Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/703: differenze tra le versioni

MauC66 (discussione | contributi)
→‎Pagine SAL 25%: Creata nuova pagina: rie, confetture e tarte di crema, sulle quali vedeansi scritti versi con de’pistacchi. € Levate le mense, i convitati lavaronsi le mani...
 
MauC66 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
rie, confetture e tarte di crema, sulle quali vedeansi scritti versi con de’pistacchi.


{{Pt|rie,|pasticcerie,}} confetture e tarte di crema, sulle quali vedeansi scritti versi con de’pistacchi.
Levate le mense, i convitati lavaronsi le mani (*), ed il giovane chiese loro se potesse giovarli in qualche cosa. Gli ospiti allora confessarono di non esser venuti se non per udire la voce, la cui melodia li aveva incantati. Il giovane, voltosi ad una delie schiave, le disse: — Chiamate la vostra padrona.» Andossene la messaggera, e in breve tornò con una sedia in mano, e seguita da un’altra donna, la cui rara bellezza riempiva di maraviglia, Cavò essa da un astuccio di raso r;sso un liuto adorno di rubini e smeraldi, se l’appoggiò al seno, come se fosse un bambino, e lo accordò accarezzandolo come una madre il figliuolo. Ne trasse poi suoni seducenti, e cantò queste parole:


«Levate le mense, i convitati lavaronsi le mani <ref>(*)Indispensabile è quest’uso in un paese nel quale ciascuno mette le mani nel piatto ed è sconosciuto l’uso delle forchette.</ref>, ed il giovane chiese loro se potesse giovarli in qualche cosa. Gli ospiti allora confessarono di non esser venuti se non per udire la voce, la cui melodia li aveva incantati. Il giovane, voltosi ad una delle schiave, le disse: — Chiamate la vostra padrona.» Andossene la messaggera, e in breve tornò con una sedia in mano, e seguita da un’altra donna, la cui rara bellezza riempiva di maraviglia. Cavò essa da un astuccio di raso rosso un liuto adorno di rubini e smeraldi, se l’appoggiò al seno, come se fosse un bambino, e lo accordò accarezzandolo come una madre il figliuolo. Ne trasse poi suoni seducenti, e cantò queste parole:
«Lungi da un amante il tempo fugge; indarno essa si In«singa che d*bba ricondurle vicino 1* oggetto del suo amore.


{{smaller block|}}
•• S’alza lo zeffiro della notte; vidi apparire la luna e lo s stalle. Quante notti ho passatp cogli orchi Aiti sull* ònde • rabbrunite del Tigri, mentre quel fiume rifletteva il dolce m cbiaror della luna.
< «Lungi da un amante il tempo fugge; indarno essa si lusinga che debba ricondurle vicino 1'oggetto del suo amore.


< < S’alza lo zeffiro della notte; vidi apparire la luna e lo stelle. Quante notti ho passate cogli occhi fitti sull'onde rabbrunite del Tigri, mentre quel fiume rifletteva il dolce chiaror della luna.
««Quante volte non ho io veduto coricarsi la luna, allor • chè la sera spariva sotto la forma d’una scimitarra di por • pura •• «Quando la schiava ebbe finito di cantare, struggevasi in pianto, nè potè frenare i singhiozzi che commossero sino alle lagrime tutti gli astanti, rapiti dalla jsua voce. — È dunque,» chiese Aaron, «un*a-) mante sfortunata divisa dal suo diletto 1 — No,»


««Quante volte non ho io veduto coricarsi la luna, allorchè la sera spariva sotto la forma d’una scimitarra di porpora > >
rispose il giovane, «non geme che sull’assenza della propria famiglia. — Non si piangono così i par renti,» disse Aaron ai compagni. «Quelle lagrime (*) Indispensabile è quest’uso in un paese nel quale eia* scuno mette le mani nel piatto ed è sconosciuto l’uso delle forchetto.
</div>


«Quando la schiava ebbe finito di cantare, struggevasi in pianto, nè potè frenare i singhiozzi che commossero sino alle lagrime tutti gli astanti, rapiti dalla sua voce. — È dunque,» chiese Aaron, «un'amante sfortunata divisa dal suo diletto ? — No,» rispose il giovane, «non geme che sull’assenza della propria famiglia. — Non si piangono così i parenti,» disse Aaron ai compagni. «Quelle lagrime
ifille eri una Rotti, fili i»