La Commedia: differenze tra le versioni

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(Nessuna differenza)

Versione delle 12:21, 2 mar 2008

(Dalle antiche stampe della Divina Commedia, e fu confrontato alla lezione che ne dette G. Manzi nel volume V del Dante della Minerva, 1822.)

Questo capitolo fece Jacopo figliuolo di {{{2}}} di Firenze, il quale parla sopra tutta la Commedia.

 
O voi che sete del verace lume
Alquanto illuminati nella rasente,
Ch’è sommo frutto dell’alto volume;

Perchè vostra natura sia possente
5Più nel veder l’esser dell’universo,
Guardate all’alta Commedìa presente.

Ella dimostra il simile e ’l diverso
Dell’onesto piacere, e ’l nostro oprare,
E la cagione che ’l fa bianco o perso.

10Ma, perchè più vi debbia dilettare
Della sua intenzion entrar nel senso,
Com’è divisa in sè vi vo’ mostrare.

Tutta la qualità del suo immenso
E vero intendimento si divide
15Prima in tre parti senz’altro dispenso.

La prima, viziosa dir provvide;
Però che prima e più ci prende e guida.
E già Enea con Sibilla il vide.

E questa in nove modi fu partida,
20Sempre di male in peggio, fino al fondo
Dove il maggior peccato si rannida.

Con propria allegoria formata è ’n tondo,
Sempre scendendo e menomando il cerchio,
Come conviensi all’ordine del mondo.

25Sopra di questi nove, per coperchio,
Sanza trattar di lor, fa divisione
Di quei che son nel mondo senza merchio.

Poscia nel primo, sanz’altra cagione
Che d’ordine di fè, mostra dannati
30Quei che hanno l’innocente offensïone:

E quei che son più dal voler portati
De’ lor disii che da ragione umana,
Son nel secondo per lei giudicati:

Nel terzo quella colpa ci dispiana
35Con propri segni, c’ha dal gusto inizio,
Da cui ogni misura sta lontana;

E l’altredue opposizioni in vizio
Nel quarto fa parer per giusto modo,
Che rifiutò il buon roman Fabrizio:

40Nel quinto l’altre due che son nel nodo
Del male incontinenti, ci fa certi
Con accidioso ed iracondo brodo:

E quei che son della malizia aperti
Con lor credenze eretiche e fiammace,
45Nel sesto dona lor simili merti:

Seguendo, la bestial voglia fallace
Nel settimo la pon divisa in trèe:
La prima vïolenza in altrui face,

E la seconda offende pur a sèe,
50La terza pur a Dio porge dispregio;
E Sodoma e Gomorra con esse èe

Nell’ottava conclude il gran collegio
Della semplice frode, che non taglia
Però la carta al fedel previlegio;

55E questo in diece parti cerne e vaglia,
Ruffiani lusinghieri e simonìa,
E chi di far fatture si travaglia,

Barattieri ed ipocrita eresia,
Ladroni e frodolenti consiglieri,
60Commettitor di scismatica via,

Con quei che fanno scandal volentieri,
Falsator d’ogni cosa in fare e ’n dire,
Figurandoli a modi aspri e leggeri:

Nel nono quella froide fa seguire
65Che rompe fede; ed in quattro il diparte:
La prima chiama Caina, tradire;

Quei che la patria tradiscono o parte.
Nel secondo li mette, in Antinora;
E nel terzo chi serve e fa tal arte,

70Chiamando Tolomea cotal dimora;
E la quarta, Giudecca, che riceve
Qualunque trade chi ’l serve ed onora.

Questo è il fondo d’ogni vizio greve,
Da lui chiamato inferno e figurato.
75E qui fo punto per parlar piú breve.


Nella seconda parte fa beato,
Purgando, per salire in fino al sito
Che fu al nostro antico poco a grato.

Ed ha in sette parti ancor sortito
80Cotai salire in forma di un bel monte.
Ma fuor di loro in cinque è dipartito;

Però che cinque cose turba ’l ponte
Over la scala da iure a purgarsi,
Cioè diletto violenza ed onte;

85Onde convien di fuor da’ sette starsi:
Con queste infine al termine lor posto
I negghïenti officïal trovarsi.

Nel primo ci dimostra esser disposto
Prima a purgarsi sotto gravi pesi
90Quel superbir che ’n noi s’accende tosto;

E propriamente nel secondo ha lesi
Gl’invidïosi con giusta vendetta;
Nel terzo gl’iracondi fa palesi;

Nel quarto ristorar fa con gran fretta
95L’amor del bene scemo; ed entro al quinto
Con gran sospiri gli avari saetta:

E l’appetito nostro ha sì distinto
Ciò che dimostra poi nel sesto giro,
Che il vero è quasi da tal forma vinto:

100Nell’infiammato settimo martiro
Ermafroditi Soddoma e Gomorra
Cantar dimostra il loro aspro desiro:

Là su di sopra, perch’altri vi occorra,
Della felicità dimostra i segni
105A cui la sua scrittura non abhorra.

Ma or, per seguitare i suoi contegni,
Dir mi convien dell’opera divina :
E voi assottigliate i vostri ingegni.


La terza parte con alta dottrina
110In nove parte figurata prende,
Simil al ben che da nove declina.

La prima con quella virtù risplende
Che con freddezza d’animo è eccellenza,
Che carità di spirito s’intende:

115E la seconda celestial semenza
Al governo del mondo cura e guarda,
Secondo il senso della sua sentenza:

La terza par che ’n foco d’amor arda:
Nella quarta risplende tanta luce,
120Che sapienza a suo rispetto è tarda:

La quinta con feroce ardire adduce
Tanta virtù e forza corporale,
Che solo il militar prende per duce:

D’ogni grandezza e d’animo reale
125La terza par ch’a suo parere impronti
La mente ’dove sua virtute cale:

E la settima par che si contenti
A castità in sacerdotal manto;
E ciò dimostran ben suoi argomenti:

130D’ogni virtù e d’ogni abito santo
L’ottava e d’ogni ben fa esser madre
Per le virtù che ella ha in sè cotanto:

la nona conchiude come padre
Mobile più che alcun moto celeste,
135E questa inchiude sincera e leggiadre.

Poscia di sopra tutte quante queste
Vede l’essenza del primo fattore,
Che l’universa macchina riveste:

In lei discerne del nostro colore;
140Per dimostrar che sola nostra vista
Sensibil può veder il suo amore.

Però vedete omai quanto s’aquista
Studiando d’alta fantasia profonda,
Della qual Dante fu comico artista:

145Vedete come ’l suo dir si profonda
Nel bene universal per nostro esemplo,
Acciò che ’n noi il mal voler confonda.

Mettete l’affezione a tal contemplo,
Non vi smarrite per lo mal cammino
150Che vi distoglie dallo eterno tempio;

Nel quale ei fu smarrito pellegrino,
Finché dal ciel non gli fu ’dato aita,
La qual gli venne per voler divino,

Nel mezzo del cammin ’di nostra vita.

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