Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/370: differenze tra le versioni

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Taranto o molto altre città, e fecero Milone duca di Durazzo;, e il re Guiscardo tornò in Puglia, e Milone ritornò a Taranto con la sua donna Fenisia.
Taranto e molte altre città, e fecero Milone duca di Durazzo, e il re Guiscardo tornò in Puglia, e Milone ritornò a Taranto con la sua donna Fenisia.


Girardo e il Meschino seguirono la guerra contra i Turchi, e questi mandò a dire ad Alessandro che venisse a Durazzo a vederlo, e gli ambasciatori ritornati indietro al lor signore Alessandro, fecero la loro ambasceria, ed egli mostrò grande allegrezza del Meschino, maravigliandosi della gran fatica ch’egli aveva sostenuto per il mondo, e come potesse esser vivo, e ch’ei fosse gentiluomo de’ Reali di Francia, e per la sua persona prese grand’animo contro i Turchi, sperando che il Meschino non lo lascerebbe perire. Girardo e il Meschino fecero giuramento di cacciar i Turchi da tutta la Grecia, e insieme dichiararono di non posare sino a tanto che non li avevano cacciati. Lasciarono in Durazzo il cardinale mandato dal Papa in guardia e governo; poi Girardo e il Meschino andarono a Dulcigno; e il terzo giorno si partirono con l’oste e andarono in Schiavonia, e posero il campo ad Antina, città sopra il mare, e l’ebbero a patti il terzo giorno. Di questa novella fu grande allegrezza in Ragusi, e Napoli, ed a Spalatro e per tutta Schiavonia, perchè i Turchi non avevano più terre sul mare Adriatico. Il Meschino stette ad Antina cinque giorni, poi dirizzò l’oste verso Macedonia: presso al monte Ascano sentirono che i Turchi aveano fatto uno sforzo, ed erano accampati a pie’ di detto monte con trentamila uomini e tre franchi capitani: Calabi da Pabinia, Falachi di Salutia, ed Artibano di una provincia de’ Turchi chiamata Liconia. Questo Artibano di Liconia era tenuto il più valente e il più gagliardo di tutta Liconia. Quando il Meschino sentì questo ebbe gran temenza della sua gente, e dopo stato tre giorni a riposare chiamò Girardo e molti de’ maggiori, in tutti cento, ed in questa forma li confortò dicendo: «O carissimi fratelli, innanzi ch’io vi conoscessi era vostro capitano, e fedelmente con voi combattendo vincemmo Dulcigno e la battaglia contro Napoli, Madar ed i figliuoli; quanto maggiormente dobbiamo essere ferventissimi contro questi Turchi! La prima ragione è, che con più cura ed amore dobbiamo combattere con ogni ingegno e forza per il fraternale amore. La seconda è, che vinti costoro porremo
Girardo e il Meschino seguirono la guerra contra i Turchi, e questi mandò a dire ad Alessandro che venisse a Durazzo a vederlo; e gli ambasciatori ritornati indietro al lor signore Alessandro, fecero la loro ambasceria, ed egli mostrò grande allegrezza del Meschino, maravigliandosi della gran fatica ch’egli aveva sostenuto per il mondo, e come potesse esser vivo, e ch’ei fosse gentiluomo de’ Reali di Francia, e per la sua persona prese grand’animo contro i Turchi, sperando che il Meschino non lo lascerebbe perire. Girardo e il Meschino fecero giuramento di cacciar i Turchi da tutta la Grecia, e insieme dichiararono di non posare sino a tanto che non li avevano cacciati. Lasciarono in Durazzo il cardinale mandato dal Papa in guardia e governo; poi Girardo e il Meschino andarono a Dulcigno; e il terzo giorno si partirono con l’oste e andarono in Schiavonia, e posero il campo ad Antina, città sopra il mare, e l’ebbero a patti il terzo giorno. Di questa novella fu grande allegrezza in Ragusi, e Napoli, ed a Spalatro e per tutta Schiavonia, perchè i Turchi non avevano più terre sul mare Adriatico. Il Meschino stette ad Antina cinque giorni, poi dirizzò l’oste verso Macedonia; presso al monte Ascano sentirono che i Turchi aveano fatto uno sforzo, ed erano accampati a pie’ di detto monte con trentamila uomini e tre franchi capitani: Calabi da Pabinia, Falachi di Salutia, ed Artibano di una provincia de’ Turchi chiamata Liconia. Questo Artibano di Liconia era tenuto il più valente e il più gagliardo di tutta Liconia. Quando il Meschino sentì questo ebbe gran temenza della sua gente, e dopo stato tre giorni a riposare chiamò Girardo e molti de’ maggiori, in tutti cento, ed in questa forma li confortò dicendo: «O carissimi fratelli, innanzi ch’io vi conoscessi era vostro capitano, e fedelmente con voi combattendo vincemmo Dulcigno e la battaglia contro Napoli, Madar ed i figliuoli; quanto maggiormente dobbiamo essere ferventissimi contro questi Turchi! La prima ragione è, che con più cura ed amore dobbiamo combattere con ogni ingegno e forza per il fraternale amore. La seconda è, che vinti costoro porremo