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Cecco era abbonato al Libero pensiero; avevano in proposito vivaci discussioni che naturalmente lasciavano ognuno nel proprio punto di vista e amici come prima. Io non dispero di rivederli lungo la valle di Giosafat, l'uno accanto all'altro, nella tribuna dei giusti. La nonna aveva pure un fratello consigliere alla Corte d'Appello di Milano, ma quello io non l 'ho conosciuto; vidi appena il ritratto che gli fece il solito ritrattista della famiglia, Giovanni Moriggia, serio e imponente nei larghi risvolti della pelliccia di martora. Dove sarà andato a finire quel ritratto? Guarda esso forse dalla bottega di un antiquario gl'inconsapevoli pronipoti che passano?
Cecco era abbonato al ''Libero pensiero''; avevano in proposito vivaci discussioni che naturalmente lasciavano ognuno nel proprio punto di vista e amici come prima. Io non dispero di rivederli lungo la valle di Giosafat, l’uno accanto all’altro, nella tribuna dei giusti. La nonna aveva pure un fratello consigliere alla Corte d’Appello di Milano, ma quello io non l ’ho conosciuto; vidi appena il ritratto che gli fece il solito ritrattista della famiglia, Giovanni Moriggia, serio e imponente nei larghi risvolti della pelliccia di martora. Dove sarà andato a finire quel ritratto? Guarda esso forse dalla bottega di un antiquario gl’inconsapevoli pronipoti che passano?
Le due care donne, che in seguito alla perdita della bella casa di Caravaggio si erano ritirate nel piccolo paesello delle prealpi bergamasche, non tardarono a trovarvisi bene e ad invitarmi a passare un mese con loro. Fu un'oasi benedetta. È ben vero che, non essendo io più una bambina, la nonna non poteva prendermi come una volta sui ginocchi, nè io stessa compiere carponi attraverso le sedie del salotto quel viaggio le cui stazioni erano l'Etna o Mongibello e l'arlecchino fermausci cogli occhietti di vetro; l'arlecchino anzi non c'era più. Ma la zia Carolina era sempre

Le due care donne, che in seguito alla perdita della bella casa di {{W|Caravaggio|Caravaggio}} si erano ritirate nel piccolo paesello delle prealpi bergamasche, non tardarono a trovarvisi bene e ad invitarmi a passare un mese con loro. Fu un’oasi benedetta. È ben vero che, non essendo io più una bambina, la nonna non poteva prendermi come una volta sui ginocchi, nè io stessa compiere carponi attraverso le sedie del salotto quel viaggio le cui stazioni erano l’Etna o Mongibello e l’arlecchino fermausci cogli occhietti di vetro; l’arlecchino anzi non c’era più. Ma la zia Carolina era sempre
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