involontariamente i creatori, i ''poeti'': anche quelli che, come Serghijéj Esénin, leggono «{{Wl|Q193417|Madame Bovary}}» quando son già celebri e che un viaggio all’estero rovina e sconvolge tanto moralmente quanto fisicamente. Possiamo dire, perciò, che non esista una poesia che sia prodotto tipico della rivoluziono russa: benché sia doveroso notare come le condizioni di vita radicalmente mutate abbian reso più russo lo stile, prima sempre un po’ classicheggiante, e abbian soppresso molte formule e molla retorica, facendo dare la precedenza alle immagini più umili o perciò tanto più giuste e — nella «letteratura» — impeneate. Non poesia bolscevica ma poeti, numerosi, veri, malgrado s’appiccichino etichette di scuole; che lottano contro la difficoltà e la miseria, ma non si arrendono. |
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Come {{AutoreCitato |
Come {{AutoreCitato|Velimir Chlebnikov|Velèmir Chljèbnikov}}, che a Chàrkov di giorno faceva il ciabattino, per vivere, e di notte, non avendo petrolio per la lampada, «imparava a scrivere al buio»; ma quando per la prima volta ebbe scritto così un centinaio di versi, venne l’alba, e nelle righe che s’accavallavano e s’intersecavano nemmeno lui potè più capir nulla: — un poema... ecco, peccato:.. — disse, agli amici Mariengof e Esénin venuti a trovarlo: — via, non è nulla.... imparerò, al buio. |
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{{A destra|LEONE GINZBURG.}} |
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