Pagina:Serao - Le amanti.djvu/39: differenze tra le versioni
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rientrò nella sala di aspetto, deserta, si andò a buttare in un cantuccio, stringendo le labbra per non singhiozzare dietro il velo, stringendo nelle mani nervose, convulsamente, il manico di cuoio della borsetta. Perdere il treno, che miseria, che disgrazia ridicola, che tragedia buffa! Le pareva un’avventura cosí sciocca, cosí volgare che non sembrava possibile fosse capitata proprio a lei, nel momento supremo in cui si decideva la crisi del suo amore; era fremente di sdegno e di onta. Tanta forza di volontà, tanto impeto vincitore, tanto magnetismo trionfante di amore, tanta elettricità condensata... |
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ella sentì subentrare una grande angoscia e una grande vergogna: |
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rientrò nella sala di aspetto, deserta, si andò a buttare in un |
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cantuccio, stringendo le labbra per non singhiozzare dietro il velo, |
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stringendo nelle mani nervose, convulsamente, il manico di cuoio della |
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Vediamo, quale era la piccola, meschina causa, la causa stupida per cui tutto l’edifizio era crollato? E cercava, invano, di ricordarsi: se era stata la propria {{Pt|lent-|}} |
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borsetta. Perdere il treno, che miseria, che disgrazia ridicola, che |
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tragedia buffa! Le pareva un’avventura così sciocca, così volgare che |
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non sembrava possibile fosse capitata proprio a lei, nel momento |
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supremo in cui si decideva la crisi del suo amore; era fremente di |
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sdegno e di onta. Tanta forza di volontà, tanto impeto vincitore, |
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tanto magnetismo trionfante di amore, tanta elettricità condensata... |
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e farsi buttare a terra da un orologio che non va, o da un cocchiere |
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Vediamo, quale era la piccola, meschina causa, la causa stupida per |
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cui tutto l’edifizio era crollato? E cercava, invano, di ricordarsi: |
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se era stata la propria lentezza |
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