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A contenderòe il campo degl’immaginisti è Kljuev con i ''Russijunje''. nel nome è detto tutto, giacché, pur volendo dire «Russi», ha un che d’antiquato di solenne e di patriarcale a un tempo, come chi in francese dicesse alla settecentesca ''russiens'' invece di ''russes''. Sono per le tradizioni paesane, per il linguaggio pittoresco dei contadini: in una parola, Strapaese. Quegli che è stato il maggior poeta russo di questi ultimi anni, {{AutoreCitato|Sergej Esenin|Serghijéi Esénin}}, fu prima con gli ''immaginisti'', poi, prima di morire, con i ''Russi'', e non si può dire dovo si sentisse più a suo agio: andò con i ''Russi'' quando il suo spirito era già ottenebrato dall’alcool e reso caotico dall’avventura con Isadora Dunean; e fu mosso, pare, anche dal desiderio di farla da dittatore in quel gruppo; ma non potò mai aderire compiutamente nemmeno alle idee degl’''immaginisti'': non apprezzava come loro l’«Europa», cioè l’Europa occidentale: diceva che vi avevan dato l’anima in affitto «perchè inutile»: e il Mariengof lo accusa d’aver capito come fossero invecchiate e giù di moda e «usate» le teorie culturali ultranazionalistiche, che dopo lo zarismo anche il comunismo bandiva, senz’avere avuta la forza e la decisione di abbandonarle per «trovare un nuovo mondo interiore».
A contenderòe il campo degl’immaginisti è Kljuev con i ''Russijunje''. nel nome è detto tutto, giacché, pur volendo dire «Russi», ha un che d’antiquato di solenne e di patriarcale a un tempo, come chi in francese dicesse alla settecentesca ''russiens'' invece di ''russes''. Sono per le tradizioni paesane, per il linguaggio pittoresco dei contadini: in una parola, Strapaese. Quegli che è stato il maggior poeta russo di questi ultimi anni, {{AutoreCitato|Sergej Esenin|Serghijéi Esénin}}, fu prima con gli ''immaginisti'', poi, prima di morire, con i ''Russi'', e non si può dire dovo si sentisse più a suo agio: andò con i ''Russi'' quando il suo spirito era già ottenebrato dall’alcool e reso caotico dall’avventura con Isadora Dunean; e fu mosso, pare, anche dal desiderio di farla da dittatore in quel gruppo; ma non potò mai aderire compiutamente nemmeno alle idee degl’''immaginisti'': non apprezzava come loro l’«Europa», cioè l’Europa occidentale: diceva che vi avevan dato l’anima in affitto «perchè inutile»: e il Mariengof lo accusa d’aver capito come fossero invecchiate e giù di moda e «usate» le teorie culturali ultranazionalistiche, che dopo lo zarismo anche il comunismo bandiva, senz’avere avuta la forza e la decisione di abbandonarle per «trovare un nuovo mondo interiore».


Ma forse Serghjéj Esénin sfugge alle classificazioni appunto perché è un poeta vero. Non è, perciò come misoneista ch’ogii vede con terrore l’avanzarsi minaccioso della Macchina che sta per soffocare la Vita, di cui scorge il «dm bolo in un episodio d’un suo viaggio nel Cau iaso che lo riempie di malinconia: «un puledro rincorre il treno, e per un buon tratto gli st i a paro, j:oi deve cedere a poco a poco dinonz* al cavallo d’acciaio». E’ il poeta cho si lamenta, nsl’a lettera in cui il fatto c narrato: «la storia attraversa un’epoca di mortificazione della personalità come di quel ch’-è vivo*. Tutti i poeti potrebbero sottoscrivere. Dunque nè la rivolu zion? nè il bolscevismo hanno straniato i poeti russi dalle correnti del pensiero europeo, o i loro tentativi e i loro risultamcuti, puro sbocciati spesso all’infuori di ogni diretta influenza occidentale, trovano rispondenza noi tentativi e nei risultamcuti, poniamo, italiani; nè, d’altra parte, i fenomeni politici si son riflessi sulla po?sia.
Ma forse Serghjéj Esénin sfugge alle classificazioni appunto perché è un poeta vero. Non è, perciò come misoneista ch’egli vede con terrore l’avanzarsi minaccioso della Macchina che sta per soffocare la Vita, di cui scorge il simbolo in un episodio d’un suo viaggio nel {{Wl|Q18869|Caucaso}} che lo riempie di malinconia: «un puledro rincorre il treno, e per un buon tratto gli sta a paro, poi deve cedere a poco a poco dinonzi al cavallo d’acciaio». E’ il poeta che si lamenta, nella lettera in cui il fatto è narrato: «la storia attraversa un’epoca di mortificazione della personalità come di quel ch’è vivo». Tutti i poeti potrebbero sottoscrivere. Dunque nè la rivoluzione nè il bolscevismo hanno straniato i poeti russi dalle correnti del pensiero europeo, e i loro tentativi e i loro risultamenti, pure sbocciati spesso all’infuori di ogni diretta influenza occidentale, trovano rispondenza nei tentativi e nei risultamenti, poniamo, italiani; nè, d’altra parte, i fenomeni politici si son riflessi sulla poesia.


So ce no fosse bisogno, questo dimostrerebbe un’altra volta che la nostra cultura è europea, e dipende più che dalle contingenze interne variabili dei popoli, dal comune clima in." elitiinule in cui vivono quasi involontariamente i creatori, i /iodi: anche quelli che, come Serghijéj Esénin, leggono «Madame Bovary* quando son già celebri e che un viaggio all’estero rovina e sconvolge tanto moralmente quanto fi sicamente. Possiamo dire, perciò, che non esista una fwesia cho sia prodotto tipico della rivoluziono russa: benché sia doveroso notare come!o condizioni di vita radicalmente mutate abbiati roso più russo lo stilo, prima sempre un po’ classicheggiante, e abbiati soppresso molte formule e molla retorica, facendo darò la pre* forcuta alle immagini più umili o perciò tanto più giuste e — nella «letteratura» — impetitate.
So ce ne fosse bisogno, questo dimostrerebbe un’altra volta che la nostra cultura è europea, e dipende più che dalle contingenze interne variabili dei popoli, dal comune ''clima intellettuale'' in cui vivono quasi involontariamente i creatori, i ''poeti'': anche quelli che, come Serghijéj Esénin, leggono «{{Wl|Q193417|Madame Bovary}}» quando son già celebri e che un viaggio all’estero rovina e sconvolge tanto moralmente quanto fisicamente. Possiamo dire, perciò, che non esista una poesia che sia prodotto tipico della rivoluziono russa: benché sia doveroso notare come le condizioni di vita radicalmente mutate abbian reso più russo lo stile, prima sempre un po’ classicheggiante, e abbian soppresso molte formule e molla retorica, facendo dare la precedenza alle immagini più umili o perciò tanto più giuste e — nella «letteratura» — impeneate. Non poesia bolscevica ma poeti, numerosi, veri, malgrado s’appiccichino etichette di scuole; che lottano contro la difficoltà e la miseria, ma non si arrendono.

Non poesia bolscevica tua poeti, numerosi, veri, malgrado s’appiccichino otichette di scuole; che lottano contro la difficoltà •• Ih miseria, ma non si arrendono.


Come Velcmir Chljèbnikov, che a Chàrkov di giorno faceva il ciabattino, per vivere, o di notte, non avendo petrolio per la lampada, «imparava a scrivere al buio»; ma quando per la prima volta ebbe scritto così un centinaio di versi, venne l’alba, e nelle righo cho s’accavallavano e s’intersocavann nemmeno lui pot>» qiù capir nulla. — -un poema... ecco, peocatò:.. — disse, agli amici Mariengof e Esénin venuti n trovarlo: — via. non è nulla.... imparerò, al buio Leon* Ginzburo.
Come Velcmir Chljèbnikov, che a Chàrkov di giorno faceva il ciabattino, per vivere, o di notte, non avendo petrolio per la lampada, «imparava a scrivere al buio»; ma quando per la prima volta ebbe scritto così un centinaio di versi, venne l’alba, e nelle righo cho s’accavallavano e s’intersocavann nemmeno lui pot>» qiù capir nulla. — -un poema... ecco, peocatò:.. — disse, agli amici Mariengof e Esénin venuti n trovarlo: — via. non è nulla.... imparerò, al buio Leon* Ginzburo.