Pagina:Il Baretti - Anno V, n. 1, Torino, 1924-1928.djvu/1: differenze tra le versioni

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{{Centrato|<big><big><big>MANZONIANISMO</big></big></big>}}
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Consideriamo il manzonianismo corno un prò blema ancor vivo e presente: esso è tuttavia caratteristico della letteratura e della cultura italiana del primo quarto del Novecento come fu proprio della seconda metà dell’Ottocento. Solo che oggi non si usa più prender partito prò o contro il Manzoni, ma si constata e si accetta la presenza dei manzoniani come un dato di fatto: o insieme si accoglie con una specie Ui devota benevolenza la rinnovata diffusione dello spirito manzoniano in Italia, come una giusta rivendicazione di quei principi e di quei valori che vent’anni fa per un verso o por l’altro l’idealismo c il futurismo, l’imperialismo e >1 realismo avevano ricacciato indietro, molto indietro, fino a un ristretto periodo storico che solo poteva essere stato il loro legittimo dominio.
Consideriamo il manzonianismo come un problema ancor vivo e presente: esso è tuttavia caratteristico della letteratura e della cultura italiana del primo quarto del Novecento come fu proprio della seconda metà dell’Ottocento. Solo che oggi non si usa più prender partito pro o contro il {{Wl|Q1064|Manzoni}}, ma si constata e si accetta la presenza dei manzoniani come un dato di fatto: e insieme si accoglie con una specie di devota benevolenza la rinnovata diffusione dello spirito manzoniano in Italia, come una giusta rivendicazione di quei principi e di quei valori che vent’anni fa per un verso o por l’altro l’idealismo e il futurismo, l’imperialismo e il realismo avevano ricacciato indietro, molto indietro, fino a un ristretto periodo storico che solo poteva essere stato il loro legittimo dominio. Per rifarsi, i manzoniani ora si accampano in buone posizioni della critica e dell’arte narrativa; e tutti ci sentiamo volentieri un po’ manzoniani. Svanito il tribunizio impeto di Enotrio, pacatasi la febbre del superuomo, siamo arrivati ad una tranquilla agnizione che ci rende nipoti in primo grado del creatore di Renzo e Lucia.


Quanta parte vi possa avere il nostro stato d’animo non è il caso di dimostrare: e nemmeno come vi possa entrare l’inversione di tendenze tutt’altro che manzoniane. Basta riflettere che si ritorna oggi a Manzoni, ma non si ritorna a {{Wl|Q172599|Leopardi}}.
Per rifarsi, i manzoniani ora si accampano in buone posizioni della critica a dell’arte narrativa -, e tutti ci sentiamo volentieri un po’ manzoniani. Svanito il tribunizio impeto di Enotrio, pacatasi la febbre del superuomo, siamo arrivati ad una tranquilla agnizione che ci r«Slide nipoti in primo grado del creatore di Renzo e Lucia.


Io non sono, dico subito, dei più teneri verso questo indirizzo: né sono manzoniano. L’una e l’altra cosa precisamente in proporzione inversa della mia stima estetica e pratica del Manzoni. Ma poiché di questa stima non credo necessario dare chiarimenti né prove, ritengo opportuno di fare, oggi, qualche osservazione critica su codesto manzonianismo. Sotto un titolo apparentemente così preciso s’intendono e si congiungono in realtà indirizzi, atteggiamenti e sentimenti affatto diversi e disparati; come possono essere l’imitazione dell’umanità manzoniana, la prosecuzione dell suo pensiero, l'assimilazione del suo stile, o infine un rinnovato gusto per le sue stesse preferenze poetiche. Contro tutte queste varie forme di scuola manzoniana io credo sia bene il caso di reagire.
Quanta parte vi possa avere il nostro stato d’animo non è il caso di dimostrare: e nemmeno come vi possa entrare l’inversione di tenden’je tutt’altro che manzoniane. Basta riflettere che sj ritorna oggi a Manzoni, ma non si ritorna a Leopardi.


L'uomo Manzoni fu invero un esempio caratteristico di compenetrazione del pensiero e della vita: ma di tal pensiero e di tal vita, che ammirevoli in lui sopratutto per il grado della sintesi, non suscitano più una schietta ammirazione quando si contemplino trasformati in tipo umano, in carattere storico, o in altra qualsiasi specie di modello astratto. La stessa profondità con cui egli visse il suo cattolicismo secondo il suo temperamento di stretto consequenziario finiva per essere un’alienazione ai doveri di una coscienza profonda qual’era la sua. Si costruì con paziente e convinta elaborazione un mondo così perfetto di sicuro credenze, che era in grado di impicciolire e vanificare per semplice confronto qualsiasi fatto, anche grave, della vita. Per tal modo non patì molto, non si accorò profondamente della tragica e dolorosa sorte della prima e più cara famiglia: morirono presto a quest’uomo, senza pietà per il suo intimo bisogno di affetti domestici, la moglie, le figlio i figli; ma morivano per andare dove tosto egli li avrebbe ritrovati, e per un disegno provvidenziale che la sua miseria umana non poteva comprendere ma che la sua fede affermava, la sua ragione argomentava. Fallirono più volte i tentativi d’indipendenza del suo paese, i suoi amici percorsero le vie dell’esilio o abitarono le dure prigioni di sua maestà d’Absburgo, il suo cuore sofferse a lungo l’obbligo del silenzio e il dolore di insoddisfatte e sincere aspirazioni: egli si sostenne sempre in una chiusa fermezza di cattolico rassegnato ai voleri di Dio e coscientemente convinto della debolezza umana e delle umane miserie. Nessun grave scrupolo lo spinse mai a cercar di fare qualche cosa per vincere il destino, per giustificare la sua vita tranquilla e raccolta: come era proprio di chi si sentiva pieno di grandi, sebbene oscure o tormentose verità. Allo stesso modo, umano o troppo umano che dir si voglia, ebbe sempre cura di molte piccole e piccolissime cose, non credendo che gli fosse necessario disprezzarle por essere grande. Ma, intanto, Manzoni non aveva in tutta la condotta detta sua vita nessuna {{Pt|preoc-|}}
to non sono, diro subito, dei p.u teneri verso questo indirizzo: né sono manzoniano. L’ima e l’altra cosa precisamente in proporzione inversi delia mia stima estetica e pratica del Manzoni Ma poiché di questa stima non credo necessario dare chiarimenti né prove, ritengo opportuno di fare, oggi, qualche osservazione critica su codesto manzonianismo. Sotto un titolo apparentemente così preciso s’intendono e si congiungono in realtà indirizzi, atteggiamenti o sentimenti affatto diversi e disparati; corno possono essere l’imitazione dell’umanità manzoniana, la prosecuzione dell suo pensiero, Tassimi* lagone del suo stile, <> infine un rinnovato gusto per le sue stesso preferenze poetiche. Contro tutte queste varie forme di scuola manzoniana io credo sia bene il caso di reagire.


{{Pt|cupazione|preoccupazione}} di servire di modello agli altri, nessuna aspirazione a farsi pontefice. Poi, prima di trarre da lui regola e norma per noi, bisognerebbe essere sicuri di essere pari a Manzoni. Tutte le vite dei grandi presentano questo pericolo, non avvertito ancora dagli esaltatori di {{Wl|Q41523|Plutarco}}; che per seguire le orme della loro grandezza si ritengano praticamente scusabili i loro difetti, e si tragga dalla considerazione della loro fama imperitura la speciosa illazione che sia lecito peccare come essi peccarono. Perché certamente oggi esser manzoniani in questo senso vuol dire peccare: anche contro Manzoni.
I/uomo Manzoni fu invero un esempio caratteristico di compenetrazione del pensiero e della vita: ma di tal pensiero c di tal vita, che ammirevoli in lui sopratutto per il grado della sintesi, non suscitano più una schietta ammirazione quando si contemplino trasformati in ti|>o umano, in carattere storico, o in altra qualsiasi specie di modello astratto. La stessa profondità con cui egli visse il suo cattolicismo secondo il suo temperamento di stretto consequenziario finiva per essere un’alienazione ai doveri dj una coscienza profonda qual’era la sua. Si costruì con paziente e convinta elaborazione un mondo così perfetto di sicuro credenze, che era in grado di impicciolire e vanificare per semplice confronto qualsiasi fatto, anche grave’ della vita. Per tal modo non pati molto, non si accorò profondamente della tragica e dolorosa sorte della prima e piò cara famiglia:


Manzonianismo, in secondo luogo, come stile Sereno e delicato possesso della parola, accorto dominio dell’espressione e più ancora delle suo pieghe, delle sue pause. Placido svolgimento del discorso, come in riposata conversazione, con rattenuta enfasi, con significanti respiri; le frasi o i tratti più salienti sempre incorniciati in modo da smorzare le tinte troppo vive, da arrotondarne gli angoli, e da sostituire all’effetto che viene dal distacco l’effetto del riverbero, che fa meno chiasso ma resta più durevole o sicrro. Dietro ogni pù semplice elemento espressivo, tutto un lavorio di penosa u sottile ricerca stilistica sedato in una gran calma, in una omerica bonaccia e in fronte, una continua richiesta di collaborazione all’intelligenza del lettore, non per un arduo o oscuro cammino, ma per un csercjzio di finezza che ìnbciu iònie iftiit pacifica cosci*-fT/.u deìlu penetrazione in seno alla vita. Tlitt» i manzoniani d’oggi, dal Linati al Bacchetti, hanno sentito la profonda seduzione di questo regno dulia signorilità letteraria: e non pochi al punto che si sono convertiti senza sforzo a questa moderata e nobile eleganza da ’.ina primitiva condizioni di cultori della pura forma. Ora, bisogna stare in guardia contro il pericolo di questo stile estraniato dal inondo poetico di cui esso propriamente fa parte e con cui si trova consustauziato.
morirono presto a quest’uomo, senza pietà per il suo intimo bisogno di affetti domestici, la moglie, le figlio j figli; ina morivano j>or andare dove tosto egli li avrebbe ritrovati, e per un disegno provvidenziale che la sua miseria umana non poteva comprendere ma che la sua fedo affermava, la sua ragione argomentava.

Fallirono più volte i tentativi d’iudipen.

denza del suo paese, i suoi amici percorsero le vie dell’esilio o abitarono le dure prigioni di sua maestà d’Absburgo, il suo cuore sofferse a lungo l’obbligo del silenzio e il dolore di insoddisfatte e sincere aspirazioni: egli si sostenne sempre in una chiusa fermezza di cattolico rassegnato ai voleri di Dio e coscientemente convinto della debolezza umana e delle untane miserie. Nessun grave scrupolo lo spinse mai a cercar di fare qualche cosa per vincere;| destino, per giustificare 1» sua vita tranquilla e raccolta: come era proprio di chi si sentiva pieno di grandi, sebbene oscure o tormentose verità. Allo stesso modo, umano o troppo uinano che dir si voglia, ebbe sempre cura di molte piccole e piccolissime cose, non credendo che gli fosse necessario disprezzarle por essere grande. Ma, intanto, Manzoni non aveva in tutta la condotta detta sua vita nessuna preoc.

cupaziouo di servirò di modello agli altri, nessuna aspirazione a farsi pontefice. Poi, prima di trarie da lui remota e norma per noi, bisognerebbe essere sicuri di essere pari a Manzoni.

Tutte le vite dei grandi presentano questo pericolo, non avvertito ancora dagli saltatori dt Plutarco; che per seguire le orme della loro grandezza si ritengano praticamente scusabili»

loro difetti, e si tragga dalla considerariono della loro fama imperitura la speciosa illazione che sia lecito peccare come essi peccarono. Perché certamente oggi esser manzoniani in questo senso vuol dire peccare: anche contro Manzoni.

Manzonianismo, in secondo luogo, come stile Sereno e delicato possesso della parola, accorto dominio del l’espressione e più ancora delle suo pieghe, delle sue pause. Placido svolgimento del discorso, come in riposata conversazione, con rattenuta enfasi, con significanti respiri; le frasi o i tratti più salienti sempre incorniciati in modo da smorzare le tinte troppo vive, da arrotondarne gli angoli, e da sostituire all’effetto che viene dal distacco l’effetto del riverbero, che fa meno chiasso ma resta più durevole o sicrro. Dietro ogni pù semplice elemento espressivo, tutto un lavorio di penosa u sottile ricerca stilistica sedato in una gran calma, in una omerica bonaccia e in fronte, una continua richiesta di collaborazione all’intelligenza del lettore, non per un arduo o oscuro cammino, ma per un csercjzio di finezza che ìnbciu iònie iftiit pacifica cosci*-fT/.u deìlu penetrazione in seno alla vita. Tlitt» i manzoniani d’oggi, dal Linati al Bacchetti, hanno sentito la profonda seduzione di questo regno dulia signorilità letteraria: e non pochi al punto che si sono convertiti senza sforzo a questa moderata e nobile eleganza da ’.ina primitiva condizioni di cultori della pura forma. Ora, bisogna stare in guardia contro il pericolo di questo stile estraniato dal inondo poetico di cui esso propriamente fa parte e con cui si trova consustauziato.


Tradotto in tecnica esso rappresenta un pericolo grave di virtuosismo e di ricerca del merav glioso nella semplicità, che certamente non giova alla fortificazione della nostra prosa.
Tradotto in tecnica esso rappresenta un pericolo grave di virtuosismo e di ricerca del merav glioso nella semplicità, che certamente non giova alla fortificazione della nostra prosa.