Pagina:Leopardi - Canzoni, Nobili, Bologna 1824.djvu/110: differenze tra le versioni

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{{R|55}}Morremo. Il velo indegno a terra sparto,

Rifuggirà l’ignudo animo a Dite,
Morremo. Il velo indegno a terra sparto,{{R|55}}
E ’l tristo fallo emenderà del cieco
rifuggirá l’ignudo animo a Dite,
Dispensator de’ casi. E tu cui lungo
e il crudo fallo emenderá del cieco</poem>
Amore indarno e lunga fede e vano
<poem>
{{R|60}}D’implacato desio furor mi strinse,
dispensator de’ casi. E tu, cui lungo
Vivi felice, se felice in terra
amore indarno, e lunga fede, e vano
Visse nato mortal. Me non asperse
d’implacato desio furor mi strinse,{{R|60}}
Del soave licor l’avara ampolla
vivi felice, se felice in terra
Di Giove indi che ’l sogno e i lieti inganni
visse nato mortal. Me non asperse
{{R|65}}Perì di fanciullezza. Ogni più caro
del soave licor del doglio avaro
Giorno di nostra età primo s’invola.
Giove, poi che perîr gl’inganni e il sogno
Sottentra il morbo e la vecchiezza, e l’ombra
della mia fanciullezza. Ogni piú lieto{{R|65}}
De la gelida morte. Ecco di tante
giorno di nostra etá primo s’invola.
Sperate palme e dilettosi errori,
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l’ombra
{{R|70}}Il Tartaro m’avanza; e ’l prode ingegno
della gelida morte. Ecco di tante
Han la tenaria Diva
sperate palme e dilettosi errori,
E l’atra notte e la silente riva.
il Tartaro m’avanza; e il prode ingegno{{R|70}}
han la tenaria diva,
e l’atra notte, e la silente riva.
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